Annamaria Raffa: "Miracolo di San Valentino"

Annamaria Raffa: “Miracolo di San Valentino”

Annamaria Raffa: “Miracolo di San Valentino”

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sabato 21 Febbraio 2015 - 07:14

Da una lettrice di Tempostretto, Annamaria Raffa, riceviamo e pubblichiamo questa particolare "lettura" del giorno di San Valentino vissuto da una messinese, tra ironia e fantasia

Essendo di inclinazione decisamente festaiola rispetto ad ogni tendenza ideologica o di principio in generale, ogni occasione di festa è sempre stata per me motivo per “far festa” e così per Halloween, San Valentino, Otto marzo etc. in barba ai dogmatici che cercano di delegittimare il mio animo goliardico con sentenze sommarie che definiscono le ricorrenze “non appartenenti alle nostre tradizioni”, “festa dei fiorai” e “celebrazione discriminatoria”.Quest’anno, ammetto, il mio cuoricino batteva con minore ardore all’approssimarsi della ricorrenza di San Valentino, gli anni si fanno sentire per tutti ma, nella notte del 13 febbraio, venne a trovarmi, come fu per Ebenezer Scrooge, lo spirito del San Valentino futuro. Lo spirito mostrommi come sarebbe stata la mia vita futura se non avessi coltivato l’amore giorno per giorno: non avrei mai potuto più scrivere le mie lunghe lettere d’amore dal momento che numerosi uffici postali del territorio sarebbero stati chiusi; quelle stesse lettere sarebbero state prive di licenze poetiche, dal momento che anche la Camera di Commercio stava per chiudere. Lo spirito mi prospettò poi una vita di assoluta povertà se il piano di riequilibrio non fosse stato approvato e fosse arrivato il default per il comune, la storia di “due cuori e una capanna” era una balla a cui neanche gli spiriti credevano più. Il mio atteggiamento rimaneva indifferente, non capivo bene cosa centrava l'amore con l'ufficio postale di Cumia e contestai: “ Maestro, il senso lor me duro, e poi la Camera di Commercio mica consegna licenze poetiche!” Ed Elli a me “Mia cara,” rispose “tu fai l'uguaglianza per cui interesse collettivo, è uguale a interesse degli altri, solo che gli altri fanno il tuo stesso pensiero, per cui l'interesse di tutti diviene interesse di nessuno, si chiama familismo amorale. Smettila di considerare te e la tua famiglia il centro dell'universo! E se sei poi così sicura che la Camera di Commercio non consegna licenze poetiche, allora dimmi tu cosa fa!”

Risposi che qualcun altro doveva preoccuparsi di queste cose, la politica e le istituzioni dovevano tutelarmi, mi rispose: «Questo misero modo, tegnon l’anime triste di coloro, che visser sanza ’nfamia e sanza lodo. (…) Questi non hanno speranza di morte e la lor cieca vita è tanto bassa, che ’nvidiosi son d’ogne altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: (..). Questi sciagurati, che mai non fur vivi, erano ignudi e stimolati molto da mosconi e da vespe ch’era ivi. Elle rigavan lor di sangue il volto, che, mischiato di lagrime, a’ lor piedi da fastidiosi vermi era ricolto”. “Ti aspetta l’Antinferno mia cara” rispose lo spirito come una certa sadica soddisfazione. E continuò, illustrandomi futuri catastrofici di morti degli innamorati pazzi che non avrebbero potuto più correre al pronto soccorso dell'ospedale Piemonte per i loro cuori matti (con il cuore si sa no c'è un attimo da perdere) perchè anche quello stava per chiudere! E in più avrei condannato la vita di mia figlia alla sola endogamia, dal momento che i treni a lunga percorrenza stavano per essere soppressi, rendendo da difficile a difficilissimo lo spostamento verso il resto d’Italia, che poi è la gran parte dell’Italia. Questo era l’asso nella manica dello spirito che fino ad allora aveva incontrato la mia aria di sufficienza, lo spirito ben conosceva la mia esterofila, io che avevo scelto un compagno di vita partenopeo. La mia strafottenza vacillava, “il mio denaro era mio e rimaneva tale, qualunque fosse stato il fallimento del comune!” protestai, invidiavo le svedesi e non solo per l'appeal, mi arrabbiai, dissi “meglio regnare all’inferno che servire in paradiso!” “IV Cerchio, girone dei avari e prodighi, o V Cerchio degli iracondi, oppure gli invidiosi, mi pare stiano al.. ..” disse quel ferratissimo spirito. Mi arresi, sospirai e pensai senza dirlo che tutto sommato una scatoletta di cioccolatini avrei potuta comprarla, “III cerchio, girone dei golosi, baby” concluse lo spirito. Leggeva anche nella mente, mi sentì perduta e mi svegliai di soprassalto, erano le prime luci del 14 febbraio 2015, avevo ancora tempo per rimediare, scesi in piazza e altro che vigili urbani romani, lo spirito doveva aver fatto gli straordinari la vigilia di San Valentino! In piazza c’erano i sostenitori di Accorinti del pre e del post elezioni tutti nuovamente uniti, i sindaci isolani per una volta loro in trasferta nel fine settimana, i consiglieri impegnati anche il sabato; c'erano la UIL-CISL-CGIL, proprio in quest'ordine, perchè la CGIL per una volta aveva ceduto il suo posto (la cisl rimaneva in mezzo, perchè si sa che lì sta la virtù), l'ORSA in testa, per una volta sindacato di maggioranza; calabresi e messinesi l'uno a fianco all'altro e non perchè in coda agli esami dell'università; associazioni e volontariato. Questura e organizzatori per una volta d'amore e d'accordo anche loro, concordarono che non eravamo tantissimi, ma “amor ch'a nullo amato, amor perdona”, “Se non è un miracolo questo” pensavo, forse saremmo finiti tutti nel secondo cerchio, quello dei lussuriosi, ma ne conoscete uno più desiderabile?

Annamaria Raffa

2 commenti

  1. Cara Annamaria RAFFA leggendoti ho sorriso, di questi tempi è cosa rara quando ci si avventura nella lettura di un giornale A proposito di INFERNO voglio stuzzicarti a giocare nascondendoti una inclinazione profonda comportamentale di noi messinesi e a trovarla, se ci riesci, naturalmente invito a giocare anche i lettori di TEMPOSTRETTO. Ti do un unico indizio, le parole del più grande maestro di retorica, DANTE. ” Elli avean cappe con cappucci bassi dinanzi a li occhi, fatte de la taglia che in Clugnì per li monaci fassi.Di fuor dorate son,si ch’elli abbaglia;ma dentro tutte piombo,e gravi tanto che Federigo le mettea i paglia. Oh in eterno faticoso manto! ” CIAO

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  2. Cara Annamaria RAFFA leggendoti ho sorriso, di questi tempi è cosa rara quando ci si avventura nella lettura di un giornale A proposito di INFERNO voglio stuzzicarti a giocare nascondendoti una inclinazione profonda comportamentale di noi messinesi e a trovarla, se ci riesci, naturalmente invito a giocare anche i lettori di TEMPOSTRETTO. Ti do un unico indizio, le parole del più grande maestro di retorica, DANTE. ” Elli avean cappe con cappucci bassi dinanzi a li occhi, fatte de la taglia che in Clugnì per li monaci fassi.Di fuor dorate son,si ch’elli abbaglia;ma dentro tutte piombo,e gravi tanto che Federigo le mettea i paglia. Oh in eterno faticoso manto! ” CIAO

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