Cartour a Catania, il futuro delle autostrade del mare è legato al porto di Tremestieri

Cartour a Catania, il futuro delle autostrade del mare è legato al porto di Tremestieri

Marco Ipsale

Cartour a Catania, il futuro delle autostrade del mare è legato al porto di Tremestieri

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lunedì 06 Aprile 2015 - 22:26

Comune, Autorità Portuale e tecnici tutti d’accordo nell’individuare la soluzione ai problemi del traffico pesante. L’ampliamento del porto a sud potrà consentire l’approdo della Cartour e di altre linee marittime a lunga percorrenza. Ma cosa succederà nel frattempo?

Ha ragione Franza, anzi no, ha ragione Accorinti, anzi no, hanno ragione gli autotrasportatori. Il dimezzamento della linea Messina – Salerno riaccende un dibattito mai sopito. Nel 2015 Messina non è ancora riuscita a trasformare il traffico marittimo da emergenza a risorsa.

Altrove le autostrade del mare sono una manna dal cielo. Da Genova, Livorno, Civitavecchia e Salerno, oltre che per altre rotte italiane, si parte per la Spagna; da Trieste per la Turchia, l’Albania e la Grecia. Sono i cinque porti italiani in cui si sviluppa il maggiore traffico ro-ro, che sta per roll on (salire) e roll off (scendere), poi ci sono i porti siciliani e quello di Napoli, che sviluppano solo rotte nazionali: Palermo è collegata con Salerno, Napoli, Civitavecchia e Genova; la vicina Termini Imerese con Livorno e Genova; Catania con Salerno, Napoli e Ravenna; Trapani con Civitavecchia; infine, per quel che ci riguarda più da vicino, Milazzo con Napoli e Messina con Salerno. Qualche tempo fa, Caronte e Tourist operava anche sulla linea Messina – Civitavecchia, un’esperienza durata appena un anno e poi accantonata. Una rotta che, in futuro, potrebbe essere ripresa, così com’è possibile pensare all’ingresso di nuove tratte, magari verso Livorno e Genova e gli altri Paesi del Mediterraneo.

E’ uno degli obiettivi dell’Autorità Portuale, che a tal proposito ha già firmato due protocolli d’intesa: uno con Ram, la Rete autostrade mediterranee, l’altro con Ice, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Il progetto è inserito nell’ambito del Piano Export a sostegno delle Regione di convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).

“Tutti i porti del mondo puntano al potenziamenti dei traffici commerciali e Messina non deve fare eccezione. Le autostrade del mare rappresentano un indotto lavorativo importante”. Parole più volte utilizzate dal presidente De Simone, che vuole coinvolgere anche Camera di Commercio, Confindustria, Università e Regione per movimentare verso i mercati nazionali ed europei i settori messinesi con maggiore vocazione all’esportazione: agroalimentare, florovivaismo e nautica. Rafforzando il posizionamento delle imprese messinesi sul mercato, potrebbe essere possibile sviluppare nuovo traffico sui porti con nuovi servizi logistici.

Il problema è che tutte le belle intenzioni si scontrano con la carenza di infrastrutture. E l’unica che può dare risposte in tal senso è il porto di Tremestieri. Potrebbe suonare ridicolo nel momento in cui l’approdo è rimasto aperto per soli 25 giorni negli ultimi 5 mesi, ma non si parla dei semplici due scivoli esistenti quanto del grande progetto di ampliamento che dovrà servire a smaltire tutto il traffico da attraversamento gommato, sia sullo Stretto sia al di fuori, e che, appunto, consentirebbe l’approdo della linea Messina – Salerno e di eventuali altre nuove tratte.

E’ vero che la collocazione del porto è infelice dal punto di vista meteomarino. Ma è altrettanto vero che è invece felicissima dal punto di vista autostradale, con un collegamento diretto che non intralcia con la circolazione cittadina. Realizzare un porto a qualche chilometro di distanza non avrebbe cambiato le cose. La posizione migliore, per la protezione dello Stretto, è quella del porto storico o di qualche chilometro più a nord. Ma allora la città dovrebbe continuare a sopportare la rada San Francesco, che collega le due sponde in 20 minuti ma è distante 2 chilometri dalla rampa di accesso dello svincolo di Boccetta e ben 3 chilometri e 300 metri da quella dello svincolo di Giostra. Lo svincolo autostradale ancora più a nord è quello di Villafranca, improponibile perché i tempi di traghettamento lieviterebbero fino a un'ora e mezza.

