Mancano strutture e magistrati, dibattito "straordinario" in Consiglio Comunale

Mancano strutture e magistrati, dibattito “straordinario” in Consiglio Comunale

Sara Faraci

Mancano strutture e magistrati, dibattito “straordinario” in Consiglio Comunale

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martedì 05 Febbraio 2013 - 17:20

Nel corso di una seduta strordinaria ed appositamente convocata, consiglieri ed ed autorevoli esponenti della magistratura e dell'avvocatura hanno discusso sulle possibili strategie da adottare. Inevitabile l'accenno al secondo Palazzo di Giustizia. Un'urgenza dettata oltretutto dalla necessità di non perdere le sovvenzioni stanziate dal Ministero

Carenza dell'organico magistratuale, insufficienza delle strutture giudiziarie. Il Consiglio Comunale torna a gettare il suo occhio critico sull'annosa telenovela della giustizia messinese, defraudata giorno dopo giorno, da inerzie e incauti provvedimenti, delle sue travi portanti. All'ordine del giorno, stamane a Palazzo Zanca, l'opportunità di redigere un documento unanime per avversare con ogni strumento a disposizione l'infausto provvedimento Ministeriale che ha disposto un drastico ridimensionamento delle piante organiche degli uffici giudiziari, diffondendo il panico sulla già precaria funzionalità dell'apparato della giustizia nella città di Messina.

E' un bollettino di guerra quello al quale dà voce il presidente dell'Unione degli ordini Forensi della Sicilia, Francesco Marullo: 5 i giudici che perderà la nostra città (4 giudicanti e un inquirente), 25 quelli che saranno sottratti a Palermo, 6 ad Enna e altri 6 a Caltanissetta per proseguire così nelle altre province sino ad arrivare a un totale di 81 giudici in meno per l'intera Sicilia.

Ma a sollecitare attenzione da parte dei rappresentanti della politica, anche l'annosa questione del secondo Palazzo di Giustizia. Una struttura per la cui costruzione o acquisto è stato stanziato un finanziamento ministeriale di circa 18 milioni di euro. Una mano tesa da parte del governo centrale, alla quale ha fatto riscontro un caos amministrativo fatto di appalti giudicati irregolari dal Consiglio di Giustizia Amministrativa e minacce di annullamento delle procedure effettuate, con conseguente rischio di far andare in fumo la possibilità di ottenere le sovvenzioni ministeriali. Un'interminabile controversia che ha visto anche affiorare proposte alternative tra cui quella relativa alla costruzione di una torre in vetro all'interno dello stesso cortile che ospita già Palazzo Piacentini.

Eventualità che non ha mancato di suscitare lo sdegno di molti, tra cui il consigliere comunale Salvatore Ruello: "Il nostro è un contesto urbano già definito che non ha bisogno di fantasie architettoniche – ha chiarito il consigliere senza mezzi termini -Palazzo Piacentini è una struttura monumentale e storica, vincolata dalle apposite normative in merito, per questo è inammissibile che sia realizzata proprio accanto una torre in vetro. Oltretutto, considerato il bisogno di spazi, questa torre dovrebbe essere un grattacielo".

A dipingere una situazione davvero paradossale, anche alcuni esponenti della categoria forense, invitati a prendere parte al consesso consiliare indetto proprio per discutere le possibili strategie da adottare per far fronte alla temuta iniziativa lanciata da Roma. "Le parole non possono mostrare realmente le difficoltà alle quali quotidianamente sono chiamati a far fronte i responsabili dell'amministrazione della giustizia – ha affermato la dott.ssa Rizzo, Presidente della Corte d'Appello, sezione lavoro di Messina – per questo mi rifaccio direttamente ai numeri: al 31 dicembre del 2012 sono stati registrati 5431 procedimenti pendenti. Si tratta di un incremento di circa il 20% rispetto all'anno precedente. Posso parlare solo per la mia sezione – ha aggiunto la Rizzo – e posso dire che tre soli consiglieri sono chiamati a depositare 1800 sentenze circa ciascuno e devono presiedere a una media di 200 cause ad udienza senza tenere in considerazione le sedute straordinarie. Una situazione che moltiplica i rinvii riflettendo ai cittadini un'immagine deviata della giustizia".

