Alexei Melnikov, rapsodie e virtuosismi

Alexei Melnikov, rapsodie e virtuosismi

giovanni francio

Alexei Melnikov, rapsodie e virtuosismi

Tag:

martedì 30 Gennaio 2018 - 08:15

Dal romanticismo tedesco al primo Novecento russo, esecuzioni entusiasmanti per il giovane talento russo

Superba e convincente prova di Alexei Melnikov, esibitosi al Palacultura per la stagione musicale delle Associazioni musicali riunite Accademia Filarmonica, V. Bellini. Interessante innanzitutto il programma proposto dal giovane pianista russo, la prima parte del concerto dedicata alla musica romantica di Brahms e Schumann, la seconda parte alla musica russa di Rachmaninov e Prokofiev. Le “Due Rapsodie op. 79” di Brahms, che hanno aperto il concerto, furono scritte nel 1879, all’età di 46 anni. Sono pertanto due capolavori della maturità di Brahms, eppure ripropongono quella irruenza e passionalità propria dei lavori giovanili, ma con ben altro fascino e ispirazione, tanto da far affermare al musicologo Hans Gal che in questi brani “Brahms tocca il vertice della propria arte”.

Impetuosa la prima rapsodia, ma con un momento centrale di oasi di dolcezza, la seconda è forse ancora più interessante con ben quattro temi principali, il quarto dei quali, a carattere misterioso, davvero indimenticabile. L’interpretazione di Melnikov è stata particolarmente felice per quanto riguarda la prima rapsodia, ove ha accentuato la differenza fra i due stati d’animo diversi che si alternano nel brano, l’impetuosità drammatica e la soave liricità, mentre forse è sembrata un po’ affrettata l’esecuzione della seconda. Schumann compose “Kreisleriana”, il brano eseguito da Melnikov, senz’altro uno dei suoi più importanti brani pianistici, ispirandosi all’omonimo racconto di E.T.A. Hoffmann, che ha per protagonista il maestro di cappella Kreisler, musicista geniale ma troppo sensibile, impazzito per amore, che ha bisogno dell’alcol o altre sostanze eccitanti per comporre. Il musicista romantico per eccellenza si identifica idealmente nel personaggio letterario in questa sorta di suite, composta da otto fantasie, nella quale ritroviamo gli aspetti ora appassionati impetuosi, talora tragici, ora dolci, sognanti e malinconici, che improntano tutta l’opera di Schumann. L’interpretazione di Melnikov è stata molto personale, anche qui tesa ad accentuare i contrasti fra i momenti lirici e riflessivi e quelli drammatici, eseguiti esibendo una tecnica pianistica fuori dal comune, a volte entusiasmante. Tuttavia, come spesso accade quando si assiste a concerti di pianisti russi, Melnikov ha dato il meglio di sé nella seconda parte, dedicata a due compositori della sua terra. Rachmaninov, a differenza dei suoi coetanei russi Stravinsky e Prokofiev, non seguiì le strade moderniste delle dissonanze e dei ritmi forsennati, ma si mantenne nell’ambito del filone tardo romantico, epigono quindi di Caikovskij, ma ancor prima di Chopin. La Sonata op. 36, eseguita in apertura della seconda parte del concerto, è la seconda e più riuscita delle sonate di Rachmaninov. In essa non si riscontrano progressi stilistici nell’ambito delle sonate pianistiche, pertanto il brano non riveste particolare importanza storico/musicale, tanto da meritarsi la definizione da parte di Rattalino, di “Sonata-Studio”, per la presenza di elementi virtuosistici un po’ fine a se stessi. Al contrario i Preludi op. 23 n. 4 e op. 32 n. 10, eseguiti in successione, appartengono alle raccolte di brani pianistici più riuscite del compositore russo, nelle quali troviamo presenti, oltre gli aspetti virtuosistici, soprattutto quelli più lirici propri del pianismo tardo romantico di questo autore, in ragione dei quali è ancora così amato dal pubblico. Il preludio op. 23 n. 4 presenta un carattere sognante, e ha l’andamento di un notturno. Il Preludio op. 32 n. 10 – eseguito dal pianista prima del Preludio op. 23, n. 4, a differenza di quanto riportato nel programma di sala – era il preferito di Rachmaninov, e nacque dall’impressione suscitata dal dipinto “Il Ritorno” di Bocklin, un pittore particolarmente caro al compositore russo, autore anche de “L’isola dei morti” per orchestra, ispirata anch’essa dall’omonimo quadro di Bocklin. Il pianista amico di Rachmaninov Moiseiwitsch affermò che questo preludio esprimeva la lontananza del musicista dalla sua Russia, e trovò conferma di tale affermazione dallo stesso Rachmaninov. Si tratta indubbiamente di uno dei più felici brani del compositore russo, dal carattere mesto e rassegnato, ma con una parte centrale impetuosa e drammatica.

È singolare, e denota grande maturità artistica, nonostante la giovane età, che un pianista in possesso di una tale tecnica pianistica, abbia scelto due preludi fra i meno virtuosistici composti da Rachmaninov. La sua straordinaria abilità tecnica è stata esibita invece nell’esecuzione dei quattro brani che hanno chiuso il concerto, i “Quattro Studi op. 2” di Sergei Prokofiev. Questi brevi pezzi giovanili fanno parte della produzione musicale del primo periodo del compositore russo, ispirata dalla “civiltà della macchina”. Sono brani impetuosi, violenti, caratterizzati dall’uso martellante e percussivo del pianoforte, da accordi generanti aspre dissonanze, di eccezionale difficoltà tecnica, in particolare il primo, anche se non mancano momenti di pura liricità. L’esecuzione del giovane pianista è stata impeccabile, trascinante, di grande sicurezza e precisione, e, ovviamente, applauditissima. Un bis raffinato, una delicata sonata di Scarlatti, a carattere pensoso e meditativo, ha chiuso la splendida serata.

Giovanni Franciò

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007