“A Bigger Splash”, delude il remake firmato Luca Guadagnino

“A Bigger Splash”, delude il remake firmato Luca Guadagnino

Tosi Siragusa

“A Bigger Splash”, delude il remake firmato Luca Guadagnino

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martedì 01 Dicembre 2015 - 10:39

Sulla rotta della decima musa: un tuffo nella patinata banalità di contemporanee esistenze nel nuovo lungometraggio del regista palermitano ispirato al film "La piscina" di Jacques Deray. Impressioni a cura di Tosi Siragusa

L’intitolazione di questo lungometraggio è derivata dal dipinto omonimo, che riproduce un tuffo in piscina, di David Hockney e Luca Guadagnino, filmaker palermitano, ha impiegato un cast stellare per un prodotto cinematografico, presentato al Festival del cinema di Venezia, che appare deludente. Il film è liberamente ispirato a “La piscina”, di ben altra qualità registica, del 1969, diretto da Jaques Deray, con Romy Schneider, Alain Delon, Jane Birkin e Maurice Ronet.

Tilda Swinton, storica musa di Guadagnino, è la rock star britannica Marianne Lane, in felice isolamento (a seguito di un intervento alle corde vocali che, unitamente all’intenzionale volontà di non comunicare, l’ha resa quasi afasica) presso una villa con piscina a Pantelleria, in compagnia del giovane e problematico compagno, il direttore della fotografia Paul, reso da un cupo Matthias Schoenaerts, già definito il Marlon Brando belga e “animale da palcoscenico” per la sua recitazione molto fisica. L’arrivo improvviso del produttore cinematografico Harry, vecchio partner di Marianne e già amico di Paul, impersonato da un Ralph Fiennes ipervitale, logorroico e sempre sopra le righe (per esigenze di copione) e della splendida e biondissima lolita Penelope, presentata come sua figlia, (una sempre più convincente Dakota Johnson) scompagina l’apparente tranquillità, e quelle rumorose presenze restano monadi (in realtà la bella Penelope è ambiguamente e assordantemente silenziosa). Il lungometraggio di genere drammatico appare scisso in due sezioni, ove la prima, forse solo un po’ noiosa, e però allusiva, densa di provocazione erotica, mentre la seconda è debole e quasi involontariamente comica, volendo apparire, senza riuscirvi, quale thriller. Corrado Guzzanti interpreta un macchiettistico commissario isolano, chiamato a indagare, ma distratto da un divismo ossessivo. L’indagine psicologica è carente, risultando i personaggi mal delineati, le relazioni umane solo accennate e le gelosie che scatenano l’epilogo tragico improvvise, non intravedendosene una corretta gestazione. Certo è che quella convivenza a quattro, vivacizzata (si fa per dire) dall’intromissione di altri insulsi ospiti, fa nascere conflitti e gelosie e presunti o reali tradimenti incrociati. La scenografia e le musiche, convincenti, così come la fotografia, non possono valere a risollevare un’opera cinematografica mediocre soprattutto quanto alla sceneggiatura, ben al di sotto rispetto a quella del film francese, che si vorrebbe rivisitare.

I corpi muscolosi di M. Schoenaerts e di R. Fiennes risultano fra i pochi elementi degni di nota- Il film vorrebbe essere sensuale e solo i corpi che interagiscono in modo carnale sono ben resi, meno i comportamenti e i dialoghi, che non valgono a raccontare quei desideri sottesi. La carente comunicazione a fronte di valanghe di parole fa sì che i veri sentimenti restino celati e quei quattro borghesi viziati e eccentrici non riescano a conoscersi minimamente, non mettendosi in gioco per paura di perdere ciò che è familiare e le presunte false sicurezze. In programmazione presso il Cinema Lux e l’UCI CINEMAS di Messina.

Tosi Siragusa

2 commenti

  1. giuseppe bonanno 2 Dicembre 2015 11:36

    il Grande Freccero èaltri autorevoli critici sono di opinione diversa di Tosi Siragusa

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  2. giuseppe bonanno 2 Dicembre 2015 11:36

    il Grande Freccero èaltri autorevoli critici sono di opinione diversa di Tosi Siragusa

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