In nove mesi hanno chiuso 745 imprese contro 374 nuove aperture

In nove mesi hanno chiuso 745 imprese contro 374 nuove aperture

Rosaria Brancato

In nove mesi hanno chiuso 745 imprese contro 374 nuove aperture

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domenica 16 Dicembre 2012 - 08:07

In questi 9 mesi del 2012 hanno chiuso battenti a Messina e provincia 745 imprese, contro 374 nuove aziende. Un dato in negativo che rischia di aumentare e che deve far riflettere sull'assenza di una politica incisiva sul territorio. Mentre la Confconsumatori pensa ad una class action, i commercianti continuano a non arrendersi e lanciano un appello

Mentre di parla di dissesto sì, dissesto no, c’è chi il default lo vive sulla sua pelle ogni giorno. Le imprese commerciali, ad esempio, lamentano un calo del fatturato che oscilla dal 30% al 50%. Stando ai dati della Camera di commercio, il 2012 è stato un anno nero per le aziende, soprattutto nel campo commerciale.

“Nel terzo trimestre di quest’anno- spiega Saro La Rosa, amministratore dell’Azienda speciale Camera di Commercio- il rapporto tra le aziende commerciali al dettaglio che hanno aperto e chiuso a Messina e provincia è negativo. Hanno aperto 374 aziende nuove, ma 745 hanno chiuso battenti. Il che significa che il saldo è negativo e ancora non abbiamo i dati relativi alla fine dell’anno”.

Il problema non è limitato alla sola impresa che chiude, perché quando un’azienda abbassa la saracinesca ci sono famiglie che finiscono sulla strada e sono quelle dei dipendenti e dell’indotto collegato. Le festività non risolveranno più di tanto l’allarme perché, soprattutto a Messina, con i precari a rischio, i lavoratori delle partecipate senza stipendi da mesi, è chiaro che non ci sarà un Natale “spendaccione”, ma sarà una festa all’insegna del risparmio. Il segretario della Confconsumatori Fulvio Capria, sta valutando anche la possibilità di una class action nei confronti di chi ha portato la città, e i cittadini, sull’orlo del baratro.

“Il dato delle imprese che chiudono non è catastrofico in sé- aggiunge Michele Sorbera, Confesercenti- quanto piuttosto perché non indica un altro dato allarmante, che è quello delle aziende in difficoltà che però non possono chiudere. C’è gente che soffre ma non si può permettere di chiudere il negozio perché magari ha 50 anni e non ha ancora raggiunto l’età pensionabile. Non ha accesso al credito, e così tiene aperto tra mille difficoltà pur a reddito zero. A Messina ci sono forti responsabilità della politica, perché i segnali erano evidenti da tempo ma in troppi hanno preferito non vedere e non intervenire”.

La Cisl nei giorni scorsi ha affrontato la problematica legata all’assenza di vere politiche industriali sul territorio. Messina sta pagando caro il prezzo dei tagli nel settore pubblico e non ha un’industria abbastanza forte in grado di assorbire la grande domanda di lavoro.

“Si chiude un anno molto difficile per le realtà industriali del nostro territorio – ha spiegato Nino Alibrandi, segretario Fim Cisl – in termini di produttività e di posti di lavoro. Duferdofin, Acciaierie, le aziende dell’Asi di Giammoro e dell’area ex Pirelli sono tra quelle che stanno soffrendo maggiormente. A rischio, senza una ripresa dei mercati e delle attività, rimangono migliaia di posti di lavoro, soprattutto senza una politica industriale che garantisca infrastrutture (strade, collegamenti ferroviari e portuali) utili ad abbattere i costi di ricevimento delle materie prime e di spedizioni delle merci lavorate. E’ urgente che la politica comprenda come questa sia una priorità: lo sviluppo industriale legato al rispetto delle norme ambientali può produrre ricchezza per tutto il territorio”.

