Incendi sui Peloritani, un immenso "pirocumulo" sopra la città. LE FOTO

Incendi sui Peloritani, un immenso “pirocumulo” sopra la città. LE FOTO

Daniele Ingemi

Incendi sui Peloritani, un immenso “pirocumulo” sopra la città. LE FOTO

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domenica 09 Luglio 2017 - 22:03

L'enorme quantità di calore prodotta dal grosso incendio ha favorito lo sviluppo di una enorme nuvola di cenere sopra i cieli dello Stretto

Se al problema della siccità prolungata si aggiunge la mano criminale dei piromani il disastro è completo. Ormai da giorni le colline che circondano Messina sono state letteralmente devastate. Interi boschi, pinete e macchia mediterranea spontanea ridotti in un cumulo di cenere. Gli incendi che stanno facendo terra bruciata delle colline peloritane non hanno un’origine spontanea, ma sono di chiarissima origine dolosa, tanto da essere appiccati in maniera quasi “scientifica”, vallata dopo vallata, per fare il maggior numero di danni. Siamo di fronte ad un vero disastro ambientale. Complice anche la ventilazione da Nord al suolo, e da NO poco più sù, per i vigili del fuoco è stato quasi impossibile avere la meglio. L’intenso calore sprigionato dalla combustione, inoltre, ha favorito la formazione di una imponente nuvola di fumo e cenere che dalle vallate messinesi si è spinta fino al mar Ionio, a largo della costa di Catania, ammorbando l’aria in tutto lo Stretto. Sopra la città si è sviluppato un vero e proprio “pirocumulo”, un particolare tipo di nube dall’aspetto cumuliforme che viene autoalimentato da fonti di calore di una certa consistenza, derivate appunto da grossi incendi o eruzioni vulcaniche di tipo esplosivo, che favoriscono lo sviluppo delle cosiddette “termiche”, le intense correnti ascensionali che generano l’imponente nube cumuliforme. Questa “bolla di aria calda e umida”, mischiata alla cenere e ai gas prodotti dalla combustione dei boschi si espande verso l’alto. Raggiunta una determinata quota parte del vapore acqueo contenuto in seno a questa nuvola di detriti comincia a saturarsi, con l’attivazione del processo di condensazione che determina la nascita della nube stessa. Generalmente, quando si avvia il processo di condensazione, si aggiunge ulteriore calore latente di condensazione che sommandosi al calore proveniente dalla fonte di calore (l’incendio) continua a supportare l’attività convettiva, con forti moti ascensionali che contribuiranno a far crescere in altezza il “pirocumulo”. Solitamente questo tipo di nubi detritiche, dalla base non sempre ben determinabile per via delle colonne di cenere sollevate dall’irruenza dei focolai, possono raggiungere un notevole sviluppo verticale, arrivando fino al limite superiore della troposfera, e in qualche caso a bucare la troposfera sfondando fino in stratosfera. Non per caso la nuvola sprigionata dall’incendio messinese per gran parte della giornata di ieri era ben visibile dalle Eolie fino a Catania. Persino le immagini dei satelliti, sia in modalità visibile che in infrarosso (visione notturna), hanno ripreso lo sviluppo del “pirocumulo” che andava a disperdersi nel bel mezzo dello Ionio.

Daniele Ingemi

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