La nuova via don Blasco non è una soluzione definitiva. Sarà utilissima per una serie di motivi ma per il traffico gommato legato a quello marittimo potrà servire solo ad alleviare le pene. E’ una strada importante per i messinesi, prima ancora che per i tir e, in ogni caso, termina sul viale Gazzi. Per l’ennesima volta, si tratterà di spostare il problema senza risolverlo. Né può essere una soluzione la via del mare, che è ancora solo in fase progettuale e senza fondi. Dovrà diventare la nuova strada lungomare di Messina, non certo un'autostrada urbana per i tir.

Ecco allora che resta solo il porto di Tremestieri. E se è vero che non si trova in una posizione semplice, è anche vero che nel 2015 esistono le tecniche adeguate per realizzare porti in posizioni anche peggiori di quella. Tutto sta nel fare le cose perbene. E’ evidente che finora non è stato così, lo dicono i fatti ed i continui insabbiamenti. Stavolta, il progetto della Coedmar, che è diventato definitivo, sembra aver convinto tutti i tecnici e potrebbe davvero trasformare un approdo precario in un vero grande porto.

Il problema è che anche su questo fronte, come sempre, non mancano le difficoltà. Il Comune, per snellire l’iter, è “a caccia” deipoteri speciali. Su questo aspetto, il sindaco Accorinti ha rivelato la promessa di Graziano Delrio, fino a ieri sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed oggi neo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. La preoccupazione più grande riguarda i fondi: il mutuo da 35 milioni con la Banca Dexia, anzitutto, che il segretario Le Donne tenterà di rinnovare entro aprile; ma anche i 20 milioni promessi dalla Regione e i 10 milioni dal Cipe.

Se arriverà l’ok ai finanziamenti e al progetto definitivo, si potrà finalmente firmare il contratto con l’impresa. Da quel momento, serviranno quattro mesi per la redazione e l’approvazione del progetto definitivo. Iniziare i lavori entro fine anno sarebbe già un grandissimo risultato, poi dovrebbero avere una durata di 2 anni e 4 mesi, collaudi e prove di navigazione incluse.

Nella migliore delle ipotesi, ma è davvero un orizzonte ottimistico, il nuovo porto potrebbe essere pronto nel 2018. In quel momento, Messina avrebbe un’infrastruttura adeguata per liberarsi dalla morsa dei tir e per ospitare le autostrade del mare, magari anche con nuove linee.

Cosa succederà da oggi sino ad allora? La scelta di spostare una delle due navi da Messina a Catania, da parte di Caronte e Tourist, è legittima ed è giustificata dalle limitazioni orarie per il passaggio dei mezzi pesanti. Per Messina è, al contempo,una notizia cattiva e una buona: quella cattiva è la perdita di una linea commerciale, con la necessità di trasferire parte del personale a Catania; quella buona è che ci saranno meno tir in città. Ma è giusto consentire il passaggio indiscriminato dei tir in via La Farina e sul viale Europa, lasciando nel caos due lunghe strade principali del centro città? Oppure è giusto dare priorità alla vivibilità dei cittadini? Una vivibilità che, però, comprende diversi fattori: sicurezza, aria pulita e sviluppo economico-occupazionale. Fattori che, in questo caso, contrastano tra loro, a maggior ragione se non si riesce a raggiungere un accordo che soddisfi tutte le parti in causa. Qualunque soluzione, a questo punto, rischia di generare malumore. L’unica certezza è che Messina arriva al 2015 con un clamoroso ritardo infrastrutturale, una colpa da addebitare a tutte le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 30 anni.

Marco Ipsale

8 commenti

  1. IH-870 I-ITGI 7 Aprile 2015 05:34

    “Messina arriva al 2015 con un clamoroso ritardo infrastrutturale, una colpa da addebitare a tutte le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 30 anni.”

    COMMENTO : a Messina le occasioni vengono lasciate semplicemente “ad aspettare”. Si vuole il profitto, ma senza stare là a faticare troppo. Il porto di Tremestieri, si rivela essere, in pratica un concentratore passivo di sabbia, utilizzando semplicemente la forza del mare. E’ sensato questo uso di denaro pubblico, solo per avere questo risultato pratico ? Vorrei che su questo punto, fossero i progettisti e i costruttori di quest’opera a rispondermi su questo giornale. Non mi interessa insultare o mettere alla pubblica gogna nessuno ; voglio solo capire come stanno le cose.