Ma c’è chi non ha alcuna intenzione di arrendersi e vuol rimboccarsi le maniche, sono i commercianti che, diciamolo pure, eroicamente, hanno resistito a decenni di una politica d’immobilismo incapace persino di trasformare l’oceano dei crocieristi in risorsa e ricchezza ed ora alla crisi economica che sta travolgendo l’Europa. Ci sono i commercianti dell’isola pedonale e non solo. Ci sono anche quegli esercenti, come Dino Giuttari, che hanno visto crollare il fatturato ma sono ancora lì, a combattere ed a credere che “sono noi siamo artefici del nostro destino-dice-voglio fare un appello alla generosità dei messinesi. Chi può non rinunci a spendere nei nostri negozi, perché così aiuta l’economia cittadina. Chi può, non vada ad acquistare la stessa merce che trova sotto casa a Catania, Roma, Milano. Messina vive di terziario, ma rendiamoci conto che prima del terziario viene, per così dire il secondario e il primario. Se crolla un pezzo crolla tutto”.

Dietro ogni piccola bottega non c’è solo il proprietario, ma intere famiglie, da quella della cassiera a quella del dipendente fino al fornitore. Se entri in un negozio con la saracinesca ormai semi abbassata, magari aiuti a rialzarla un po’.

Rosaria Brancato

9 commenti

  1. Bravi messinesi..continuate a votare sempre le solite facce perchè ve lo ha detto l’amico…

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  2. francocrisafulli 16 Dicembre 2012 10:22

    Concordo con la Confesarcenti.In effetti il dato “non è allarmante in se stesso”, ancora il saldo negativo per il 2012 è infatti di solo 371. In sostanza chiudono il doppio delle aziende che aprono. Per il momento la parità negativa (zero) è lontana (2013, 2014?). Ma nel frattempo oltre al 55% della pressione fiscale ufficiale è crisi profonda in un paese dove il gap del differenziale economico fra nord e sud a livello economico era già pesante. Che fare? Se si pensa che l’area produttiva del paese sotto il profilo entrate tributarie e previdenziali è costituito dal settore imprese (industria, commercio, lavoratori autonomi) per invertire il trend negativo oltre a detassare il reddito di impresa ed accettare l’idea di stipendi globalizzati per i lavoratori occorrono amministratori onesti e capaci senza i quali questa città e non solo dagli ultimi posti si inabisserà definitivamente.

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  3. Questo è il vero dramma sociale di Messina: quello dei tax payers; coloro che sulla cui vera ricchezza netta prodotta tirano avanti la baracca messinese e con le loro tasse pagano i servizi (!) e gli stipendi dei dipendenti pubblici e assistiti vari – tax consumers.

    Lo ripeto fino alla noia: se quei quasi 500mln di euro per il 2012 – e anni precedenti – spesi per la formazione regionale (sic!) fossero stati impiegati nel potenziamento delle infrastrutture locali, anzichè mantenere un sistema di parassiti clientelare, oggi i problemi potevano essere mitigati.
    Così come è stato in Spagna, che nel momento in cui sarà fatta piazza pulita della bolla immobiliare e delle pazzesche politiche di welfare (1 mese di lavoro e 3 anni di disoccupazione), con le infrastrutture già realizzate – che noi nemmeno immaginiamo, tenendoci i binari unici giusto per fare un esempio – si troveranno con metà del lavoro svolto.

    E per noi andrà anche peggio. Il 2013 sarà foriero di tribolazioni generalizzate.

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  4. purtroppo il siciliano medio come il messinese medio non studia, perchè lo studio non gli da il lavoro, purtroppo verremo surclassati da diversi paesi se non ci diamo una mossa…. bisognerebbe fare un corso avanzato ai Messinesi su quel che è azienda, o meglio impresa di cui siamo carenti, e quel che è la semplice attività commerciale di cui siamo ampiamente i primi nella classe a pagare gli affitti e vendere la merce degli “altri”………..

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  5. FRANCESCO TIANO 16 Dicembre 2012 15:31

