Sciopero portuali, Franza: “Battaglia di retroguardia, ma aperti al confronto"

Sciopero portuali, Franza: “Battaglia di retroguardia, ma aperti al confronto”

Sciopero portuali, Franza: “Battaglia di retroguardia, ma aperti al confronto”

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venerdì 18 Maggio 2018 - 06:09

Con una lunga lettera indirizzata anche al Ministro delle Infrastrutture e al presidente della Regione, il presidente della Caronte e Tourist Isole Minori, Vincenzo Franza, risponde alla proclamazione di due nuovi scioperi da parte dei sindacati dei lavoratori portuali. Ecco le motivazioni dell'armatore

La Caronte & Tourist Isole Minori risponde – con una lunga nota firmata dal Presidente Vincenzo Franza e inviata, tra gli altri, al Ministro delle Infrastrutture, al presidente della Regione e all’Autorità di Sistema Portuale siciliane – alla proclamazione di un nuovo sciopero dei portuali da parte dei sindacati confederali, non soltanto esponendo le proprie ragioni in merito alla legittimità dell’avvio in autoproduzione delle attività di rizzaggio e derizzaggio dei mezzi trasportati sulle proprie navi, ma anche ricostruendo la genesi dello sciopero e sollevando seri dubbi sulle modalità di un’agitazione che rischia di mettere in ginocchio la popolazione di tutte le isole minori della Sicilia.

Abbiamo ricevuto – scrive il presidente – una lettera con la quale le segreterie regionali delle organizzazioni sindacali FILT-CGIL, FIT-CISL e UILTRASPORTI hanno indetto “l’immediato stato di agitazione di tutti i lavoratori portuali della Sicilia” e, contemporaneamente, “una prima iniziativa di sciopero di 72 ore” dal 26 al 28 maggio prossimi, nonché una successiva (“in assenza di risposte positive”) dal 30 maggio al 1° giugno 2018. Un totale di 144 ore di sciopero in sette giorni. Ciò perché – recita la proclamazione – la scrivente, in data 11 maggio, in costanza di uno sciopero nazionale dei lavoratori portuali e marittimi sui temi dell’autoproduzione di servizi portuali, aveva “comunicato che a far data dal giorno successivo, il 12 maggio, avrebbe ripreso ad espletare le operazioni in autoproduzione sul porto di Milazzo. Lasciamo alla valutazione di legittimità della Commissione di garanzia per la regolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali e a quella politica del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Presidente della Regione Siciliana, le considerazioni su un’agitazione dalle modalità sopra descritte e sulle conseguenze di essa sulle modalità di vita dei cittadini delle isole minori della Sicilia. Ci limitiamo, in questa sede – prosegue Franza – a riassumere lo stato dell’arte di una vicenda sulla quale abbiamo assistito, nelle ultime settimane, a un’escalation di prese di posizione dai contenuti in tutta franchezza inaccettabili e dai toni certamente sopra le righe”.

La lettera della Società scende nel dettaglio della disciplina delle operazioni di rizzaggio e derizzaggio specificando che esse sono regolamentate dalla Legge n. 84 del 1994 che le delega alle imprese portuali, ammettendo tuttavia che esse possano essere svolte da personale delle compagnie di navigazione – per l’appunto in “autoproduzione”, previa autorizzazione concessa dalle Autorità portuali o marittime competenti – purché nel rispetto di condizioni espressamente descritte dalla normativa ed evidenziando che “i termini della querelle riguardano proprio il fatto che Caronte & Tourist Isole Minori, come prevede la legge, ha richiesto e in più casi ottenuto l’autorizzazione all’autoproduzione per i porti nei quali operano le navi della flotta sociale”.

