L'ossessione del sindaco per l'onorificenza al Dalai Lama. Ma conta il cuore

L’ossessione del sindaco per l’onorificenza al Dalai Lama. Ma conta il cuore

Rosaria Brancato

L’ossessione del sindaco per l’onorificenza al Dalai Lama. Ma conta il cuore

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domenica 17 Settembre 2017 - 05:30

Un buddista rifugge dalla vanità delle cose terrene, dai vessilli, dai formalismi. Il Dalai Lama non fa raccolta di medaglie, ma parla ai cuori. A Tenzin Gyatso non interessano le onorificenze. Eppure per il sindaco quella della cittadinanza onoraria è diventata un'ossessione.

Sua Santità Tenzin Gyatso è il XIV Dalai Lama, è un Capo di Stato in esilio, un Premio Nobel, un leader religioso.

Un buddista rifugge dalle onorificenze, dal simbolismo puramente formale, non è attratto da quelle che rischiano di essere solo piccole debolezze umane. Quel che per molti occidentali è importante, i simboli, anche del potere, i vessilli, i formalismi, non sono nè ricercati né inseguiti da un buddista che sa che i confini tra città, province, nazioni, sono barriere create dagli uomini. Per lui la cittadinanza è universale, trascende qualsiasi limite. Il Dalai Lama non fa la raccolta di targhe, medaglie, premi, è lontanissima da un buddista l’idea di una vetrina dove mettere coppe, raccogliere onorificenze. L’essenza stessa del buddismo tibetano è il non avere attaccamenti.

Tenzin Gyatso non è interessato alla cittadinanza onoraria di Messina, di Roccalumera, di Parigi o di New York non perché ci voglia offendere, ma perché è un cittadino dell’umanità. Sa che quel che conta veramente è il cuore. A lui interessa, appassiona, entusiasma, parlare alle persone, aiutarle a raggiungere la felicità e nel contempo diffondere un messaggio di pace. Disquisire, litigare, fare polemiche sul sì o sul no alla cittadinanza onoraria per il Dalai Lama piuttosto che un qualsiasi altro premio, è semplicemente un ossimoro. Equivale a non aver compreso appieno il profondo messaggio del buddismo, filosofia e religione aliena a queste cose.

Tenzin Gyatso sarebbe stato ugualmente lieto anche solo di un abbraccio, sarebbe stato riconoscente di essere venuto anche solo per tenere una lezione e noi saremmo stati altrettanto ricchi dentro senza polemiche, da entrambe le parti, che denotano una vista piccola piccola.

Chi invece è ossessionato dalla formalità della cittadinanza onoraria è il sindaco Accorinti, evidentemente attaccato a simboli che sono più forma che sostanza.

Di queste onorificenze da dare al Dalai Lama ne ha fatto un cruccio, un’ostinazione. Ad agosto, ignorando la procedura prevista, pur di dare la cittadinanza onoraria bypassa il Consiglio comunale. Messo alle strette sul piano delle regole fa un passo indietro, chiede scusa e con estremo ritardo invita l’Aula ad accelerare. Nel frattempo, rendendosi conto che il suo personale sogno di conferire la cittadinanza al Nobel per la pace rischia di non realizzarsi, vara il piano B e insieme alla giunta istituisce un Premio per i costruttori di pace. Mentre litiga con un Consiglio, che ormai ha come unica ragione di vita quella di fare i dispetti all’amministrazione su questioni di lana caprina invece che su quelle serie, vara anche un piano C, ovvero Città Metropolitana. Il conferimento di un’onorificenza in questo caso è molto più semplice e sbrigativo perché non comporta l’obbligo di condividere la decisione con 108 sindaci (anzi 107). Il sindaco metropolitano decide di concerto con Filippo Romano. Al di là di tutto, proprio perché è il contenuto che conta e non la forma, Accorinti avrebbe potuto coinvolgere, anche una telefonata, un sms, un gruppo whatsapp, i colleghi sindaci dei 107 comuni, che a differenza del Consiglio si sarebbero detti entusiasti. Sarebbe stato un bel gesto collettivo, condiviso, corale.