    COSA MI ASPETTO DAL NUOVO SINDACO:
    Se fossi un candidato a sindaco penserei, prima di ogni altra cosa, ad una Messina Turistica. Il turismo importa economia pregiata ed offre opportunità di lavoro e di reddito anche attraverso l’indotto. Penserei, pertanto, di realizzare la recettività, di programmare il territorio in modo da renderlo fruibile e complessivamente adeguato alla tipologia di turismo che intenderei sviluppare. Più attrattive e servizi riconducibili alla realizzazione di una città accogliente, pulita e capace di offrire un pacchetto completo, arricchito di momenti culturali, di strutture turistiche, di attrattive paesaggistiche e del divertimento, di eventi culturali e sportivi, balneari ed escursionistiche. Realizzerei la fabbrica delle idee e della programmazione turistica.
    Se fossi candidato a sindaco curerei tanto i rapporti con i cittadini, con chi soffre ma anche con chi produce. Tenterei di sostenere ed aiutare i primi attraverso il contributo dei secondi. I commercianti, gli artigiani, gli imprenditori, hanno tutti delle potenzialità enormi e tanta voglia di spendersi per un comune obbiettivo: dare un saldo e produttivo futuro ai propri figli, vivere sereni legati agli affetti familiari ed alla serenità di un lavoro sicuro e che soddisfi in chiave professionale. Con quest’ultimi realizzerei il programma di sviluppo, porrei le basi per indirizzare il credito bancario verso quelle attività utili alla realizzazione dei progetti. Riguardo alle Aziende municipalizzate, riordinerei il personale per mansioni e diversificherei i servizi rendendoli funzionali al programma di sviluppo della città. Es.: Buona parte di lavoratori dell’ATM li passerei al Turismo e quelli della Feluca ai servizi telematici turistici ed all’accoglienza. Lo stesso farei con gli impiegati della Fiera.
    Ai vigili darei compiti di sorveglianza territoriale (24 h su 24) e consentirei un adeguato utilizzo del territorio a fini turistici. Più suolo per i commercianti a costi minimi per i primi 5 anni. Chiuderei il centro cittadino (tutte le vie del centro), tutti a piedi o con i servizi pubblici. Ricostituirei i servizi di trasporto dal centro alle periferie e viceversa.
    Chiederei dei finanziamenti regionali per la ristrutturazione degli edifici comunali e li trasformerei in strutture ricettive o culturali che affiderei alla gestione di aziende private realizzate da giovani imprenditori.
    Gli edifici di nuova costruzioni sarebbero obbligati a realizzare delle aree di smaltimento rifiuti per la differenziata e quelli di vecchia costruzione li sosterrei, anche economicamente, in caso volessero adeguarsi.
    Proporrei dei piani di rientro a tutti i cittadini debitori nei confronti del comune e darei dei tempi per la regolarizzazione. Trascorso il periodo concesso per il pagamento utilizzerei tutte le iniziative possibili per la riscossione, sarei permissivo soltanto con i cittadini a bassissimo reddito.
    Darei in concessione edifici pubblici per la realizzazione dei mercati.
    Realizzerei la via del mare che in estate amplierei con corse da e per i centri turistici provinciali.
    Proporrei lo Spostamento della Caronte a Tremestieri e l’utilizzo della Rada S.Franceso come porticciolo turistico.
    Proporrei la realizzazione della costa “Morgana”. Offrirei servizi in cambio d’investimenti produttivi sul territorio.
    Ridurrei gli sprechi, abbatterei i costi di gestione, le consulenze e gli stipendifici inutili.
    Creerei un centro di studi e ricerca delle innovazioni tecnologiche. Punterei sulle energie rinnovabili e valorizzerei il territorio boschivo.
    Sosterrei l’agricoltura e la pesca locale, affiderei i terreni agricoli a giovani o pensionati attraverso concorsi pubblici.
    Realizzerei un campo baraccati, con alloggi amovibili, in zona collinare, per abbattere tutti gli alloggi abusive ricadenti nel centro cittadino, trasformando il territorio, sottratto abusivamente alla città, in aree verdi o produttive.
    Rifarei le strade con materiali idonei ed indistruttibili, evitando di appaltare i lavori con periodicità annuale.
    Queste e tante altre iniziative per amore della mia città.

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  6. COSA CI DOVREMO ASPETTARE DAL NUOVO SINDACO.
    Nulla di tutto quello che ogni cittadino ragionevole si aspetterebbe. Bene ha detto l’amico F.Tiano, perchè questo rappresneta il pensiero comune, ma non quello dei politici che appena arrivati, anche se con tutte le buone intenzioni, vengono fagocitati, oppressi, spinti, compromessi, a fare quello che il cittadino comune non aveva neanche minimamente pensato.
    Sempre più deluso e pessimista.

