Al Palacultura il ciclo “Schubert 1818-1828: il decennio decisivo”

Al Palacultura il ciclo “Schubert 1818-1828: il decennio decisivo”

giovanni francio

Al Palacultura il ciclo “Schubert 1818-1828: il decennio decisivo”

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martedì 20 Febbraio 2018 - 08:02

Lo Schubert migliore degli ultimi anni di scena per la stagione concertistica dell'Associazione Bellini. Sul palco il Quartetto di Cremona con la pianista Gloria Campaner

Il prossimo sabato, alle 18, è in programmazione al Palacultura quello che può essere considerato il concerto di maggior rilievo presentato dalla Associazione musicale V. Bellini nella stagione musicale in corso, il concerto “di punta”, sia per la qualità degli interpreti – il Quartetto di Cremona, uno dei migliori se non forse il miglior quartetto italiano attualmente in attività, e Gloria Campaner, pianista di indiscusso valore – sia per l’eccezionale valore musicale del programma proposto – due straordinari capolavori della musica da camera di Schubert, il Quartetto n. 14 in Re min. D. 810 “La morte e la fanciulla” e il Quintetto in La magg. D. 667 “La trota”, tra l’altro probabilmente i brani cameristici più conosciuti del compositore austriaco.

Il concerto reca come titolo: Ciclo “Schubert 1818-1828: il decennio decisivo”. Ne ho chiesto il significato al prof. Giuseppe Ramires, presidente dell’Associazione, ed in particolare gli ho domandato perché definire “decisivo” l’ultimo decennio di vita di Schubert, ed inoltre se la parola “Ciclo” prelude ad altri capolavori di Schubert dell’ultimo decennio ai quali potremmo avere la fortuna di assistere. Ecco la sua esaustiva risposta: “Il 1818 inaugura il decennio cruciale dell'esistenza e dell'arte di Franz Schubert. Sino al 1818, infatti, nessuna opera del grande compositore austriaco fu eseguita o pubblicata. Dal 1818 al 1828, anno della sua morte, a meno di 32 anni, Schubert scrisse e pubblicò una quantità incredibile di opere, toccando tutti i generi e lasciando un segno profondo, originale, inconfondibile, nella storia della musica. La Bellini pertanto, propone un progetto-guida che nel triennio vedrà come protagonista la musica di Franz Schubert. Il progetto s'intitola “Schubert 1818-1828: il decennio decisivo” e consiste in una serie di importanti concerti dedicati alla musica di Schubert, il primo dei quali è proprio quello che sabato 24 febbraio vedrà protagonisti il Quartetto di Cremona e la pianista Gloria Campaner, una formazione cameristica italiana e una solista che rappresentano quanto di meglio la musica italiana può oggi proporre nel panorama nazionale e internazionale. Nel corso del triennio verranno proposti altri concerti di questo ciclo dedicato a Schubert, con musiche da camera e del repertorio pianistico. L'obiettivo è anche quello di “tirare” una lunga volata verso l'anno del bicentenario della sua morte, il 2028, e contribuire così ad un approfondimento culturale sulla musica di Schubert, anticipandone la celebrazione che, come sappiamo, è assai prossima a quella di un altro bicentenario, quello della morte di Beethoven (1827-2027), che rischia di oscurare qualsiasi altra celebrazione”. Il Quartetto di Cremona è stato fondato nel 2000 ed ha all’attivo, tra l’altro, l’incisione dell’integrale dei Quartetti di Beethoven, per la casa discografica tedesca Audite, per la quale i musicisti hanno ottenuto diversi importanti riconoscimenti, come cinque stelle dal BBC Music Magazine per il primo volume e il Supersonic Award della rivista tedesca Pizzicato per il settimo volume. Titolare della Cattedra del “Corso di Alto Perfezionamento per Quartetto d’archi”, il Quartetto di Cremona è spesso ospite dei più prestigiosi palcoscenici internazionali – da ultimo la Concertgebouw di Amsterdam – ed è considerato l’erede del mitico “Quartetto Italiano”. I musicisti che lo compongono – Cristiano Gualco e Paolo Andreoli violini, Simone Gramaglia viola e Giovanni Scaglione violoncello – suonano dei meravigliosi strumenti d’epoca (700’) di manifattura italiana. Gloria Campaner non ha bisogno di presentazione, essendo una presenza abituale nelle sale da concerto della città. Si ricorderà soltanto che è vincitrice di molte competizioni internazionali, è stata insignita del Premio europeo per la cultura dalla Fondazione culturale "Pro Europa" (Friburgo – 2011), e collabora con illustri musicisti quali, solo per fare qualche esempio, Perticaroli, Zilberstein, Bashkirov, Petrushansky. Specializzata in musica da camera, nel 2013 ha realizzato una collaborazione di musica da camera con la Royal Concertgebouw Orchestra. Sempre nel 2013 ha inciso il suo primo CD con la prestigiosa casa discografica EMI, con musiche di Schumann e Rachmaninov. Il celeberrimo quartetto “La morte e la fanciulla”, primo brano in programma, costituisce il quattordicesimo quartetto scritto da Schubert, e deve il suo nome al Lied omonimo “Der Tod und das Madchen” D 531, il cui materiale tematico impernia tutti i quattro movimenti del capolavoro, in particolare il secondo, cinque variazioni basate sul tema del celebre lied. L’impronta del quartetto è estremamente tragica in tutti i movimenti, Schubert fa i conti con il sentimento estremo della morte e la sua musica raggiunge vette insuperate nella storia della musica per questo organico, degna di stare accanto anche agli ultimi quartetti di Beethoven, quasi coevi. Già l’apertura del primo movimento ”Allegro”, cinque note in fortissimo all’unisono nella tonalità minore del brano, un attacco angoscioso ed indimenticabile, ci introduce in un vortice di ritmi concitati e inquieti. Il secondo movimento “Andante con moto” consiste in cinque variazioni sul famoso tema del lied, tema che ha quasi l’andamento di una marcia funebre. Le variazioni, tutte in tonalità minore tranne la quarta, raggiungono momenti di tale intensità e commozione da rappresentare forse il più alto esempio di variazioni nella musica di Schubert. Dopo lo “Scherzo”, breve ma intenso, anch’esso dal tono drammatico, l’ultimo movimento “Presto”, è stato definito da alcuni una tarantella tragica, un sorta di danza macabra, che ci trascina nell’abisso. Anche il Quintetto in La magg. D. 667 deve il suo nome “La trota” all’omonimo lied “Die Forellen”, composto un anno prima (1818), che costituisce il tema delle splendide variazioni del quarto movimento, il “cuore” di questo capolavoro.

L’atmosfera del quintetto è completamente differente da quella angosciosa de “La morte e la fanciulla”. Qui tutto è sereno e disteso, familiare, rispecchia quel sentimento di quotidianità “Biedermeier” viennese dell’epoca, quel piacere di fare musica insieme, e a questo proposito “La Trota” più di ogni altro brano ci evoca le “Schubertiadi”, gli incontri fra amici musicisti per suonare insieme nel salotto di casa. Ma anche in questo capolavoro spensierato, questa sorta di divertimento di altissimo livello artistico, è presente un momento drammatico, la tragica variazione in minore del quarto movimento, con un momento di ripiegamento in se stesso, tipicamente schubertiano, che non riesce però a turbare l’atmosfera lieta e familiare del quintetto, forse il capolavoro più spensierato e improntato al buon umore del musicista austriaco. È ovviamente un concerto imperdibile per gli amanti della musica e di Schubert in particolare.

Giovanni Franciò

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