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  2. IH-870 I-ITGI 7 Aprile 2015 05:34

    “Messina arriva al 2015 con un clamoroso ritardo infrastrutturale, una colpa da addebitare a tutte le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 30 anni.”

    COMMENTO : a Messina le occasioni vengono lasciate semplicemente “ad aspettare”. Si vuole il profitto, ma senza stare là a faticare troppo. Il porto di Tremestieri, si rivela essere, in pratica un concentratore passivo di sabbia, utilizzando semplicemente la forza del mare. E’ sensato questo uso di denaro pubblico, solo per avere questo risultato pratico ? Vorrei che su questo punto, fossero i progettisti e i costruttori di quest’opera a rispondermi su questo giornale. Non mi interessa insultare o mettere alla pubblica gogna nessuno ; voglio solo capire come stanno le cose.

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  3. Finalmente, l’articolo mette al centro il vero problema “Messina arriva al 2015 con un clamoroso ritardo infrastrutturale”, cosa che molti continuano ad ignorare. Serve programmazione, progettualità, investimenti, coordinamento tra enti pubblici, soggetti economici e cittadinanza. Non bisogna più tirare a campare insomma, solo così può esserci sviluppo e concorrere con le altre città del mediterraneo. Non è sempre colpa degli altri se Noi siamo indietro.

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  4. Finalmente, l’articolo mette al centro il vero problema “Messina arriva al 2015 con un clamoroso ritardo infrastrutturale”, cosa che molti continuano ad ignorare. Serve programmazione, progettualità, investimenti, coordinamento tra enti pubblici, soggetti economici e cittadinanza. Non bisogna più tirare a campare insomma, solo così può esserci sviluppo e concorrere con le altre città del mediterraneo. Non è sempre colpa degli altri se Noi siamo indietro.

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  5. Dopo la lucida “fotografia”di Marco Ipsale si ha la angosciante sensazione di restare ancora immersi nella solita palude,tutta messinese:Discussioni infinite,promesse,rinvio dei problemi,accuse reciproche… immobilismo e degrado sempre maggiore.Agli occhi di un “marziano”, appariamo sempre più FOLLI, IGNORANTI e MASOCHISTI.Tutto ciò per non invitare al tavolo un “appestato”,il convitato di pietra con la pietra(filosofale) in grado di risollevare in un sol colpo Messina e la Sicilia,come un novello Colapesce. Bisogna liberarsi dalla paura del nuovo e dagli stereotipi”culturali”IlMessinese deve saper governare se stesso ed essere artefice del proprio futuro che non può essere affidato evidentemente a qualche nave o strada di”servitù” in più

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  6. Dopo la lucida “fotografia”di Marco Ipsale si ha la angosciante sensazione di restare ancora immersi nella solita palude,tutta messinese:Discussioni infinite,promesse,rinvio dei problemi,accuse reciproche… immobilismo e degrado sempre maggiore.Agli occhi di un “marziano”, appariamo sempre più FOLLI, IGNORANTI e MASOCHISTI.Tutto ciò per non invitare al tavolo un “appestato”,il convitato di pietra con la pietra(filosofale) in grado di risollevare in un sol colpo Messina e la Sicilia,come un novello Colapesce. Bisogna liberarsi dalla paura del nuovo e dagli stereotipi”culturali”IlMessinese deve saper governare se stesso ed essere artefice del proprio futuro che non può essere affidato evidentemente a qualche nave o strada di”servitù” in più

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  7. e chi se ne frega se le navi vanno a CT? noi avremo x sempre i niri,i marocchini ,i rom,i cani x la strada,le erbacce sui marciapiedi,le buche, a munnizzi e un grande amico della città che purtroppo pero’, “FREE TIBET, e se ne frega di “FREE mESSINA:

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  8. e chi se ne frega se le navi vanno a CT? noi avremo x sempre i niri,i marocchini ,i rom,i cani x la strada,le erbacce sui marciapiedi,le buche, a munnizzi e un grande amico della città che purtroppo pero’, “FREE TIBET, e se ne frega di “FREE mESSINA:

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