L'indigente morto nella Real Cittadella: simbolo di una città senza memoria

L’indigente morto nella Real Cittadella: simbolo di una città senza memoria

Daniele Ferrara

L’indigente morto nella Real Cittadella: simbolo di una città senza memoria

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lunedì 16 Aprile 2018 - 08:01

La tragedia delle scorse settimane ha evidenziato le contraddizioni di una città che non sa valorizzare i suoi tesori

Una settimana fa un indigente marocchino trova la morte nei locali della Real Cittadella; non in caverna o grotta come si è detto, ma in una stanza della fortezza.

La si può definire una tragedia annunciata, visto che lo sventurato è deceduto nel degrado del monumento che per anni è stato denunciato da più parti interessatesi, senza intervento delle istituzioni.

Spieghiamo ancora una volta che cos’è questa Real Cittadella, perché sul serio ai Messinesi occorre sentirlo ripetere fino alla nausea, o fino a quando prenderanno a cuore la sorte di questo vestigio dal valore incommensurabile.

La Real Cittadella di Messina fu progettata nel 1680 dall’ingegnere militare Carlos de Grunenbergh come fortificazione alla moderna (a pianta pentagonale), fu completata in sei anni e presto si fece la nomina della fortezza più imprendibile del Mediterraneo; collocata all’inizio della Penisola di San Raineri, era difesa da cinque possenti bastioni e separata dalla terraferma e dal Forte del Santissimo Salvatore da due fossati, una vera e propria isola artificiale fortificata.

La piazzaforte fu al centro di vari fatti d’armi* e sarebbe dovuta rimanere a perpetua memoria come santuario d’eroi, dal 1861 invece coloro che ne hanno avuto il potere l’hanno via via demolita, in nome della modernità.

Ecco cosa ne rimane oggi: i due bastioni che guardano allo Stretto, il Santo Stefano e il San Diego con il relativo muro di collegamento, parti della cortina Grazia fra il San Diego e lo scomparso San Francesco, due padiglioni interni, due falsebrache e due rivellini (fortificazioni minori antistanti quelle principali) dal lato della terraferma con la Porta Carolina; la bellissima Porta Grazia è rimontata in Piazza Casa Pia.

Gravissimo è lo stato d’incuria assoluta in cui versa. Quasi tutta l’area è ricoperta di vegetazione, i due bastioni e la galleria di collegamento sono pieni di spazzatura e la zona è frequentata da molti cani randagi; e non solo, le falsebrache sono occupate da senzatetto nella più totale indigenza, mentre gli edifici interni sono divenuti veri e propri appartamenti.

Perché tutto ciò? Eppure progetti di riqualificazione sono stati presentati più volte, come uno del 1986 che avrebbe reso la piazzaforte una nuova cittadella turistica con musei, mostre e molto altro, ripristinando l’antica planimetria della Real Cittadella. Invece dopo più di trent’anni è ancora uno stupendo museo della vergogna.

I locali della fortezza sono sottoposti a vincolo, ma questo vincolo non è rispettato; sono tutelati per legge, però nessuno li tutela. Tanto per cambiare, dovrebbero essere i soldi il problema? I soldi per le cose doverose ci devono essere sempre; e se non ci sono, si trovano, perché il denaro è fatto per essere usato e non per stagnare.

In un certo senso la Real Cittadella è il simbolo stesso di Messina, delle sue glorie e delle sue disgrazie. Messina, proprio come la fortezza, è stata demolita per cancellarne la memoria, smembrata in nome dell’utilitarismo, dimenticata a favore delle futilità.

Quando ci domandiamo cosa vogliamo fare della Real Cittadella, ci stiamo domandando cosa vogliamo fare di Messina stessa; e cosa vogliamo farne? Vogliamo abbandonarla alla devastazione e dannarne per sempre il futuro?

Daniele Ferrara

* Vedasi l’articolo “Il 13 Marzo 1861 la Real Cittadella capitolava ai Savoia. Oggi è nel degrado” del 13/03/18.

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