Quando la Chiesa dei Catalani e San Giacomo erano templi dedicati a Poseidone

Quando la Chiesa dei Catalani e San Giacomo erano templi dedicati a Poseidone

Daniele Ferrara

Quando la Chiesa dei Catalani e San Giacomo erano templi dedicati a Poseidone

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mercoledì 14 Febbraio 2018 - 08:06

Là dove oggi vi sono le chiese un tempo c'erano i templi dedicati agli dei.

I templi sono l’elemento più rappresentativo delle antichità, in qualsiasi parte del mondo; tutt’oggi i monumenti sono perlopiù luoghi di culto. Questo perché il tempio è la sede della spiritualità e il cuore pulsante della cultura stessa. Stupirà i Messinesi scoprire che svariati nostri antichi templi sopravvivono imperterriti; altri invece non esistono più.

Il culto di Poseidone era uno dei più forti nello Stretto, non solo come dio delle acque e dei sismi, ma anche in quanto padre dell’eroe Orione, che costruì il porto di Messina e le sue fortificazioni, e di Eolo, regolatore del soffio dei venti e padre a sua volta di Feremone, fondatore di Messina con la moglie Peloria (Mata e Grifone!).

L’attuale Chiesa dell’Annunziata dei Catalani, tripudio degli stili raccoltisi nelle ere, era in origine tempio di Poseidone; con l’avvento del Cristianesimo fu convertito in chiesa, poi divenne una moschea e ancora una chiesa fino ai giorni nostri. Forse un edificio antecedente al Duomo era dedicato anch’esso a Poseidone e al culto di Orione (non a caso c’è la Fontana), più sicuramente lo era la Chiesa di San Giacomo Apostolo situata dietro la cattedrale, i cui resti della navata destra sono visibili nello scavo. Altro suo sacrario sorgeva dov’è oggi il Santuario della Madonna di Dinnammare. Un altro ancora, misterioso e santissimo, stava al centro dello scomparso terzo lago di Ganzirri, in contrada Margi.

La vera patrona di Messina però doveva essere Artemide-Diana (Madonna della Lettera?), la potentissima signora degli animali, casta compagna di Orione. Il santuario della dea era la Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Grotte, con una pianta immutata sin d’allora poiché solo nel Seicento si decise di trasformare il sacrario diroccato in una chiesa cristiana; il culto era amministrato da sacerdotesse vergini e là i cacciatori sacrificavano per propiziare la caccia.

La Chiesa di Santa Caterina di Valverde, nel suo stile architettonico neoclassico ben rievoca la sua originaria essenza di tempio dedicato a Venere, che trovandosi fuori dalle mura storiche di Messina collegava il culto della fertilità alle campagne.

Sul fianco del colle della Caperrina una volta sorgeva la magnifica Chiesa di San Gregorio, ricca di pregiatissime opere d’arte e forse il luogo di culto più bello a Messina, che anticamente era stato consacrato al sommo padre del cielo: Zeus; dopo il 1908 i resti dell’edificio vennero demoliti e non rimane che la scalinata di Via dei Templari.

Svanito senza lasciare traccia è anche l’antichissimo tempio di Ercole, il dio fatto uomo, costruito dal condottiero greco Manticlo dopo la riappacificazione fra i nativi e gl’immigrati ellenici, forse lo stesso sacello che appartenne a Gaio Eio; si trovava al quadrivio delle Quattro (Due) Fontane e a suo tempo era stato riutilizzato come Chiesa di San Michele Arcangelo e poi Chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, ma crollò nel 1783 e non fu ricostruito.

Questi e molti altri sconosciuti furono le dimore divine fra noi più di duemila anni fa. A Messina, come in tutta la Sicilia, l’antica devozione ha cambiato soltanto la forma: oggi noi continuiamo a pregare negli stessi luoghi dei nostri antenati, forse ponendoci ancora le stesse domande e rivolgendo le stesse parole sincere a coloro che non si possono ingannare.

Le informazioni sono state attinte dai pregevoli storici messinesi quali: Buonfiglio, Samperi e Gallo. Ringrazio il professor Riccobono per il materiale fornito e l’attenzione dedicata.

Daniele Ferrara

Un commento

  1. UN GRAZIE A TUTTI PER QUESTO PERFETTO ARTICOLO DI STORIA MOLTO ACCETTATO, PERO’ DEVO AGGIUNGERE CHE TRA POCO, GRAZIE A PSEUDO BUONISTI, DIVENTERA’ QUESTA CHIESA DIVENTERA’ MOSCHEA CON LA BENEDIZIONE DI DON CICCIO L’ARGENTINO

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