L'Altra Messina, quella bella da cui ripartire, e l'arte di coltivare le rose

L’Altra Messina, quella bella da cui ripartire, e l’arte di coltivare le rose

Rosaria Brancato

L’Altra Messina, quella bella da cui ripartire, e l’arte di coltivare le rose

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domenica 08 Aprile 2018 - 04:15

C'è una Messina bellissima, fatta di piccole storie coraggiose, di piccoli grandi eroi, c'è una Messina più numerosa ma meno rumorosa che nessuno guarda e ascolta. E' L'Altra Messina l'unica piattaforma programmatica dalla quale ripartire.

Questi primi spicchi di campagna elettorale non fanno ben sperare: all’orizzonte risse e campionati a chi offende più a fondo e a chi urla più forte.

Eppure c’è “l’altra Messina”, quella che poco spazio ha anche nelle nostre pagine quotidiane e che invece dovrebbe essere la “piattaforma programmatica” dalla quale ripartire. L’altra Messina è quella che non urla, ma in silenzio fa le rivoluzioni, quella che non offende ma costruisce un futuro qui. E’ fatta di piccole storie coraggiose che ogni tanto fanno capolino sulla stampa ma finiscono offuscate dal video di Sgarbi sul water o dai dati dei giovani che vanno via. L’altra Messina è l’unica base spaziale dalla quale ripartire. Sono storie di giovani, meno giovani, che non si arrendono e che volano alto senza l’aiuto di nessuno.

Voglio ringraziare la collega Francesca Stornante, che insieme alla bravissima Silvia De Domenico, ogni settimana, nell’ambito della trasmissione L’Altra Messina (qui tutte le puntate), condotta da Anthony Greco e Daniela Conti, attraverso Tempostretto Tv e Tremedia, spalancano le finestre su un mondo pieno di aria e di sole. Piccoli sprazzi di speranza che raccontano che si può mangiare di turismo e cultura e che la nostra città non diventerà bellissima, perché lo è già. Sotto la polvere ha gli occhi e il sorriso dei nostri figli e di chi non ha smesso di sognare nonostante il passare delle primavere.

Cito solo alcuni esempi dell’Altra Messina dalla quale ricominciare.

Volo subito alto, con Damiana Catanoso, Simone Pirrotta, Ludovico Bruno, che sono 3 giovani ingegneri aerospaziali. Simone e Ludovico lavorano all’Agenzia Spaziale Italiana e per l’Ente spaziale Europeo. Damiana ha 25 anni ed ha INVESTITO i mille euro vinti in una competizione per realizzare al Palacultura l’evento Space Open Day, aperto a tutti i giovani che hanno un sogno nello zaino e tanta paura di non farcela.

Poteva farci un viaggio con quei mille euro, divertirsi, invece: “Ho voluto questo evento aperto a tutti quegli studenti che non sanno ancora cosa fare nella propria vita ma hanno un sogno e non hanno il coraggio d’inseguirlo”. Grande Damiana.

Ci sono Giusy e Antonella Donato, sorelle pescatrici di 30 e 34 anni, laureate e che alcuni anni fa hanno deciso di mantenere viva la tradizione che durava da generazioni. Hanno imparato a pescare e fanno anche pescaturismo. Gli avi di Faro guardandole sorridono da sopra le nuvole….

C’è Angelo e la sua Taverna del Corsaro, sogno diventato realtà grazie al progetto Policoro dell’Arcidiocesi che aiuta i giovani nell’orientamento al lavoro (un grazie va a don Sergio Siracusano ed ai ragazzi dello sportello). Ci sono gli studenti dell’Antonello, che prendono il futuro a morsi e ovunque vadano sono il nostro orgoglio. I giovani dell’Istituto Cuppari, che hanno imparato a produrre uno dei vini doc del nostro territorio. C’è il CNR che ha ingegneri, ricercatori, chimici e tecnici tutti giovani che lavorano a progetti innovativi sulle energie rinnovabili. Messina è stata la prima in Sicilia ad ottenere i fondi per l’alta formazione e spin off della ricerca (ben 27 borse di studio). C’è l’associazione Orto-gheter che vuol insegnare alla gente a prendersi cura della terra e lo ha già fatto con i pazienti del Camelot che hanno imparato a prendersi cura di sé attraverso l’impegno nell’orto.

Ci sono i giovani messinesi Giuseppe Cassone (Accademia delle scienze della Repubblica Ceca) Franz Saija (CNR), Marco Saitta (La Sorbona di Parigi), tra gli autori di uno studio sull’origine della vita pubblicato in copertina dalla prestigiosa rivista Chemical Communications della Royal Society of Chemistry (una delle più importanti società scientifiche del mondo). Ci sono i giovani guerrieri di FuoridiMe col cuore in riva allo Stretto.

Ci sono i giovani biologi, chimici, studiosi, del laboratorio Ambiente e Sicurezza (tutti giovani ed eccellenze che hanno deciso di restare qui).

Ci sono i ragazzi ed i meno ragazzi del Piccolo Shakespeare del carcere di Gazzi, un progetto che ha visto insieme gli studenti del Minutoli e del Basile ed i detenuti, scegliere le opere da portare in scena, studiare i copioni, provare, cantare insieme, creare scenografie e coreografie, piangere e ridere insieme e gridare “merda” mano nella mano tutti insieme, come fanno tutti gli artisti prima di entrare sul palco. E commuoversi agli applausi. E scrivere insieme anche un piccolo grande libro, che spero un giorno possa essere distribuito nelle librerie. Perché è vita.

Ci sono inventori, progettisti, creativi. Ci sono decine di associazioni che ogni week end organizzano visite nelle zone dimenticate, puliscono aree, vanno alla scoperta di borghi e tradizioni, diventano ciceroni, vanno per chiese e fontane.

Ci sono i volontari dell’Help center, della Croce Rossa, delle mense, di Sant’Egidio (mi scuso se non riesco a citarli tutti ma il grazie è immenso). C’è la Centauro Onlus che punta alla valorizzazione della Badiazza, l’associazione Antonello da Messina che sta realizzando il sogno sulla casa natale dell’artista. C’è chi è al lavoro per la riqualificazione della foresta comunale di Camaro e chi rivitalizza la vecchia stazione, c’è chi sogna Il parco delle sirene nella zona falcata (il prof. Gambino), chi pensa all’Abbazia normanna di Mili (associazione Ionio Circolo Arci).

E’ una Messina talmente bella da far commuovere e quando penso che da cronista ho davanti due mesi scanditi da scambi di accuse, tiri al bersaglio, mi viene voglia di premere il pulsante OFF. E poi uscire, andare a scoprire in ogni angolo l’altra Messina, quella che è la parte più numerosa ma meno rumorosa, la parte più bella ma meno visibile.

Dovremmo imparare tutti, ma soprattutto i politici, l’arte di coltivare queste rose, come faceva il Piccolo Principe, che sapeva distinguere la “sua rosa” dalle altre pur curandole tutte con la stessa attenzione.

Se non le curiamo finiranno sommerse dal fango, se non le innaffiamo moriranno, se non le illuminiamo col sole e con le nostre parole seccheranno.

Alla domanda “come ti immagini da grande”, Damiana, che una grande messinese già lo è, ha risposto: “Voglio lasciare un segno in questo mondo attraverso la tecnologia ed essere utile alle persone”. Damiana è il mio sindaco.

Ecco, vorrei passare i prossimi due mesi a coltivare rose belle come Damiana.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. Damiana sindaco, Rosaria assessore alle rose. Grazie

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