Ex Province, Csa: "E' l’ultimo regalo di una classe politica di sprovveduti"

Ex Province, Csa: “E’ l’ultimo regalo di una classe politica di sprovveduti”

Ex Province, Csa: “E’ l’ultimo regalo di una classe politica di sprovveduti”

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sabato 14 Ottobre 2017 - 08:57

Per il sindacati pochi dubbi su quello che sarebbe accaduto e che si è puntualmente verificato con l’impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri della legge votata dall’Ars lo scorso 11 agosto e che ripristinava l’elezione diretta dei vertici di Città Metropolitane e Liberi Consorzi

«L’impugnativa della legge per l’elezione diretta nelle Città Metropolitane era ampiamente prevedibile, bastava solo che si conoscesse appena la materia e il Csa aveva anticipato come sarebbe andare a finire». Per il segretario regionale Giuseppe Badagliacca e il responsabile dell’ex dipartimento Province Santino Paladino pochi dubbi su quello che sarebbe accaduto e che si è puntualmente verificato con l’impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri della legge votata dall’Ars lo scorso 11 agosto e che ripristinava l’elezione diretta dei vertici di Città Metropolitane e Liberi Consorzi. Adesso si dovrà esprimere la Corte Costituzionale, ma intanto è caos.

«Lo consideriamo l’ultimo regalo di una classe politica di sprovveduti e pasticcioni che, anziché perseguire un assetto degli enti che potesse garantire l’avvio di una discussione seria sul loro futuro, ha preferito votare in due ore un provvedimento che era in discussione da mesi e che avrebbe meritato protagonisti di più elevato livello di preparazione e maturità politica».

Per il Csa appare a questo punto sempre più urgente che il nuovo Governo metta mano all’intricata vicenda procedendo sull’unica strada possibile: abrogare la legge approvata ad agosto e progettare una riforma seria che guardi più alle funzioni ed alle competenze; garantire nell’immediato il finanziamento degli enti 
escludendo ogni forma di mobilità del personale e 
assicurando i servizi alla collettività; insediare gli organi previsti demandando alle modifiche 
statutarie la possibilità di modifica del sistema elettorale, così come peraltro previsto dalla legge nazionale.

«Parlare in questo momento di “attentato all’autonomia statutaria” ci sembra fuorviante e fuori luogo: si pensi piuttosto a far partire dalla Sicilia un processo di riqualificazione degli enti di area vasta ai quali, dopo la pesante bocciatura della riforma costituzionale, deve essere garantita quell’autonomia amministrativa e finanziaria prevista dalla Carta Costituzionale e che un disegno folle, nato purtroppo proprio in Sicilia, ha cercato di mettere in discussione».

Il Csa sostiene che la norma approvata dall’Ars sull’elezione degli organi nei Liberi Consorzi e nelle Città Metropolitane è destinata a sciogliersi come neve al sole e sarà certamente impugnata dal Consiglio dei Ministri a nostro avviso anche prima delle elezioni regionali di novembre. E tutto questo sarà servito solo a provocare ulteriori ritardi e confusione.

«Mentre da un lato non si riescono a trovare risorse per far funzionare gli enti e garantire livelli occupazionali e retribuzioni, dall’altro i politicanti nostrani pensano di gravare sugli stessi con altre spese per gli organi politici».

Ma c’è un aspetto che in molti non conoscono e che rischia di tirare un brutto scherzo alle finanze siciliane: «Una delle condizioni che mantiene in vita il famigerato accordo con cui Crocetta aveva svenduto i ricorsi tributari dell’isola per pochi spiccioli, destinati poi ad operazioni di piccolo cabotaggio e di cui le province non hanno avuto alcun beneficio, è il completo recepimento della “Legge Delrio” con particolare riferimento ai costi della politica. Un’ulteriore dimostrazione dell’insipienza e della approssimazione di una classe politica che evidenzia ancora una volta la propria distanza dagli interessi della gente e dei lavoratori».

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