Grazie signora Facebook a nome di tutte le donne normali senza tacco 12

Grazie signora Facebook a nome di tutte le donne normali senza tacco 12

Rosaria Brancato

Grazie signora Facebook a nome di tutte le donne normali senza tacco 12

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sabato 08 Marzo 2014 - 09:16

L'unico modo per celebrare la giornata della donna è farlo ogni giorno con la propria vita e le proprie scelte ed azioni. Senza delegare, senza abbassare la guardia, senza fingere che sia già stato tutto raggiunto. La strada è ancora lunga ed in salita. Ma lo è sopratutto per le donne normali, che sono l'esatto opposto dell'immagine stereotipata che ci viene propinata quotidianamente.

Da 25 anni, ogni anno, mi tocca scrivere l’articolo per l’8 marzo. Ne ho scritti talmente tanti che non ricordo neanche più quanti temi ho toccato. Personalmente ritengo che la strada sia ancora lunga e che tematiche quali la violenza sulle donne, le pari opportunità, debbano essere affrontate ogni giorno ed ogni volta che se ne presenta l’urgenza. Quindi non nascondo che la Festa della donna non mi appassiona. Fatta questa premessa mi sto convincendo che non solo c’è ancora tantissimo da fare ma in alcuni casi stiamo tornando pericolosamente indietro. Le nuovissime generazioni, a mio giudizio, hanno perso la memoria storica, quella memoria del Dna, delle battaglie e delle conquiste delle loro madri e delle loro nonne e bisnonne. Da un lato ritengono alcune conquiste come dati acquisiti, come certezze e questo è un fatto pericolosissimo, perché quando si abbassa la guardia è il momento in cui si diventa più fragili. Dall’altro, non avendo sofferto sulla loro pelle nulla, hanno dimenticato la fatica della salita, i sassi che hanno lasciato le ferite, i vicoli senza uscita nei quali ti imbatti quando cerchi la tua strada. Convinte di essere da sempre nate sulla cima della montagna considerano il corpo come merce di scambio e come corpo non intendo soltanto quello fatto di carne e di ossa, ma quella personalissima individualità che da di ognuna di noi una stella unica nel firmamento e nell’eternità. Mi fa paura il mancato valore che viene attribuito al corpo della donna da parte della donna stessa e questo non vale solo per l’immagine esterna ma anche, purtroppo, per il modo di farsi avanti nella vita, professionalmente e nelle relazioni umane. Le battaglie delle nostre nonne sono state indebolite dal fatto che oggi, troppo spesso, i meccanismi di selezione vengono lasciati in mano ad un mondo maschile che ne decide i criteri, i tempi, i metodi. Accade in qualunque settore si operi e questo vale ancor più per la nostra terra siciliana dove il tempo arriva un po’ più in ritardo. Non possiamo lasciare agli uomini la capacità di decidere quali siano i metodi di selezione e pari opportunità perché utilizzeranno i loro criteri e lasciandoli fare noi donne ci limitiamo ad usare un metodo “maschile”.

Ancora oggi le donne non sono nei ruoli che contano, non fanno le stesse carriere di un uomo con la stessa competenza, merito e valore. Hanno stipendi più bassi e sono le prime ad uscire dalla porta quando gli spazi si restringono. Per quanto riguarda la politica, da Udine a Caltanissetta, non sono le migliori ad emergere. E’ vero, anche gli uomini che emergono lasciano il tempo che trovano e c’è da mettersi le mani ai capelli, ma poiché il numero di donne in politica, nelle amministrazioni, nelle stanze dei bottoni, è visibilmente più basso, l’auspicio sarebbe che almeno ci andassero le migliori. Invece così non è, perché, appunto, abbiamo lasciato in mano agli uomini il meccanismo di selezione. So di essere impopolare ma non mi appassionano né le quote rosa né la doppia preferenza di genere perché, troppo spesso, vengono utilizzate dagli uomini per raddoppiare il proprio potere, colmando quelle caselle non in base al merito o alla passione, ma a criteri che vanno dal familismo al clientelismo, per non dire peggio. Le uniche che ce la fanno da sole, ci riescono perché hanno imparato a sopravvivere nella giungla ed a vivere con una tuta mimetica e doti da kamikaze. E non mi si dica, ancora oggi, che le donne non vogliono fare politica o amministrare. Il governo Renzi sta annaspando per la riforma elettorale su una serie di emendamenti che riguardano la parità di genere e che Forza Italia non vuole (ma anche il Pd non scherza). Una proposta a mio giudizio intelligente è quella che chiede il 50% dei capilista donne. E’ una grande idea, però poi mi chiedo, ma i partiti chi metteranno, la fedelissima di turno, la figlia del capo o peggio? E’ la mentalità che deve cambiare, non bastano le buone leggi se vengono applicate malissimo.

