Alessio Pianelli e Andriy Dragan, la freccia del tempo

Alessio Pianelli e Andriy Dragan, la freccia del tempo

giovanni francio

Alessio Pianelli e Andriy Dragan, la freccia del tempo

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giovedì 14 Dicembre 2017 - 07:10

Il violoncello dal barocco ai nostri giorni

Il violoncellista Alessio Pianelli, insieme al pianista Andriy Dragan al pianoforte, hanno presentato domenica al Palacultura, per la stagione concertistica della Filarmonica Laudamo, un variegato programma che ha abbracciato un ampio periodo storico musicale, dal barocco alla musica contemporanea. La prima parte del concerto ha visto protagonista il violoncello solo, che ha esordito con l’esecuzione della celeberrima “Suite n. 1 in sol maggiore BWV 1007 per violoncello” di Johann Sebastian Bach.

È la prima delle sei suite composte da Bach per questo strumento. Si tratta di un ciclo di brani che ha l’enorme importanza storica di aver elevato questo strumento a livelli elevatissimi, in un’epoca in cui lo stesso era offuscato dalla viola da gamba, tipico strumento barocco. Qualche musicologo recentemente ha avanzato dubbi sulla paternità di tali composizioni, che invece sarebbero state composte dalla moglie del grande musicista tedesco, Anna Magdalena. In ogni caso siamo al cospetto di capolavori assoluti, molto eseguiti. La Suite n. 1 si compone – come del resto le altre – di sei movimenti, un preludio, famosissimo, che ricorda il primo preludio dal primo volume del “Clavicembalo ben temperato”, al quale seguono delle danze di origine francese, una “Allemanda”, una “Corrente”, una “Sarabanda”, breve ma di profonda intensità, un “Minuetto” e infine una “Giga”, brano che di solito conclude le suite barocche. Le sei suite rappresentano la bibbia per ogni violoncellista, imprescindibili nello studio di questo meraviglioso strumento. Alessio Pianelli ha offerto una interpretazione molto personale, quasi “romantica”, prendendosi diverse libertà ritmiche, che forse hanno nuociuto all’unitarietà e rigorosità del brano, la cui esecuzione è apparsa un po’ frammentaria. Il violoncellista ha concluso il suo assolo della prima parte del concerto con un brano di Giovanni Sollima, “The Songlines”, composizione in tre parti, tutte precedute da una lenta introduzione, di carattere fortemente tormentate ed inquiete, molto virtuosistiche, con caratteri simili al minimalismo musicale che tanto connota la musica contemporanea, fatto di ripetute ossessive frasi musicali. Il secondo concerto ha visto l’ingresso del pianista Andriy Dragan ed il duo ha dapprima eseguito i “3 Leichte Stucke (pezzi facili) per violoncello e pianoforte” di Paul Hindemith, tre brani semplici e gradevoli, di limitata difficoltà tecnica in particolare per la parte pianistica. Infine il pezzo forte della serata, la “Sonata n. 1 in mi minore op. 38 per violoncello e pianoforte” di Johannes Brahms, nei movimenti Allegro non troppo; Allegretto quasi Menuetto; Allegro. Si tratta della prima sonata di Brahms per violoncello e pianoforte (ne compose due) la prima in assoluto composta dal musicista tedesco per una coppia di strumenti. Finita nel 1865, anno della morte della madre, la sonata risente chiaramente, soprattutto nei primi due movimenti, del tragico evento. Infatti il primo movimento ha un carattere doloroso, con un incipit, da annoverare fra i più belli nel campo dei brani da camera del musicista, intriso di tristezza e inquietudine.

Anche il secondo movimento, una sorta di minuetto sui generis, contiene, nella parte centrale, un trio di una infinita dolcezza, malinconico e triste, anche se composto ed equilibrato. Il movimento finale presenta un fugato in contrappunto, un omaggio a Bach, inserito in una forma sonata, seguendo il modello del suo illustre predecessore, Beethoven, che ha sperimentato per primo questa commistione forma sonata – fuga proprio nella sonata per violoncello op. 102 n. 2. L’esecuzione del brano, seppur di buona fattura, ha visto spesso il violoncello prevalere, quasi “coprire” il pianoforte, nonostante la sonata riservi a quest’ultimo strumento un ruolo particolarmente impegnativo. I due artisti hanno concesso due bis: un impegnativo brano di Giovanni Sollima, e delle variazioni su un’aria di Gioacchino Rossini.

Giovanni Franciò

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