Rifiuti e differenziata, Sicilia ultima. Messina è sesta tra le 9 siciliane

Rifiuti e differenziata, Sicilia ultima. Messina è sesta tra le 9 siciliane

Francesca Stornante

Rifiuti e differenziata, Sicilia ultima. Messina è sesta tra le 9 siciliane

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giovedì 02 Novembre 2017 - 09:41

Nel 2016 la raccolta differenziata è cresciuta in tutta Italia, anche la Sicilia ha migliorato la sua percentuale ma resta ancora indietro anche rispetto alle altre regioni del sud Italia. La gestione dei rifiuti resta ancora basata sulle discariche. Ecco i dati

In dieci anni la raccolta differenziata in Italia è raddoppiata, passando dal 25,8% del 2006 al 52,5% del 2016. La normativa aveva fissato l’obiettivo del 65% per il 2012, ma la strada è ancora lunghissima. Quattro regioni del nord Italia hanno già superato questo traguardo, il sud ovviamente è ancora indietro ma c’è un dato in particolare che relega la Sicilia in fondo alla classifica: la nostra regione, pur mostrando una crescita della percentuale di raccolta dal 12,8% del 2015 al 15,4% del 2016, si attesta ancora al di sotto del 20%. Ed è l’unica in Italia a non aver ancora superato il tetto del 20% di differenziata. La Calabria per esempio è al 33%, la Puglia al 34%, la Basilicata è arrivata al 40%. I dati del nord Italia, a confronto, fanno impallidire: il Veneto si conferma la regione con la più alta percentuale di raccolta differenziata (72,9%), seguito dal Trentino Alto Adige con il 70,5%, dalla Lombardia con il 68,1% e dal Friuli Venezia Giulia con il 67,1%. La provincia con i livelli più elevati di raccolta differenziata si conferma, analogamente ai precedenti anni, Treviso, con quasi l’88%, seguita da Mantova (86,4%), Pordenone (82,3%) e Belluno 80,4%. A livello nazionale la Sicilia tiene il primato negativo: i più bassi livelli di raccolta differenziata, inferiori o di poco superiori al 10%, si osservano per le province siciliane di Siracusa (9,3%), Palermo (10,4%) ed Enna (11%). Messina si colloca nella sesta posizione tra le province siciliane con il suo 14,3%. Meglio di noi hanno fatto Trapani (25,4%), Caltanissetta (23%), Catania (18,1%), Agrigento (17,3%) e Ragusa (16,7%).

E’ questo il quadro che emerge sul 2016 nella XIX edizione del Rapporto Rifiuti urbani dell’ISPRA, report che ogni anno fornisce il quadro dettagliato e aggiornato sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani a livello nazionale, regionale e provinciale. I dati fotografano una Sicilia che dà dei piccoli segnali di rinnovamento sul fronte della gestione rifiuti ma è ancora anni luce indietro. Il report mette in luce che la Sicilia è in assoluto la regione in cui la gestione dei rifiuti è basata quasi interamente sul sistema delle discariche, è la regione che manda in discarica la minore quantità di rifiuti pre-trattati, ed è una delle regioni in cui i rifiuti costano di più a fronte di servizi che non sono equiparabili a quelli di regioni in cui i costi sono simili ma i risultati nettamente migliori. Basti pensare che la Sicilia è indietro di 10 punti percentuali rispetto alla dirimpettaia Calabria, segno che in questi anni le politiche sui rifiuti sono state fallimentari. E forse, in questo momento di caldissima campagna elettorale e a pochi giorni dalle elezioni regionali, si dovrebbe discutere un po’ di più di sistema rifiuti, uno dei veri problemi scottanti dell’isola.

Nel 2016, l’Italia ha prodotto 30,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con un aumento rispetto al 2015 del 2%. La crescita della produzione dei rifiuti urbani è in linea con l’andamento degli indicatori soci-economici. In questo caso però, in cui un aumento della produzione di rifiuti significherebbe anche maggiore benessere tra i cittadini, Messina rimane all’ultimo posto in classifica, insieme a Trieste, mentre per esempio Catania è slittata in vetta. Nel 2016 Messina ha prodotto 113.442 tonnellate di rifiuti.

I rifiuti urbani smaltiti in discarica, nel 2016, sono circa 7,4 milioni di tonnellate, facendo registrare una riduzione di circa il 5% rispetto alla rilevazione del 2015. Analizzando il dato per macroarea geografica, si osserva che la riduzione maggiore è riferibile al Nord (- 13%), dove circa 250 mila tonnellate in meno di rifiuti sono smaltite in discarica. Al Centro (-4%) ed al Sud (-2%) si registrano riduzioni più contenute.

