Giuseppe Leone, viaggio nell’Isola del pensiero

Giuseppe Leone, viaggio nell’Isola del pensiero

Domenico Colosi

Giuseppe Leone, viaggio nell’Isola del pensiero

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martedì 03 Maggio 2016 - 22:07

Suggestiva mostra del Maestro ragusano nei locali della Magika Edizioni: gioco di corrispondenze con la grande letteratura, sulle orme di Sciascia, Consolo, Bufalino e Goethe

Un’ombra tra i vicoli di Biancavilla, l’Etna osservato dalle Madonie, suore-vestali nella Valle dei Templi: il bianco e nero riconsegna alla Sicilia la sua storia di ineffabile complessità, vertigine acrobatica tra sussurri e grida, luce e tenebra. Ad esaltare l’irregolare linearità dell’esistenza siciliana in un gioco di corrispondenze di radice illuministica, “L’isola del pensiero. 1968-2013”, personale di Giuseppe Leone allestita nei locali della Magika Edizioni (via Placida, 77) fino al 20 maggio: una visione letteraria e archivistica di un elemento umano immerso nella selvaggia rivelazione della bellezza, catalogo da squadernare in percorsi personali; nessuna retorica dei bei tempi che furono, ma memento della sconfitta progressiva dell’isola, trionfalmente sepolta nell’età del benessere dall’ingordigia del cemento.

Il Maestro ragusano, a lungo anche collaboratore di Sciascia, Consolo e Bufalino per ricognizioni naturalistiche e scorribande letterarie dal cuore della Sicilia, inquadra l’orgoglio e il disincanto della terra del mito dall’angolatura dei grandi scrittori giunti tra Palermo, Catania e Messina a conclusione del grand tour europeo, classico percorso di formazione dei giovani letterati ottocenteschi: resta così intatta l’esaltazione di Goethe e Guy de Maupassant per un viaggio al confine della civiltà, tra vestigia abbandonate, rituali contadini e feste paesane discendenti di una religione rimodellata secondo esigenze localistiche, private, personali. L’Illuminismo negato, quando il pensiero segue rotte imponderabili tra le contrastanti correnti dell’interesse e dell’apatia: l’unico rifugio nell’edenico passato, del doman non v’è certezza. “Mi considero un sopravvissuto – racconta Giuseppe Leone – gli amici scrittori e fotografi con cui ho condiviso le tappe più importanti della mia carriera appartengono oramai alla storia, penso a Sellerio, Sciascia, Bufalino. Si litigava per una foto, per uno scatto in grado di racchiudere mesi di sacrifici in giro per l’isola: un intero mondo è lentamente tramontato. Mi sono sentito sempre a disagio come scrittore, la mia dimensione ideale è quella della fotografia: ho deciso dunque di creare un ponte immaginario tra la grande letteratura e i miei scatti, idea di fondo che anima la mostra L’isola del pensiero e il testo-catalogo edito da Postcart ad essa collegata. Ho molto amato la città di Messina, e la trovo oggi devastata dal cemento: sono orgoglioso di portare una foto dello Stretto tra le sale del MAXXI di Roma per la mostra sugli scorci più suggestivi dello stivale realizzata per i settant’anni della Repubblica Italiana”.

Una mare nebbioso, astratto, metafisico, nello scatto richiamato da Leone, tra i più affascinanti della mostra allestita a Messina da Emanuela Alfano e Federica Siciliana su idea di Alessandro Mancuso. Tutte le foto, stampate su carta baritata al bromuro d’argento, seguono un viaggio personale nell’ignoto, con i brani letterari come elegante gioco di corrispondenze. Scriveva D’Arrigo: “Fra Scilla e Cariddi il battello spalò a lungo sul mare. Il fischio di sempre sin oggi è storia tua”.

Domenico Colosi

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