Disegno nitido, quello presentato dagli esponenti della magistratura che, per la prima volta, incontrano le preoccupazioni di avvocatura e istituzioni dando vita a un fronte coeso. "Condividiamo le ansie della magistratura – ha dichiarato all'apertura della seduta il Presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Previti – c'è la necessità che il Governo centrale sia raggiunto da un urlo di reazione da parte della nostra città. Siamo in presenza di una "omissione di soccorso" nei confronti del nostro territorio ed è necessario che l'esecutivo nazionale in quest'ultimo scorcio della sua legislatura o quello che lo seguirà nella prossima risparmino su altri versanti, magari concedendo meno denaro alle banche".

Un duro attacco verso le istituzioni nazionali che sembrano fare orecchie da mercante rilanciando un piano di ulteriore contrazione degli organici in seno a una realtà che già stenta a tenersi in piedi. "Al danno si aggiunge la beffa – ha rincarato la dose il segretario UIL, Costantino Amato – perché non solo non si è dato ascolto alla richiesta di ampliamento degli organici ma si è pensato di ridimensionarli sicché ad oggi possiamo dire che a Messina il sistema giustizia non c'è. E' come se l'amministrazione della giustizia fosse stata sospesa perché materialmente non la si può esercitare. Ed è per questo che quella bozza di intervento calata da Roma dev'essere ribaltata".

Dello stesso avviso anche l'esponente del Pd, Felice Calabrò il quale pone l'accento sulla problematica del ricollocamento del personale che ricopre quelle cariche magistratuali che stando al progetto dovrebbero essere soppresse ma al contempo sollecita la formulazione di una via alternativa per uscire dall'impasse. "Non possiamo limitarci alla sola protesta – ha affermato Calabrò – ma dobbiamo ideare delle strade per mettere in difficoltà chi ha partorito questo provvedimento che è stato concepito senza tener conto del contesto socio – economico della nostra città e in particolare degli arretrati e delle sopravvenienze che già allungano i tempi dei normali iter procedurali". In altri termini il progetto di Roma è visto come un impianto astratto, studiato per il raggiungimento di un obiettivo ma senza prevederne le incompatibilità con l'effettiva realtà di Messina. Una scelta che rischia di segnare profondamente la città allontanando possibili investitori e condannandola alla "morte civile".

"Da questo punto di vista la città è in ginocchio – ha detto il commissario straordinario, Luigi croce, anch'egli presente all'assemblea – e questo ha risvolti negativi sulla fiducia nei confronti dello Stato, fiducia che dovrebbe essere coltivata quotidianamente.". Ma Croce non è il solo a soffermarsi sulla distorta percezione della giustizia trasmessa ai cittadini: "Il processo è giusto anche perché si fa in tempi ragionevoli – ha spiegato nel corso della riunione il Presidente della Corte d'Appello, Nicolò Fazio -e per consentire ciò occorrono mezzi e uomini. L'efficienza della giustizia è la cartina tornasole della qualità della vita, dello sviluppo e del benessere sociale ed è anche uno dei fattori che evitano che la gente faccia giustizia da sé, per questo contiamo sull'approvazione di un documento unitario da inoltrare al CSM e alla Presidenza del Consiglio".

A preoccupare poi, le spaccature che sembrano lottizzare il nostro paese pure in merito al tema giustizia, di questo avviso l'onorevole Vincenzo Garofalo che ha chiarito la valenza del principio di uguaglianza anche in quest'ambito: "Un cittadino non può subire tempi più lunghi rispetto ad altre zone d'Italia per vedere soddisfatto il proprio legittimo diritto ad avere giustizia, del resto non si può nemmeno chiedere a un giudice di formulare un maggior numero di sentenze dato che già siamo al top della produttività". (Sara Faraci)

Un commento

  1. tutte cose che non producono reddito, signori….ma questo è importante per Messina? Ma non avete capito che non ce la facciamo più.
    Il costo medio di un dipendente del ministero di grazie e giustizia, compresi gli uscieri è di 140.000 euro l’anno, di un poliziotto 30.000 euro, c’è bisogno di dire altro?
    Pagate meno i dipendenti del ministero di grazia e giustizia e prendetene di più, fate lavorare i giovani, fate concorsi, migliorate la produttività.

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