Circa 5,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sono recuperate in impianti di trattamento biologico (+10% rispetto al 2015); di questi quasi 3,4 milioni di tonnellate sono avviati ad impianti di compostaggio, circa 2 milioni di tonnellate ad impianti di trattamento integrato aerobico/ anaerobico, mentre poco più di 249 mila tonnellate sono trattate in impianti di digestione anaerobica. Gli impianti integrati si stanno sempre più diffondendo a livello nazionale mostrando una crescita dei quantitativi di rifiuti trattati di circa il 29% nell’ultimo biennio.

Le azioni prioritarie per migliorare la gestione dei rifiuti organici, prevedono la completa attuazione di quanto stabilito dalla direttiva 99/31/CE sulle discariche di rifiuti e cioè la riduzione, entro il 2016, dello smaltimento in discarica dei rifiuti biodegradabili al 35% di quelli prodotti nel 1995, fino alla totale eliminazione dalla discarica dei rifiuti organici non trattati.

Analizzando i dati relativi alle diverse forme di gestione messe in atto a livello regionale si evidenzia che, laddove esiste un ciclo integrato dei rifiuti grazie ad un parco impiantistico sviluppato, viene ridotto significativamente l’utilizzo della discarica. In particolare in Friuli Venezia Giulia, Lombardia lo smaltimento in discarica è ridotto al 4% del totale di rifiuti prodotti, in Veneto al 10% ed in Trentino Alto Adige al 13%. Nelle stesse regioni la raccolta differenziata raggiunge rispettivamente le percentuali del 67,1%, 68,1%, 72,9% e 70,5% e, inoltre, consistenti quote di rifiuti vengono trattate in impianti di incenerimento con recupero di energia. Vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è molto carente o del tutto inadeguato; è il caso della Sicilia, dove i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano ancora l’80% del totale dei rifiuti prodotti, ma anche di Lazio, Campania e Calabria che destinano consistenti quote di rifiuti ad impianti situati in altre regioni.

Insomma, su tutti i fronti la Sicilia soffre quando si parla di gestione rifiuti. E lo studio Ispra non considera il business della spazzatura, le inchieste della magistratura, le discariche chiuse per mafia e quelle che sono aperte ma tutte in mano privata e tutte praticamente al collasso. Il nuovo governo regionale dovrà affrontare questa sfida forse più di molti altri temi di cui all’indomani del voto nessuno parlerà più.

Francesca Stornante

3 commenti

  1. FACCIAMO UN PO’ DI CONTI. SE LA SICILIA E’ ULTIMA MESSINA E’ LA SESTA, SIGNIFICA CHE TRA LE 108 PROVINCIA, SI COLLOCA AL NR. 105. PERO’ C’E’ DA RILEVARE CHE PURTROPPO ANCHE NELLE CITTA’ PIU’ IMPORTANTI PER LA DIFFERENZIATA CI SONO PERSONE CHE PROVOCANO MULTE IN QUANTO BUTTANO TUTTO IN UN UNICO SACCHETTO PER “RISPARMIARE I SOLDI DEI SACCHETTI”. MA, VEDERE CITTA’ CHE RAGGIUNGONO 80% E MESSINA E’ TRISTE CHE SI PARLA DI PONTE, DI WATERFRONT E CRETINATE TERMINI INGLESI. ULTIMA CONSIDERAZIONE, SIETE PROPRIO SICURI CHI E’ PREPOSTO COMPRESI I SUOI COLLABORATORI, SONO IN GRADO DI DIRIGERE IL PERSONALE, ISTRUIRE GLI ADDETTI COME DEVONO ESSERE POSIZIONATI I CONTENITORI? I CITTADINI E I CONTRIBUENTI SONO INTELLIGENTI NEL CAPIRE CIO’ CHE DEVONO FARE?

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  2. A Messina la differenziata non potrà mai funzionare intanto perché non c’è il personale per affrontare tutta la raccolta poi non ci sono i mezzi e in fine la cosa che anche se le altre 2 fossero efficienti le annullerebbe il messinese non ha voglia di crescere ed essere pulito a casa sua ma quando va fuori non butta niente atterra e se sta per PIÙ giorni fa la differenziata e la fa in modo perfetto

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  3. MessineseAttento 2 Novembre 2017 18:50

    Chi, come me, fa la differenziata in modo maniacale, sa bene che il vero problema non sono le politiche di gestione dei rifiuti, bensì l’inciviltà delinquenziale e la sorda ignoranza di chi sfrutta i giorni della frazione secca per liberarsi di ogni tipo di rifiuto. A questa pratica indegna si aggiunge la complicità degli operatori che dovrebbero lasciare a terra i rifiuti non conformi. A Catania frazione secca (indifferenziata per i neofiti) ed umido viaggiano insieme, finché le cose andranno così non ci sarà speranza di migliorare. Le regole ci sono, mancano le stangate per chi non le rispetta!

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