Che quella per la cittadinanza onoraria e quindi per la forma sia diventata per Accorinti un’ossessione, lo dimostra l’episodio della fascia da sindaco consegnata al Dalai Lama all’arrivo in aeroporto. Il sindaco, che è un po' allergico alla fascia e non la indossa mai, la portava a tracolla ed all’arrivo del Nobel gliel’ha donata. Non è vero che Accorinti rifugge dalle divise. Tutt’altro. Accorinti una divisa ce l’ha ed anzi l’ostenta e non la toglie mai. La sua divisa è la maglietta (alternativamente No Ponte o Free Tibet). C’è chi usa la cravatta come uno status symbol e chi la maglietta. Il L’effetto è uguale. Enzo Bianco ed Eligio Giardina, che sentono la bellezza, la gioia, la responsabilità dell’essere sindaco di tutti e non solo di sé stesso e del proprio ego, quella fascia non solo l’hanno indossata per tutto il tempo della visita del Premio Nobel, ma ne vanno fieri.

Quando indossi quella fascia sparisce il “chi” sei e prevale il “chi” rappresenti. Bianco con quella fascia è Catania e Giardina è Taormina.

Accorinti ossessionato dall’idea di dare un’ onorificenza al leader carismatico che ammira da 30 anni, ha preso la sua fascia da sindaco e, per consolare una delusione che è solo sua e non certo di Sua Santità, l’ha donata come un gagliardetto o come la sciarpa giallorossa.

Per Accorinti è stato come consegnargli quella medaglia che il Consiglio gli ha impedito di dare. Non grido alla vergogna. Accorinti ha coronato un suo personale sogno. Ha fatto quel gesto pieno di formalità: ti insignisco simbolicamente del titolo di primo cittadino di Messina. Lo ha fatto con una persona, un buddista, che non attribuisce lo stesso valore ed enfasi ai titoli terreni e materiali. Accorinti dopo aver dato la fascia da sindaco a Sua Santità, non ha indossato alcuna fascia, neanche quella da sindaco metropolitano per tutta la cerimonia. Per lui conta la sua divisa, la sua personale “cravatta”, la sua “forma” che prevale sulla sostanza.

Abbiamo accolto col cuore il messaggio del Premio Nobel, perché si ascolta col cuore e si vede col cuore. Le medagliette, le sciocche polemiche sulle onorificenze non appartengono a chi, come Tenzin Gyatso parla di fratellanza e umanità.

Il fatto è che i punti di vista sono differenti, c’è chi pensa alla vetrina e chi sa che la vanità delle cose terrene si scioglie come neve al sole e che le medaglie, le targhe, non possiamo portarle con noi alla fine del viaggio.

Il Dalai Lama porterà con sé il ricordo degli sguardi illuminati seduti sui gradini del teatro, dei bimbi che si sono avvicinati, delle mani che lo hanno cercato, dei sorrisi, delle domande che da sempre accompagnano l’umanità e che riguardano il dolore, la paura, la morte, il futuro. Porterà questo nel cuore. Non una targa.

Una delle frasi più belle del Piccolo Principe ci ricorda che “non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

L’essenziale non è una pergamena, una medaglia, una targa. Per chi è cittadino dell’umanità, per l’eternità, i confini non esistono.

Rosaria Brancato

17 commenti

  1. bell’articolo, rende perfettamente il profilo del sindaco tibetano (dove tibertano non è un offesa). Penso che oramai sia chiaro che lui volesse essere eletto solo per i suoi scopi personali, non ha nessun amore per Messina e per i messinesi che hanno contribuito al piacere di fargli togliere qualche sfizio. Renato il buddismo è umiltà… e tu non sai dove sta di casa! Arrogante, presuntuoso, megalomane, accentratore… e pure ignorante…. ma su tante tante cose!