Oggi voglio fare un ringraziamento alla signora Facebook, Sheryl Sandberg, direttrice operativa, che ha lanciato una campagna immagine sulle “Donne vere”, quelle normali, lontane dagli stereotipi degli anni ’80. Sta creando un archivio di immagini per Facebook con donne che lavorano, mamme impegnate, lontane anni luce da quelle che ci propinano ogni giorno. A me piacciono le sventole, le invidio pure, però quando vedo le pubblicità con le finte manager che vanno in ufficio con tacco 12, tailleur strizzato, top mozzafiato, calze autoreggenti e fare ammiccante mi viene un dubbio: noi non siamo così. Negli spot anche quando c’è la famiglia che fa colazione la mamma è una stanga vestita elegantissima alle 7 del mattino pronta ad andare ad un lavoro da favola strapagato senza che gli si sfili un collant neanche per sbaglio quando è sulla porta di casa. Ma le donne normali che lavorano non sono così. Se io spuntassi in cucina con i capelli fonati, truccatissima, un tailleur firmato e il tacco 12 alle 7 del mattino, mio figlio e mio marito chiamerebbero il 118. Le donne normali la mattina hanno il pigiama e la vestaglia e i capelli inguardabili. Le donne normali non sono a capo di una multinazionale, ma se gli va bene sono le vice capufficio in un luogo dove non vanno con l’ultimo capo di Armani ma con quello che hanno trovato nell’armadio mentre si lavavano i denti, facevano il caffè, sistemavano la borsa e gridavano al marito di non lasciare i calzini sporchi sul tavolo della cucina. Le donne normali, a Messina, non dirigono aziende, non hanno un esercito di schiavi al servizio, il rossetto se lo mettono in ascensore o in auto al semaforo e se si mettono il tacco 12 schiattano dopo venti metri considerato lo stato delle strade e perchè camminano e stanno in piedi tutto il giorno. Le donne che lavorano non hanno l’autoreggente nella borsa ma il tablet, non hanno come missione di vita risvegliare sogni erotici nell’interlocutore ma lavorarci insieme. Adoro il tacco 12, ma tutte le scarpe che ho preso con quei centimetri, fanno la muffa nell’armadio. Io sono una donna normale e le donne normali non hanno bisogno di apparire wonder woman per essere le prime o le migliori o il capo ufficio. Quindi grazie signora Facebook, a nome di tutte le donne normali.

Personalmente io celebro l’8 marzo con la mia vita quotidiana da quando ho capito che cosa significa essere donna, con le mie piccole battaglie, quotidiane e non, con i miei gesti, con i miei pensieri, con il mio lavoro. Lo celebro insegnando a mio figlio i valori in cui credo, portando i miei valori nel mio campo di lavoro e tra gli amici o in famiglia. Ho fallito e sbagliato migliaia di volte e mi capiterà ancora. Ma poi mi rialzo. Mi spaventa il cammino del gambero. Io non credo, come alcuni dicono, che la parità sarà raggiunta quando nei posti chiave ci sarà lo stesso numero di donne incapaci rispetto agli attuali uomini incapaci che ci sono. La corsa, da tutta la vita, ho imparato a farla su me stessa e mai sugli altri. Indipendentemente dal sesso. E ho la netta sensazione che insieme alle mie nipotine avremo ancora tanta strada da fare.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. Carissima Rosaria BRANCATO, non abbiamo MAI festeggiato, dico MAI, l’8 marzo, la cosiddetta FESTA DELLA DONNA, mia moglie si è sempre rifiutata di partecipare e foraggiare il consumismo ideologico intorno a questa festa. Abbiamo vissuto la vita di coppia avendo chiarissimo il RISARCIMENTO millenario cui hanno diritto le donne, finanche cancellate da una letteratura storica tutta al maschile, ma dove sarebbero andati gli uomini senza le donne, da nessuna parte. Il nostro ANNO MARZO lo abbiamo riversato nell’educazione dei nostri figli, di genere diverso, ma cresciuti alla pari, un obiettivo ancora da raggiungere in Italia. Abbiamo iniziato a risarcire da tempo, anche in POLITICA, il nostro motto è VOTATE LE DONNE E I GIOVANI, e lo sarà anche alle prossime elezioni europee, messinesi VOTATE LE DONNE E I GIOVANI. W W W le DONNE.

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