Abbiamo inutilmente (per oltre dodici mesi nelle trattative per il contratto integrativo dei marittimi dipendenti da Siremar) provato a trovare un’intesa preventiva con le organizzazioni sindacali, sulla base del fatto che siamo una società con serie perdite di bilancio, che ha tra l’altro ereditato navi in condizioni di grave inadeguatezza, e che abbiamo la conseguente necessità di aggredire e ridurre tutti i costi – soprattutto poiché operiamo in concessione e siamo destinatari di denaro pubblico – secondo i nostri principi e preoccupandoci dell’eliminazione o quanto meno dell’attenuazione delle ricadute sociali delle nostre scelte strategiche. Per questo abbiamo dichiarato, anche in sedi ufficiali di confronto e come potranno confermare i vertici dell’Autorità di Sistema della Sicilia Occidentale e quelli di Sicindustria, la nostra disponibilità a farci carico della ricollocazione del personale portuale che dovesse risultare in esubero dall’esecuzione in autoproduzione di rizzaggio e derizzaggio. Operazioni, tra l’altro, che vorremmo effettuare solo sulle navi di capienza non comparabile alle autostrade del mare che effettuano linee in concessione e trasportano solo pochi mezzi, per lo più guidati (e dunque senza alcuna interferenza con le operazioni portuali propriamente dette), con ricadute sul terreno occupazionale assolutamente gestibili. Con buona pace delle presunte conseguenze devastanti profetizzate dalle organizzazioni sindacali.

Riguardo allo sciopero, il presidente di Caronte&Tourist Isole Minori riassume la cronologia degli avvenimenti: “L’’asserita provocazione dell’annuncio della ripresa dell’autoproduzione nel porto di Milazzo – inizialmente avviata secondo la formula del silenzio assenso e poi formalmente autorizzata dall’A.P. di Messina il 2 maggio 2018 – non era altro che la conferma di una comunicazione già formalizzata in un incontro svoltosi in sede di Confindustria a Palermo che, non per caso, condusse alla sospensione di uno sciopero indetto (anch’esso per 72 ore, alla prima proclamazione…) per il periodo 3/5 maggio. Nel verbale di quella riunione può leggersi che “i rappresentanti dell’azienda dichiarano che le attività in essere sul porto di Milazzo sono sospese fino al prossimo venerdì 11 maggio al fine di proseguire il confronto apertosi oggi e tentare di definire modalità condivise di attuazione delle possibilità di autoproduzione e di attenuazione degli eventuali impatti occupazionali che ne possano derivare”. In cosa risiede, dunque, la provocazione, se si pensa che a quell’incontro ne è seguito un altro in sede di Sicindustria – il successivo 8 maggio – nel quale la scadenza dell’11 veniva ripresa e sottolineata?”

La conclusione della lettera di Caronte & Tourist Isole Minori è netta e amara, ma lascia intravedere margini di ripresa del confronto: “Naturalmente non pensiamo che dietro la difesa dell’occupazione portuale ci sia quella delle compagnie portuali. Né sottovalutiamo le tematiche di sicurezza e di difesa dell’occupazione che sono state poste a base delle iniziative sindacali: ribadiamo la nostra totale disponibilità al confronto. Non possiamo tuttavia non evidenziare come Caronte & Tourist Isole Minori sia innegabilmente titolare di un diritto derivante dalla vigente normativa e stia tentando di tutelarlo applicando una Legge dello Stato, provando a concordarne con le organizzazioni sindacali le modalità e a governarne le ricadute occupazionali. Al netto delle valutazioni di merito, il tenore, la tempistica e le modalità della risposta sindacale pongono un problema di agibilità della pratica d’impresa che non può essere eluso dalle Autorità competenti, se solo si considera che più di tre ore prima della dichiarazione di sciopero le parti avevano ricevuto una convocazione sul tema per il 30 maggio da parte di Confindustria che si era proposta come mediatore della vicenda. Siamo dell’opinione che ci si trovi in presenza di un’opposizione di principio, di una battaglia di retroguardia che rischia di trascinare ancor di più il sistema in una palude, dalla quale – in particolare in Sicilia – neanche gli sforzi di modernizzazione, annunciati ancorché non ancora realizzati dalle Autorità competenti, riusciranno a tirarlo fuori”.

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