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  2. Semplicemente … BRAVA!

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  3. il nostro sindaco emblema del degrado morale e psicologico ed economico della “nostra”( adesso anche del dalai lama) citta’. Mi vergogno di appartenere a questa citta che sta morendo sotto gli occhi di tutti e ancora la burocrazia mette il bastone per impedire anche il minimo miglioramento .
    e che si tolga quella maglietta che ha fatto ridere abbastanza

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  4. Messina Prima di Tutto 17 Settembre 2017 08:09

    Il punto è che ci sono troppi ignoranti in giro.. e moltissimi sono seduti al consiglio comunale.. bei tempi quando veniva berlusconi e prometteva rinforzi per il Messina..

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  5. dottoressa,lei mette a confronto Enzo Bianco e Giardina col nulla ? ma mi faccia il piacere e non cerchi di lavare la testa all’asino.

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  6. dottoressa vuole confrontare due sindaci veri,Bianco e Giardina, col nulla? è come lavarici a testa o sceccu.

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  7. MessineseAttenti 17 Settembre 2017 09:21

    Il termine “Sua santità” non si puo usare colil dalai lama, visto che non crede ai santi. Fatelo usare a Accorintintin che non capisce nulla.

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  8. DOTT.SSA BRANCATO MI SCUSI SE INTERVENGO CON UN ARGOMENTO CHE NON RIGUARDA IL SUO BELLISSIMO E PERFETTO ARTICOLO. IL SINDACO DI FIRENZE HA CONCESSO LA CITTADINANZA ONORARIA AL DALAI LAMA, EBBENE “LA CINA COMUNISTA CHE HA ANNESSO E MASSACRATO MIGLIAIA DI TIBETANI” (DISCORSO DI SOCCI OGGI PUBBLICATO NEL GIORNALE LIBERO), HA RESO NOTO CHE LA CINA HA ORGANIZZATO A FIRENZE UNA PROTESTA DELLE ASSOCIAZIONI CINESI IN ITALIA GIORNO 19 SETTEMBRE 2017, CONTRO QUESTA DECISIONE. LA DIMOSTRAZIONE E’ AUTORIZZATA. SI EVINCE CHE L’ITALIA E’ SOTTOMESSA AI VOLERI ECONOMICI DELLA CINA COMUNISTA. SIGNIFICA CHE E’ IN GRADO DI PROTESTARE IN CASA DI ALTRI CON PROPRIE DECISIONI AUTONOME (COMUNE ITALIANO ANCHE SE E’ DI SINISTRA) ORA SARA’ A MESSINA O SE NE FREGANO?

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  9. letterio.colloca 17 Settembre 2017 10:20

    Accorinto passerà nell’elenco NOMEA come il peggiore “sindacalicchio”che con altri arroganti ed IMPROVVISATI esperti di pressapochisti hanno incasinata Messina,già depredata dai suoi predecessori e condannati col marchio infame di LADRI! Beh,come autoprofessato buddista,ACCORINTO é la “BEGHINA” ipnotizzata dall’incomprensibile (per lui!) vera filosofia della religione buddista: ammucchiando “CA…SSATE” senza mai finire e-non rivivesse tanta sciagura-farebbe sbellicare dalle risate (come faceva il suo “generalino” in una trasmissione rtp!),sono costoro le iatture di Messina e ..non se vogliono andare.Quali saranno gli …”odori” che li caratterizzeranno quando la Magistratura porrà su di loro le proprie attenzioni

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  10. è il Sindaco di Messina scelto e voluto dal popolo che lo conoscono per la sua personalità i suoli comportamenti le sue passioni e allora ?

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  11. Ora che questo squallido personaggio ha soddisfatto la sua mitomania narcisistica potrebbe anche togliere il disturbo ponendo fine al martirio cui da più di quattro anni sta sottoponendo la città e lasciare che i messinesi si scelgano un sindaco vero.

