“Spectre”, il passato torna a vivere

“Spectre”, il passato torna a vivere

Lavinia Consolato

“Spectre”, il passato torna a vivere

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mercoledì 11 Novembre 2015 - 11:06

La licenza di uccidere di Daniel Craig termina con questo quarto film, il secondo per il regista Sam Mendes, che aveva girato “Skyfall”, senz’altro un capolavoro nel suo genere.

Già partendo dai famosi titoli degli 007, salta agli occhi la differenza stilistica con “Skyfall”: sulle note di “Writings on the wall” di Sam Smith, dei titoli di testa pacchiani scorrono sullo schermo; niente in confronto alla classe dei titoli cantati da Adele. Non è da considerare superfluo il confronto con il film precedente, quasi un fratello maggiore, che incombe sul minore, del quale vorrebbe sbarazzarsi. Ed è questa la storia di “Spectre”: tutta la morte e la sofferenza che ha accerchiato James Bond ha un artefice sadico e implacabile, un morto che torna dal passato, da un passato che era stato appositamente dimenticato, perché troppo doloroso.

In un futuro, ormai presente, di droni, robot e intelligenze artificiali, gli agenti a doppio zero sono obsoleti. I servizi segreti britannici, di cui il nuovo M (Ralph Fiennes) è a capo, sono costretti a piegare la testa a forze superiori che inneggiano al rinnovamento. James Bond (Daniel Craig), come sempre, ha agito di sua iniziativa e messo in imbarazzo la sua sezione; nonostante questo, “la licenza di uccidere”, dice M, “è anche la licenza di non uccidere”: una testa pensante vale molto più di un drone.

Bond, seguendo una pista datagli dalla defunta M (Judi Dench), si imbatte in qualcosa di assolutamente inaspettato: un volto cancellato su una fotografia bruciata che all’improvviso prende vita, uscendo dall’ombra. Tutti i “cattivi” degli episodi passati (“Casino Royale”, “Quantum of Solace” e “Skyfall”) rispondevano ad un unico nome, Ernst Stavro Blofeld (Christoph Waltz), il capo di una società segreta, Spectre, che si occupa di attentati e fondamentalmente di comandare il mondo. Il nome di Blofeld, tra l’altro, non è nuovo agli appassionati di James Bond: è uno dei cattivi storici della serie ai tempi di Sean Connery, interpretato da Donald Henry Pleasence, e la citazione è evidente, non solo per il nome, ma anche per il famoso gatto bianco e la cicatrice sul volto. Accostato da una bionda bond girl, Madeleine Swann (Léa Seyoux), Bond, nella inevitabile spirale di violenza e morte, va alla ricerca di quel volto. Tra inseguimenti e scontri, ad una velocità adrenalinica che porta quasi alla tachicardia lo spettatore, l’emozione non manca; per non parlare del cast eccezionale.

Spectre” è l’epilogo di Bond, quasi una resa dei conti col suo passato, gli avversari, le donne, la morta M, ovvero la rappresentazione quanto mai più vicina ad una figura materna: i morti riemergono, come i traumi nascosti, in una scena quasi catartica, di discesa nell’inconscio. In “Skyfall” abbiamo visto un fratellastro geloso dell’amore della madre, in “Spectre” un fratellastro geloso per una figura paterna sulla quale non ci si sofferma abbastanza: “Skyfall” è il fratello maggiore che vince, proprio per un’analisi psicologica dei personaggi che qui invece non è altrettanto profonda: ricordiamoci che è sempre il cattivo il personaggio più importante da analizzare, non l’eroe. È con rammarico certamente che Daniel Craig prende commiato dalla sua licenza d’uccidere, anche se non è stato ancora ufficializzato il successore, che forse non sarà alla sua altezza.

“Spectre” è in programmazione al Multisala Apollo alle ore 17:30, 20:20, 22:15; al Multisala Iris alle ore 18:30, 21:30; all’Uci Cinemas Multisala alle ore 18:15, 19:05, 21:30, 22:15.

Voto: 8/10

Lavinia Consolato

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