Il voto al M5S non è protesta: è rivincita della politica. Punita l'arroganza

Il voto al M5S non è protesta: è rivincita della politica. Punita l’arroganza

Rosaria Brancato

Il voto al M5S non è protesta: è rivincita della politica. Punita l’arroganza

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mercoledì 07 Marzo 2018 - 11:54

Le urne di domenica rappresentavano una domanda: volete continuare ad essere governati da chi lo ha fatto in questi anni? E i siciliani hanno risposto no. Un voto politico non una protesta.

La vittoria del M5S in Sicilia non è stata, come sostengono molti commentatori politici, la vittoria dell’antipolitica. E’ stato un voto politico, la rivincita della politica.

Nonostante la legge più allucinante che mai Parlamento italiano possa avere partorito, persino peggio del Porcellum, il Rosatellum bis, i siciliani hanno compreso benissimo come si doveva votare.

Hanno capito benissimo che la loro X, giacchè si parlava di un governo nazionale e non regionale e non locale, doveva andare al partito, ad un’ideologia. Certo, il valore aggiunto del candidato in molti casi ha aiutato a risollevare le sorti degli altri partiti, perché è chiaro che non tutti i gatti sono bigi nella notte della politica. Ma la Sicilia ha detto chiaramente NO a chi finora ha governato. E’ questo il vero voto politico.

La domanda delle urne del 4 marzo era: volete confermare fiducia a chi vi ha governato in questi decenni? E semplicemente i siciliani, che hanno le macerie davanti casa, i figli emigrati, la miseria a tavola, hanno risposto. Se hanno fatto bene o male lo dirà il tempo, ma hanno detto semplicemente: no, voglio essere governato da altri.

E non importa se non li hanno mai visti, se sono stati scelti on line, se non hanno mai fatto politica, perché gli “esperti”, quelli che hanno fatto politica per decenni, hanno portato quei risultati che i siciliani vedono ogni mattina quando si alzano dal letto.

Sbaglia chi derubrica la vittoria come un voto di protesta. Come l’allucinazione collettiva di giovani che vogliono il reddito di cittadinanza come “sussidio di disoccupazione”.

E’ stata punita l’arroganza di chi, come Renzi, ha portato il Paese al Referendum del 4 dicembre 2016 e, dopo quella valanga di no (non dimentichiamo che in Sicilia i no hanno superato il 70%) è andato dritto con ostinazione verso il muro. C’è un filo diretto tra quel 4 dicembre 2016 e il 4 marzo 2018. E per arrivare più velocemente al baratro ha costruito una legge elettorale, il Rosatellum, che è stata la tomba del Pd. Vero è che oggi il Pd con quel 19% è il secondo partito dopo il M5S che è oltre il 30%, ma quelle percentuali di differenza sono abissali. C’è un baratro tra il primo e il secondo partito. Il centro sinistra esce lacerato dalle divisioni di chi, come LeU ha confezionato un finto partito solo per conservare un drappello di poltrone sicure. I flussi di voto dicono chiaramente come l’elettorato del centro-sinistra ha votato in massa il M5S.

Allora se protesta c’è stata non è contro la politica, ma è un voto di protesta CONTRO QUESTA SINISTRA. Tutta, la sinistra-sinistra dei cerchi magici, il Pd dei caminetti, il Pd del giglio magico.

Dopo le urne il Pd siciliano continua a giocare al tiro al bersaglio. Colpa di tizio, colpa di Caio, colpa di Sempronio. Chi accusa Renzi dimentica che Crocetta ha governato 5 anni e che alla domanda del 4 marzo: volete essere ancora governati da questi politici, i siciliani hanno detto no. Renzi e Crocetta sono corresponsabili, Faraone, Cardinale, Raciti, Cracolici, i Partigiani del Pd che si svegliano solo perché non hanno ottenuto le poltrone, che hanno fatto nei 5 anni di crocettismo?

Un bagno d’umiltà servirebbe a tutti.

I mal di pancia ci sono anche in Forza Italia, che è vero che ha raggiunto la percentuale più alta rispetto alle altre Regioni, con il 21% ma che già pregustava il banchetto e invece ha visto morti e feriti per gli errori, evidenti, nella presentazione delle liste. D’accordo che Berlusconi aveva abituato l’elettorato a show girl e yes women ma sono passati 20 anni e anche l’elettorato cambia. Soprattutto a Messina la protesta nelle urne c’è stata fronte di due candidature, Matilde Siracusano e Urania Papatheu che hanno fatto calare a picco i rosei sondaggi di gennaio.

Un bagno d’umiltà servirebbe anche al centro-destra che pur trovandosi in condizioni migliori rispetto al Pd ha poco da festeggiare se non impara, e in fretta, la lezione del 4 marzo.

Rosaria Brancato

3 commenti

  1. user_13613811 7 Marzo 2018 13:39

    Concordo pienamente con Lei, Direttore. Il voto al M5S non è stato un voto di protesta, non è stata una allucinazione collettiva di giovani che vogliono il reddito di cittadinanza come sussidio di disoccupazione. E’ stato un voto politico. E anche lucidamente calcolato. L’aspirazione al reddito di cittadinanza come sussidio statale non deriva da alcuna allucinazione, ma da un freddo calcolo. L’elettore medio avrà pensato: con quelli del centrodestra non ho avuto vantaggi da più di 20 anni di quasi mono-colore siciliano, con il PD di Renzi di assistenzialismo pubblico manco a parlarne, dove posso trovare una botta di “aiuti di Stato” che possa tornare a mio vantaggio ? L’elettore medio ha trovato nel M5S la risposta a queste esigenze.

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  2. semplicemente voglia di assistenzialismo,vogliono il reddito di cittadinanza e poi a pescare.

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  3. Congratulazioni! Rosaria ha una straordinaria vision di ciò che è successo. È proprio così. Non ne possiamo più di questi politici, ma abbiamo bisogno della politica. Quella che pensa ai bisogni della gente e non a continuare ad arricchire banchieri e finanzieri (non quelli in divisa, ovviamente ).

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