Alla riscoperta delle realtà architettoniche della città: Palazzo Piacentini

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venerdì 25 Novembre 2011 - 10:30

L'iniziativa voluta dall'Amministrazione comunale è iniziati ieri con un confronto sull'estetica e gli aspetti strutturali del Tribunale nel passato e nel presente

E’ stato avviato ieri sera, nello spazio culturale di Santa Maria Alemanna,il programma di incontri per la “riscoperta” delle realtà architettoniche più significative della città. L’iniziativa voluta dall’Amministrazione comunale è stata avviata ieri con un confronto sull’estetica e gli aspetti strutturali di palazzo Piacentini, ieri ed oggi.

Dopo una parentesi di musica classica con Valentina Celesti all’arpa e Francesco Tusa al violino, il dibattito è stato introdotto dall’ing. Edoardo Milio, consulente del Comune per le politiche del mare con particolare riferimento alle opere territoriali connesse allo sviluppo della fascia costiera messinese. Palazzo Piacentini rappresenta una delle strutture più importanti della città, il cui progetto fu approvato nel 1912; dopo alcune variazioni approvate nel 1913, iniziarono i lavori, poi sospesi per le vicende belliche della Grande Guerra e ripresi solo nel 1923. Il progetto era stato interamente rivisto dal Piacentini che, mantenendo invariata la parte strutturale, riformulò la veste architettonica; i lavori furono ultimati nel 1927 e l’inaugurazione avvenne in forma solenne nel 1928. L’iniziativa di dedicare il primo dibattito a Palazzo Piacentini intende anche valutare la possibilità di avviare con i club service cittadini la realizzazioni di busti dedicati a personalità del mondo giudiziario e forense del passato, da collocare nelle varie nicchie vuote del perimetro dell’edificio.

L’idea progettuale, nell’ambito di un programma di recupero della struttura, fa seguito all’intervento di questa estate, disposto dal sindaco Buzzanca, e coordinato dall’assessore alla manutenzioni, Isgrò, sul grandioso attico di palazzo Piacentini, che ha messo in luce la grande quadriga condotta dalla dea Minerva, realizzata dallo scultore e pittore Ercole Drei, (Faenza 1886-Roma 1973), in lega di bronzo e alluminio. L’intervento ha contribuito a conferire rilievo culturale alla grande quadriga, recuperata dalla tradizione architettonica del Nord Europa, tipica per i grandi edifici pubblici ottocenteschi.

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