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  7. Per una cosa su tutte ti voterei, pardon ti sostengo. Spostare la Caronte – Tourist e tutte le altre compagnie di navigazione di collegamento con la Calabria e Salerno a Tremestieri, facendo della rada di San Francesco un porticciolo turistico.
    Le ragioni per cui sono in accordo con te, caro Tiano, e che esistono già nel Viale della Libertà tutti i servizi di cui un porto turistico ha necessità come per esempio panifici farmacia, supermercati, rimessaggio barche, il tram e così via dicendo .
    Peccato che tutto ciò deve fare i conti con la triste realtà messinese ove la concessione per la rada diSan Francesco non so più da quanto sia scaduta e viene prorogata in barba a tutte le normative europee di biennio in biennio

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  8. vedo che ancora vivi in un mondo con poche aderenze alla realtà.
    Tanto per risponderti alla tua di qualche tempo fa, personalmente mi sono laureato in giuspudenza al Colleggio Sant’Anna di Pisa e seguo diverse aziende italiane in trattative contrattuali spesso internazionali, qualche volta anche in USA.
    Nel mio lavoro mi sono reso conto che spesso ci sono dipendenti pubblici da te tanto disprezzati che ogni giorno che Dio mette in terra lavorano e se li sudano quei quattro euro di stipendio (in Italia non aumentano da circa quindici anni secondo l’inflazione) ed adesso andranno con poco meno di 1000 euro in pensione (rifletti ragazzo). Ci sono è vero dei dipendenti (vedi all’IACP Messina) che sono degli emeriti imbroglioni e danneggiano tutta la categoria, ma non bisogna farne di tutti un fascio.
    Per la Spagna andrei cauto, c’è un sistema creditizio che non è quello italiano,ben più solido, tant’è che la BCE li è intervenuta ben più pesantemente di quanto abbia fatto con i Titoli di Stato italiani. Per farti capire ciò ti invito a vedere lo spread spagnolo e verificarne l’andamento degli ultimi 12 mesi, ed a leggere nel tempo le valutazioni delle agenzie di rating.
    Per quanto riguarda le infrastrutture condivido la tua analisi perchè in Italia, e soprattutto in Sicilia e Calabria, per esempio:
    1- abbiamo una rete ferroviaria scadente (1 ora e 30 minuti per arrivare a Catania e poi bisogna arrivare all’aeroporto non collegato, per non dire arrivare a Trapani (300 km quasi 5 ore)
    2- autostrada A 18 ancora da completare per arrivare a Siracusa
    3- inesistenza di una tagenziale a Palermo
    4- strade statali che sembrano trazzere, autostrade a rischio crolli (non dimentichiamoci il viadotto Ritiro e le gallerie del Tindari) e per queste non sono gestite certamente da dipendenti pubblici assolutamente.
    Tutto ciò allontana gli investimenti stranieri in maniera ben più netta di quanto possa incidere ahime la mafia. E si la mafia altro grossissimo problema che è combattutto da magistrati,cancellieri e forze dell’ordine, che guarda caso sono dipedenti pubblici da te ribadisco disprezzati e che qualche volta per fare il loro dovere sono stati uccisi (Falcone, Borsellino, Chinnici e relative scorte e autisti).
    Che fare per invertire la rotta allontanandosi dalle tribolazioni economiche che, in parte giustamente, prevedi e ti dico non solo nel 2013?
    Ci vogliono più controlli e più stringenti soprattutto dal punto di vista fiscale, rammento solamente che Al Capone fu arrestato e condannato a diversi anni per evasione fiscale e nn per gli omicidi commissionati, come la strage di San Valentino.

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  9. Non ho chiesto il Suo parere.
    Per quanto mi riguarda Ella può anche essersi laureata ad Harvard. Tanto per intenderci: per me Krugman è un cialtrone economico, con o senza Premio Nobel.

    L’evasione fiscale? Ricordi cosa disse Milton Friedman a riguardo, proprio con riferimento all’Italia.

    Abbia pazienza, non conoscendomi, eviti di dire se i miei discorsi siano o meno aderenti alla realtà. Ai miei occhi, sono molto più fuori luogo i Suoi.
    Si legga Hans Hermann Hoppe.

    I miei ossequi.

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