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  12. Con queso raffinatissimo articolo, credo che Rosaria Brancato abbia raggiunto l’apice, dei suoi innumerevoli interventi ed articoli, non sempre, condivisibili. Infatti, è riuscita con pochi tratti di penna delineare benissimo le figure di Renato e del Dalai Lama, illustrandone con sensibilità quasi “buddista” i rispettivi caratteri.Un vero autentico insegnamento “buddista”, una “lectio magistralis” di cui tutti noi ed il nostro Sindaco, faremmo bene a farne tesoro. “L’abbattimento dell’Ego”è infatti il comandamento principale del buddismo. Gli inganni dell’Ego però sono i pericoli piu subdoli da superare. Renato, purtroppo non sembra esserne indenne. Che il Dalai..lo “illumini”. Ora si sfli definitivamente la “sacrilega” maglietta NOPonte.

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  13. caro giovannino,
    forse lo ha dimenticato , ma lei vive in un paese democratico, non pèr le istituzioni che governano (dittatori allo stato puro), bensi per la gente in cui ci abita. pertanto le proteste, se controllate dagli organi competenti, devono esserci e devono avere luogo per conoscere la differenza di pensiero e farla conoscere anche a noi per evolverci ad un grado di conoscenza migliore.
    il DALAI LAMA non aveva ragione di venire qui se non per divulgare la sua religione, filosofia ed in maniera democratica accettarla o meno.
    SICURAMENTE NON ACCETTO LE BRUTTE FIGURE DEL FINTO PERBENISTA DEL TIBETATNO ACCORINTI ….. MA FAMMI IL PIACERE…..

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  14. Ognuno ha le proprie di ossessioni. Accorinti è ossessionato dal Dalai Lama, altri lo sono da Accorinti. È una triste constatazione in entrambi i casi.

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  15. La signora Brancato vuole forse valutare la distanza che lega l’osservanza di una fede dalla sua pratica? Vogliamo veramente giudicare la morale di ognuno, cristiani o meno, politici o meno, che vivono in modo incoerente la fede professata? Perché Accorinti dovrebbe essere immune alla incoerenza che ogni cristiano manifesta giornalmente in atti e pensieri, rispetto a quanto dettato dalla propria fede?
    Ma di cosa stiamo parlando se non di un giudizio di carattere morale?
    Non vedo traccia di politica in tutto ciò.

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  16. Signora Brancato, condivido parzialmente il suo articolo. sicuramente come dice Lei al Dalai Lama non interessa essere cittadino onorario della nostra città, non per disprezzo nei nostri confronti, ma perché è un cittadino dell’umanità e certamente non è una persona che va in cerca di onorificenza da esporre in una vetrina. Tuttavia non posso non biasimare un Consiglio comunale che non ha concesso la cittadinanza onoraria al Dalai Lama, solo per fare una ripicca ad Accorinti, non può passsare inosservato che ieri tranne i 4 consiglieri di CMDB il solo Sottile è andato al Teatro cittadino per sentire il Dalai Lama. Mi sembra che anche loro sono ossessionati da Accorinti e l’unico scopo che si prefiggono è quello di creare questioni stupide.

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  17. Dispiace che pochi abbiano letto nell’articolo di Rosaria Brancato il vero e profondo significato.A parte infatti la sempre utile “interpretazione autentica” dello spirito della “religione buddista”,mi sembra che la”morale” più significativa che se ne può trarre,ma dagli insospettabili risvolti Politici é la seguente:Renato Accorinti è un narciso!Un narciso che crede”in buona fede”di possedere la verità rivelata e combatte chiunque osi non condividere tale sua visione.Tale condizione peró,trasferita sul piano politico amministrativo,procura alla comunità guasti devastanti ed irrimediabili.Egli non se ne rende conto, perché immerso nella Matrix ideologica fideistica.É bene pertanto che qualcuno glielo ricordi.Io,ci avevo provato da un pezzo.

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