Mafia e appalti pubblici: due imprese messinesi finiscono nel mirino della DIA

Mafia e appalti pubblici: due imprese messinesi finiscono nel mirino della DIA

Veronica Crocitti

Mafia e appalti pubblici: due imprese messinesi finiscono nel mirino della DIA

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lunedì 13 Luglio 2015 - 11:00

Gli accessi del Gruppo Interforze Antimafia rientrano nell’ambito di vaste attività che, solo nel primo semestre del 2015, hanno analizzato la posizione di 136 persone giuridiche e monitorato 18 imprese vincitrici di appalti pubblici.

Due imprese in accertato odore di mafia, 9 interdittive antimafia, 7 rigetti di iscrizione alla White List, 18 monitoraggi su società aggiudicatrici di opere pubbliche, controllo della posizione di 108 soggetti, 134 iscrizioni alla White List passate a setaccio. E’ ingente il bilancio dei sette mesi di intensi controlli effettuati dal Gruppo Ispettivo Antimafia all’interno di cantieri ed imprese di Messina e provincia vincitrici di appalti pubblici. Molteplici le attività portate avanti dal Gruppo Interforze nato in seno alla Prefettura di Messina, che ha visto l’impegno congiunto Prefettura, ufficiali e funzionari della Direzione Investigativa Antimafia, della Questura e dei Comandi Provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, insieme alla Direzione Territoriale del Lavoro e del Provveditorato OO.PP.

E’ stato il coordinamento operativo della DIA, nello specifico, a chiudere il cerchio su due imprese messinesi in odore di mafia. Nel primo caso, si tratta di un cantiere di Messina, i cui lavori erano stati appaltati dal Comune per la riqualificazione del traffico veicolare. Lo scorso febbraio, gli uomini della DIA avevano controllato 7 persone, 9 imprese e 6 mezzi, facendo ben presto emergere come vi fossero stati dei tentativi di infiltrazione e condizionamento mafioso nella gestione dell’impresa. Dopo aver passato a setaccio l’intera documentazione di accesso, appalti e contratti, gli inquirenti avevano notato come molti soggetti vicino all’impresa fossero ben noti alle Forze dell’Ordine e come la stessa avesse violato il Protocollo di Legalità “Carlo Alberto Dalla Chiesa”. In tal senso, infatti, l’impresa si era avvalsa di fornitori e prestatori di servizi già “contaminati” da vicende giudiziarie. Così, dopo aver ricevuto tutto il materiale info-investigativo, il Prefetto Stefano Trotta adottò una Informazione Antimafia Interdittiva.

La seconda impresa finita nel mirino della Dia, si trovava invece nel comune di San Fratello ed era la vincitrice di un appalto pubblico della Regione Siciliana per l’esecuzione di lavori di messa in sicurezza del territorio comunale dopo le frane del 2010. Anche qui, gli inquirenti sono passati al setaccio di documentazione, appalti e contratti, portando alla luce condizionamenti ed infiltrazioni mafiose nella gestione dell’impresa. Il “no” all’iscrizione alla White List era scattato nell’immediato, su decreto del Prefetto.

Dall’inizio del 2015, nel corso di 12 riunioni, il Gruppo Interforze ha analizzato la posizione di 136 imprese iscritte alla White List, soprattutto di quelle i cui profili erano degni di approfondimento. Dalle investigazioni, era emerso come molte di loro non avessero i requisiti necessari per la permanenza. Per 9 è scattata l’interdittiva antimafia per richieste di certificazioni antimafia o erogazioni pubbliche, per 7 il rigetto all’iscrizione della White List, mentre per una era scattata la comunicazione. In sei mesi, la DIA di Messina ha effettuato 18 monitoraggi specifici in società vincitrici di appalti e opere pubbliche per un valore totale di oltre 6milioni di euro, controllando anche 108 persone.

A finire nel mirino dei controlli non c’erano soltanto i lavori di elevato importo, ma anche quelli “sottosoglia europea” o di non rilevante importo economico. Questo perché, come più volte ribadito, “la metodologia di lavoro eseguita si fonda si fonda sul preciso convincimento che anche nell’aggiudicazione di lavori con importi non elevati, magari con procedure di affidamento diretto e/o negoziato, si possono celare interessi e condizionamenti della criminalità organizzata di tipo mafioso, possibile destinataria finale delle svariate somme erogate con appalti pubblici – singolarmente non di rilevante importo ma nel complesso di sensibile valore – a società di facciata che potrebbero risultare tutte ad essa riconducibili. (Veronica Crocitti)

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