Crisi idrica a Torregrotta: Ximone contro tutti, tutti contro Ximone

Crisi idrica a Torregrotta: Ximone contro tutti, tutti contro Ximone

Giovanni Passalacqua

Crisi idrica a Torregrotta: Ximone contro tutti, tutti contro Ximone

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mercoledì 18 Ottobre 2017 - 10:52

Il sindaco accusa Venetico e Spadafora di non voler pagare i debiti per la gestione dell'ACAVN, la società che si occupa degli acquedotti comunali; i consiglieri accusano il sindaco di aver causato la paralisi dell'ente, e numerosi disagi ai cittadini

Ximone contro tutti, tutti contro Ximone. Questo sembra emergere dal Consiglio comunale del 17 ottobre a Torregrotta, in cui si è discusso della crisi idrica che da mesi interessa il Comune. Sotto accusa la gestione politica dell'ACAVN, il consorzio che si occupa degli acquedotti Vena e Niceto. Secondo il sindaco torrese, le lotte politiche tra i Comuni membri avrebbero penalizzato Torregrotta; secondo i consiglieri, invece, è l'inerzia del sindaco che avrebbe portato la situazione al limite.

Un consorzio allo sbando

ACAVN è l'acronimo di Azienda consortile acquedotti Vena e Niceto. L'azienda riunisce i Comuni di Rometta, Spadafora, Venetico, Valdina e Torregrotta, che detengono diverse quote societarie. L'ultimo bilancio consuntivo prodotto risale al 2014, ed evidenzia una situazione debitoria di oltre un milione di euro, dovuta principalmente ai mancati pagamenti di Spadafora e Venetico, che insieme devono al consorzio circa 500.000 euro ciascuno.

A causa di lotte intestine, l'azienda non ha un Consiglio di amministrazione, e non può dunque procedere alla nomina di un revisore dei conti e alla conseguente redazione dei bilanci; non può nemmeno bandire nuove gare, né garantire i servizi. Proprio sulla nomina del Cda si è concentrato lo scontro politico. A impedirla sono state infatti le reiterate assenze di due sindaci – tra cui Ximone, assente per 12 volte – che hanno fatto mancare il numero legale alle riunioni del consorzio.

Incalzato dai consiglieri, Ximone ha spiegato le sue assenze come una forma di ripicca politica nei confronti di quei Comuni che vogliono al contempo isolare Torregrotta e non pagare i propri debiti. Sotto accusa, in particolare, i sindaci Rizzo e Pappalardo, che non solo si rifiutano di saldare i loro debiti, ma hanno addirittura promosso un inutile ricorso al TAR. “La situazione è deprimente” – ha dichiarato Ximone – “subìamo continue prevaricazioni, i soci non vogliono rispettare gli accordi, affrancarsi dal consorzio sarà difficile. Tuttavia, ho chiesto ancora una volta che vengano approvati i rendiconti e che la società venga commissariata; poi valuteremo la direzione da prendere”.

Una crisi idrico-politica

“Il sindaco non vuole prendersi le proprie responsabilità. Ma la questione è tutta politica, e politicamente lui avrebbe dovuto trovare una soluzione”. Non è bastata la spiegazione alle opposizioni, che hanno duramente criticato Ximone. L'ex sindaco Caselli ha evidenziato la mancanza di autorevolezza politica, che avrebbe dovuto far preferire una mediazione tra i Comuni piuttosto che una ripicca. Anche perché le assenze del sindaco peseranno sulle tasche dei cittadini. “Avevamo un accordo con Enel per un risparmio di 600.000 euro sugli oltre 2.500.000 euro di arretrati dovuti” – ha spiegato il consigliere Scaglione – “l'assenza di un Cda ha però fatto cadere l'impegno preso; adesso ci toccherà pagare tutto, senza contare che è stata sospesa la precedente fornitura elettrica, e per la nuova pagheremo circa il 66% in più”.

Ma non è tutto: in assenza del Cda è scaduto l'appalto per la manutenzione della rete idrica; e non può essere bandita una nuova gara. “Proprio la manutenzione sarebbe servita al recupero del pozzo danneggiato in contrada Benefizio” – incalza ancora Caselli. “Le conseguenze delle proprie azioni erano ben note all'amministrazione, che tuttavia sembra aver dimenticato tutte le promesse di democrazia partecipata e coinvolgimento dei cittadini nella vita pubblica” – aggiunge il consigliere Mondì – “solo oggi la cittadinanza viene informata di ciò che succede da aprile. Eppure, il consorzio ha scritto diverse lettere, sottolineando che la paralisi dell'ACAVN avrebbe causato numerosi disagi ai cittadini. Sono convinto che la situazione poteva essere gestita diversamente e per tempo; invece, siamo qui a commentare l'ennesimo problema causato dall'amministrazione, nella quasi totale assenza della sua maggioranza”.

Proprio sulle lettere inviate dal consorzio si è creato l'ennesimo “mistero”: nonostante siano state indirizzate anche al Presidente del Consiglio comunale e ai consiglieri, esse risultano protocollate ma non inoltrate ai destinatari. “Sarebbe un fatto grave; avvieremo un'indagine interna” – ha dichiarato il Presidente del civico consesso, Dario Antonazzo. “Non è la prima volta che accade” – ha sottolineato Caselli.

Le critiche delle opposizioni non hanno risparmiato l'assessore Alessandro Tinaglia, grande assente ieri sera. “Mentre noi rinunciamo a 16 euro di gettone di presenza, l'assessore venuto da Messina a 1200 euro al mese non trova il tempo né di occuparsi della questione, né di relazionare in aula” – il commento delle opposizioni. “Tinaglia è diventato padre proprio in queste ore” – ha spiegato il sindaco – “e ha seguito la questione, tanto da aver pensato a un modo per migliorare la situazione. L'acquisto di una nuova pompa garantirebbe i livelli di approvigionamento attuali, anche se bisogna comunque sistemare una rete idrica colabrodo; poco altro si può fare nelle condizioni attuali”.

Il futuro del consorzio

Non è chiaro dunque il futuro di ACAVN. Nell'ultima riunione utile è stato avviato l'iter per lo scioglimento della società; ma non sarà facile affrancarsene, specie per quei Comuni che dovranno reperire ulteriori risorse idriche. Inoltre, resta aperta la questione dei debiti: chi pagherà gli arretrati? Come si convinceranno i Comuni morosi a fare la loro parte? Quanto lo scioglimento peserà sulle tasche dei cittadini? A queste domande dovranno rispondere i sindaci interessati. “E questa volta, invece di creare ulteriori beghe politiche, sarebbe preferibile evitare altri disagi alla popolazione” – chiosano le opposizioni.

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