Giorno del giudizio per Messinambiente: il Tribunale si riserva di decidere

Giorno del giudizio per Messinambiente: il Tribunale si riserva di decidere

Francesca Stornante

Giorno del giudizio per Messinambiente: il Tribunale si riserva di decidere

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mercoledì 04 Ottobre 2017 - 11:08

L'udienza convocata per decidere dell'inammissibilità del piano concordatario si è conclusa con la decisione del giudice di riservare il verdetto in attesa di valutare i nuovi atti presentati a supporto del piano. Adesso bisognerà aspettare qualche giorno

Messinambiente non fallirà. Almeno per oggi. Il giudice delegato Giuseppe Minutoli e i giudici del collegio Antonio Orifici e Daniele Carlo Madia hanno deciso di non dichiarare inammissibile il piano concordatario presentato dalla società di via Dogali per scongiurare il fallimento che la Procura aveva chiesto. All’udienza convocata per questa mattina si sono presentati i legali del gruppo di lavoro che in questi mesi ha costruito il concordato preventivo, con in testa gli avvocati Marcello Parrinello e Paolo Vermiglio. Il liquidatore Giovanni Calabrò invece ha preferito rimanere in ufficio a lavorare, perché comunque c’è un servizio importante da portare avanti, aspettando notizie nella speranza che la strategia portata avanti in questi mesi non si infrangesse contro una sentenza mortale per Messinambiente. Sentenza che per oggi non è arrivata.

Il giudice ha deciso di riservarsi la decisione in attesa di vagliare gli atti portati a supporto del piano, dunque servirà sicuramente ancora qualche altro giorno prima del verdetto finale. La buona notizia intanto è che il piano non è stato dichiarato inammissibile, dunque ci sono spiragli di salvezza. Con la delibera approvata ieri sera dal consiglio comunale, oggi i giudici si sono ritrovati tra le mani l’atto che di fatto dà concretezza finanziaria al piano perché impegna i 30 milioni che serviranno a onorare il debito di Messinambiente. All’appello mancherebbero ancora altri due provvedimenti che dovrà essere sempre il consiglio ad approvare, cioè la transazione con Ato3 che rappresenta una fetta di 9 milioni di questo impegno finanziario e il bilancio 2017-2019 che è l’impalcatura dei primi tre anni del piano. Ma adesso le strade possono essere due: i giudici potrebbero dare via libera al piano valutando solo l’atto di impegno dei 30 milioni o chiedere all’amministrazione comunale di procedere con celerità alla produzione degli altri due provvedimenti. Poi c’è la terza via, quella della dichiarazione di fallimento, ma è un’ipotesi che in questo momento in via Dogali si cerca di non prendere in considerazione, leggendo invece come positiva la riserva che il giudice ha deciso oggi per vagliare gli atti che supportano questo concordato.

Per gli avvocati, scegliere il concordato in continuità ha dato la possibilità di ridurre le percentuali da prevedere per il “degrado al chirografo del debito”. Con il percorso liquidatorio infatti deve essere di almeno il 20% del totale l’ammontare extra che si deve prevedere, mentre con la continuità non ci sono vincoli. Quindi, visto che il Comune non naviga in acque serene e visto che le disponibilità finanziarie sono ridotte, i legali hanno spinto verso la continuità aziendale attraverso un trasferimento del ramo d’azienda da Messinambiente a MessinaServizi. Soluzione che tra l’altro ha permesso di ridurre a 30 milioni l’impegno che il Comune intende onorare con i debitori, a fronte di un monte debitorio certificato di 101 milioni di euro.

Un concordato che vale 30 milioni di euro che il Comune ha deciso di impegnarsi a sborsare per coprire una piccola parte dei debiti milionari della partecipata che ha gestito i rifiuti. Un concordato che vincolerà anche la prossima amministrazione comunale, sia che sarà Accorinti, sia che sarà chiunque altro, a pagare fino al 2023 le somme che serviranno per onorare i 30 milioni che Messinambiente deve all’Agenzia delle Entrate, all’Inps e ai suoi creditori.

Adesso si dovrà attendere. «Più di quello che è stato fatto non credo si potesse fare» dice Giovanni Calabrò che fin dal primo momento ha portato avanti con fermezza l’intenzione di non far fallire la società.

Francesca Stornante

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