Shakespeare Horror Story. Le anime nere del Bardo

Shakespeare Horror Story. Le anime nere del Bardo

Tosi Siragusa

Shakespeare Horror Story. Le anime nere del Bardo

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mercoledì 26 Luglio 2017 - 08:30

La magia shakespeariana meravigliosamente e coralmente incastonata negli esterni e nel palcoscenico interno del Forte San Salvatore

L’accattivante interazione con gli spazi cittadini che Daniele Gonciaruk è riuscito a realizzare, dopo le precedenti rappresentazioni, si è rinnovata nelle giornate dal 20 al 22 con l’edizione rinnovata di Shakespeare Horror Story. Il comando della Marina Militare di Messina ha consentito l’accesso alla Cittadella Militare e al Forte San Salvatore, collaborando con ciò alla resa di una parte fondamentale, che va considerata l’ossatura ideale, la location, risultata aderente perfettamente alla piece. Ho assistito alla prima replica del 21 luglio e, come per la scorsa edizione, ogni tassello è combaciato a meraviglia sin dalla partenza e dal rientro “assistiti” dalla e per la Stazione Centrale, ove abbiamo ancora una volta ascoltato l’incipit dedicato alla tragedia per eccellenza, forse compendio di tutte le altre, il sommo Amleto, con un intenso monologo di un personaggio in tuta mimetica, munito di attrezzatura da sparo sotto la camicia, che ci ha poi intrattenuti, accompagnandoci in ogni stazione del percorso itinerante.

Le sette opere proposte in altrettanti quadri sono state precedute dal prologo, per immettere noi spettatori nel mondo del drammaturgo che più di ogni altro ha indagato fra le pieghe e le piaghe dell’animo umano, scandagliandone i sentimento e le pulsioni: otto sorelle fatali di macbethiana memoria, come in un riuscito rispecchiamento, hanno aperto per noi le porte dell’inferno che pare abitare ogni personaggio in rappresentazione, lasciandone trapelare le storie. Sono così sfilati gli orribili destini, tratteggiati in quest’ordine: Romeo e Giulietta, Re Lear, Riccardo III, Amleto, Otello, Macbeth e Tito Andronico, come sette tronconi di quel fil rouge costituito dal tradimento secondo articolate sfaccettature: l’adolescente Giulietta in apertura è infatti abbandonata dai propri genitori, sordi ai suoi desideri amorosi e sceglie di darsi la morte, prima artatamente e nel prosieguo con autentica tragicità; Re Lear è a sua volta tradito dalle due figlie maggiori, Goneril e Regan, che nella versione qui rivisitata, addirittura lo strangoleranno; Amleto subisce i sentimenti materni di una Geltrude chiusa all’amore filiale e devota invece all’assassino del proprio congiunto, il di lui fratello Claudio; Otello uccide la fedele Desdemona perché irretito dalle menzogne del consigliere Iago, che in una replica del più famoso dei baci, quello di Giuda Iscariota a Gesù, negherà le proprie colpe; Riccardo III è traditore anche di se stesso, rifiuta quel suo essere deforme e annega la propria totale solitudine interiore in meschine e rivoltanti azioni… fin che mal gliene coglierà (nella scena scelta emblematicamente la sua fine giungerà anticipatamente ad opera del coniuge di Lady Anna,già trapassato proprio per mano di Riccardo). In Macbeth, ancora, il tradimento è il cuore pulsante della tragedia, con il protagonista che, corroso dall’ambizione, darà vita ad una serie di uccisioni,con complice e quasi ispiratrice quella donna fatale, sua moglie, ancor oggi simbolo di un’anima nera, che tradisce a sua volta il suo essere donna; infine, in Tito Andronico, la più macabra delle opere, il destino si compirà attraverso multiple vendette e un banchetto da brivido(particolarmente degna di nota la performance, negli scomodi panni del protagonista, dello stesso Gonciaruk, al quale già si sono intestati gli ottimi adattamenti teatrali e la ben congegnata regia). Molti i riferimenti all’attualità, quasi sempre sapientemente operati, atteso che la miseria umana di quei tempi ben si può riprodurre ai nostri giorni, essendo sempre tristemente attuale.

Nel cast Pina Battiato, Anna Bellinghieri, Melania Caratozzolo, Enza Ciacchella, Eleonora Cicciò, Andrea Cinturrino, Gaetano Citto, Rosario Confessore, Rosario Cuscinà, Marco Dell’Acqua, Fabiana D’Urso, Sergio Foscarini, Doriano Garufi, e, ancora, Mara Giannetto, Maria Laganà, Dina Maiolo, Adriana Malignaggi, Gaetano Mazza, Daniela Orlando, Rosalba Orlando, Giusi Piccione, Antonio Previti, Giuliana Runza, Renato Sanfilippo, Alessandro Santoro, Emanuela Ungaro, e con l’ amichevole partecipazione di Nicola Calì. Le musiche d’atmosfera e di sottofondo che hanno accompagnato la performance sono state per lo più tratte dal film di Coppola Dracula di Bram Stoker, mentre l’ultimo brano, commento musicale alla tragedia di Tito, è stato il celeberrimo “Adagio“ di Barber; il valente contributo fonico si è attestato infine a Emanuele Morabito. Non si può in conclusione che elogiare lo spettacolo in trattazione per questo ardito viaggio ,che di certo ha contribuito alla conoscenza di un artista poliedrico,che,al di là degli incerti natali, di certo appartiene all’umanità tutta. Attendiamo Gonciaruk alla prossima performance dei giorni 27,28 e 29 luglio (alle ore 21.15) al Monte di Pietà, per quel Sogno… shakespeariano archetipo di ogni moderna commedia,che sono certa ameremo nelle preannunciate attualizzazioni ragionate specie in ambito musicale.

Tosi Siragusa

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