Luisa Sello e Bruno Canino: le virtù del classico

Luisa Sello e Bruno Canino: le virtù del classico

giovanni francio

Luisa Sello e Bruno Canino: le virtù del classico

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martedì 08 Novembre 2016 - 06:50

Un graditissimo ritorno al Palacultura in un evento inserito nella stagione concertistica dell'Accademia Filarmonica con l'Associazione Bellini

È sempre un piacere ritrovare Bruno Canino, questa vecchia conoscenza, eccellente pianista che periodicamente torna a esibirsi nei nostri palcoscenici messinesi. Con il suo garbo e la sua modestia da vero gentleman, mai sopra le righe, anche questa volta l’ultraottantenne musicista ha confermato le sue straordinarie qualità artistiche, il suo pianismo diretta espressione della famosa scuola napoletana, rilassato, cristallino e nitido, per nulla scalfito dall’età avanzata. Il grande artista si è esibito sabato presso il Palacultura insieme alla flautista Luisa Sello, straordinaria virtuosa dello strumento, per la stagione concertistica dell’Accademia Filarmonica, in unione con l’Associazione V. Bellini.

Il repertorio della musica da camera è abbastanza avaro per questo singolare abbinamento di strumenti (piano e flauto), ed infatti alcune delle composizioni ascoltate sono in realtà arrangiamenti di composizioni originariamente scritte per altri strumenti. Della Sonata in fa maggiore k 376 di Wolfgang Amadeus Mozart per violino e piano, primo brano in programma, è stata eseguita la versione per flauto, in virtù di un manoscritto rinvenuto nella Swedish Royal Academy di Stoccolma. Non si conosce se il manoscritto sia opera di Mozart o quanto meno dallo stesso autorizzata, tuttavia una trascrizione per flauto di una sonata per violino e piano da parte del compositore austriaco ci sembra assai improbabile, in quanto Mozart componeva (forse più di qualsiasi altro compositore nella storia) in funzione del timbro di ogni strumento, per cui la trascrizione di un genere – la sonata per violino e piano – nel quale Mozart fu un vero rivoluzionario, per uno strumento dal timbro completamente differente dal violino non sembra plausibile. Inoltre è noto che Mozart non amava affatto il flauto (pare che lui stesso ammise di sentirsi “anchilosato” quando era costretto a scrivere per tale strumento), e le uniche composizioni per flauto nel catalogo mozartiano le scrisse su commissione, soprattutto da parte del ricco flautista dilettante olandese De Jean, e non sono certo annoverabili fra i suoi capolavori. Pertanto della sonata abbiamo apprezzato soprattutto la partitura per piano, nella perfetta ed elegante esecuzione di Canino. Neanche Beethoven amava il flauto – strumento messo abbastanza in disparte dai musicisti post barocchi, e tornato in auge alla fine dell’ottocento grazie ai francesi, in particolare Debussy – e anche le due arie scozzesi tratte da Temi variati op. 105 per flauto e pianoforte, eseguite dopo la sonata di Mozart, sono frutto di commissioni di editori inglesi. I brani sono di rara esecuzione, a causa probabilmente del loro carattere poco virtuoso ed impegnativo, tuttavia risultano gradevoli all’ascolto, delle orecchiabili canzoni popolari, nelle quali la voce è sostituita dal flauto. La prima parte del concerto si è conclusa con l’esecuzione della Fantasia brillante sulla Carmen per flauto e pianoforte. Si tratta di un vero e proprio riepilogo dei temi più importanti dell’opera di George Bizet, arrangiati per flauto e piano dal flautista e compositore francese Francois Borne. Uno dei numerosi brani che hanno tratto ispirazione dalla celebre opera, gradevole, che ha permesso al flauto solista, la splendida Luisa Sello, di sfoggiare tutta la sua abilità virtuosistica allo strumento, mentre la parte pianistica si è limitata ad un semplice accompagnamento.

La seconda parte del concerto è stata dedicata all’interpretazione della celeberrima Sonata in la maggiore per violino e pianoforte di Cesar Franck, nell’elaborazione per flauto di Jean-Pierre Rampal, famoso flautista francese dei nostri tempi. Tutto è stato scritto su questa sonata, uno dei capisaldi della musica da camera per violino e pianoforte, trascritta anche per violoncello da Jules Delsarte (versione alla quale avremo occasione di assistere nel corso di questa stagione musicale); la versione per flauto convince poco, troppo diversi i due strumenti, troppo ardita (e difficile) la partitura per violino per avere la stessa resa in fluidità da parte di uno strumento a fiato. Splendida la partitura riservata al piano, e ancora una volta Canino si è mostrato impeccabile, dando luogo ad un’esecuzione che si è distinta particolarmente per la nitida precisione del fraseggio. Applauditissimi, i due artisti hanno concesso due bis: un arrangiamento dalla celebre aria dall’Orfeo ed Euridice di Gluck, un canto profondo e intenso, forse il momento più toccante del concerto, e un pot- pourri di celebri colonne sonore (Nuovo Cinema Paradiso, Mission), che con leggerezza ha concluso la piacevolissima serata.

Giovanni Franciò

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