Antonino Marino: "Parliamo di lealtà, tra sport e relazioni umane"

Antonino Marino: “Parliamo di lealtà, tra sport e relazioni umane”

Antonino Marino: “Parliamo di lealtà, tra sport e relazioni umane”

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domenica 24 Giugno 2018 - 04:29

Nella riflessione di oggi Antonino Marino invita a soffermarci sui diversi aspetti del termine lealtà

LEALTA’. Una delle più belle virtù, se non proprio la più pura, che dovrebbe contrassegnare le dinamiche umane e i rapporti tra nazioni, popoli, civiltà, sport e cultura. Non vi è alcun dubbio essere questo termine frequentemente abusato o declamato a sproposito nelle varie circostanze e situazioni che la vita di tutti i giorni ci propone. E si dice che con i genitori bisogna essere leali, e lealtà deve governare i rapporti con gli amici, con i vicini di casa, ma anche col fisco e con l’esattore delle tasse. E qui la cosa si complica, perché – diciamocelo senza mezze frasi di comodo e “lealmente” – si parte dal presupposto, sbagliato o no che sia, essere il rapporto tra Stato e contribuente una silenziosa guerra tra chi chiede troppo a fronte di quanto dovuto in servizi, e l’altro che, sentendosi maltrattato prova a ripagarsi ricorrendo a stratagemmi in parte leciti, per evadere in tutto o in parte. Ma questa è un’altra storia.

Gli esperti sostengono che la lealtà e la trasparenza nei confronti del prossimo, siano valori irrinunciabili che inducono a una serie di riflessioni e inoltre, che sia una virtù di complicata osservanza visti i tempi, proprio perchè l’umanità sviluppa il proprio essere attraverso una serie di difetti comportamentali, contrastati per fortuna anche da pregi che trovano espressione compiuta anche nella lealtà, una virtù che – starei per dire – non dovrebbe avere antitesi. Non è così purtroppo, prova ne sia che spesso e volentieri si scontra con i difetti, che per comodità descrittiva possiamo chiamare “paralleli” e tra questi l’invidia, che è uno dei peggiori se non il più nefasto. In buona sostanza la “lealtà” si realizza nel momento in cui riesci a dare agli altri, quello che desideri ricevere ovverosia, disponibilità all’ascolto, amore, sostegno. Ma Lealtà, significa anche che nelle vicende che caratterizzano la vita di ognuno, è meglio accettare la sconfitta, piuttosto che vincere ponendo in essere stratagemmi sleali e dunque, non vi sia alcun dubbio sul fatto, che una contesa ci può vedere pure perdenti o sconfitti, a condizione che l’avversario ci abbia affrontato con dignità e lealmente. E va da sè che la cosa più disdicevole e miserevole sia la “lealtà comprata”. A volte, analizzando certi comportamenti umani, che attengono ai popoli di Religione Cattolica rispetto a quello degli Atei, vien da credere che in effetti: “L’atteggiamento dell’ateo possa essere legittimamente valutato come una “leale opposizione” al Dio dei cattolici”(Woody Allen”) Purtroppo questa decantata virtù, così definita in quanto patrimonio di tutte le teste pensanti, non trova applicazione o si armonizza con taluni sport praticati a livello agonistico, in specie quelli di squadra, dove l’imbroglio, come nella vita, equivale al furto della verità e quindi della messa in “buca” della lealtà. Per dire. Quanto allo Sport “Leale” quello che non dovrebbe conoscere variabili rispetto alla lealtà totale e incondizionata dicono sia lo Sport Olimpico. Purtroppo, nel corso dei Giochi ultimi, qualcosa ha fatto storcere il muso a tanti, perché alcune vittorie sono apparse, viziate da favoritismi arbitrali piuttosto che da opportunità di appartenenza a determinate parti dell’emisfero. Per non parlare di qualche atleta (italiano purtroppo) escluso per dopingl. Ma quanto a sport agonistico, campionati, tornei ecc, quello più popolare e conosciuto, dove la “lealtà” viene dimenticata o vilipesa, è il calcio. Uno sport ultrapopolare la cui pratica, inutile negarlo, induce alla simulazione. Questo Sport ultrapopolare ha offerto in passato, memorabili esempi di “s…lealtà” sportiva, e tra questi, il più famoso (ma starei per dire “famigerato”) il goal messo a segno con la “manina” dal – comunque grande – Diego Armando Maradona ai Campionati Mondiali del 1986. Goal che permise all’Argentina di battere l’Inghilterra e poi nella finale anche la Germania. Si insinuò che l’arbitro, pur essendosi accorto della “manina” abbia convalidato il goal per premiare l’abilità e la destrezza dell’autore, il quale, in tempi successivi, ha – come si dice – “sbracato” addebitando il gesto antisportivo per eccellenza, al “La Mano de Dios”. Massì, lasciamo stare, altrimenti certi giri di parole o perifrasi scuotono la memoria recente sul terremoto di Amatrice e dintorni, dove due emeriti Vescovi, hanno dissertato sulla mancata presenza di Dio in quella tragica notte. L’uno ha “lealmente” predicato: “Ma Dio, dove stava?” E l’altro invece, altrettanto “lealmente” (e ci mancherebbe altro) che: “ Dio non si occupa di terremoti e che le conseguenze tragiche devono ascriversi a responsabilità degli uomini”. Ecco: abbiamo un ”Dios” argentino che segna il goal con la mano; un altro che al momento del sisma non si è saputo dove si trovasse; e l’altro che se ne è lavato le mani (starei per dire pilatescamente ma non lo dico) e cioè che case e palazzi vanno costruiti secondo le norme antisismiche e che diversamente, se crollano al primo sussulto, cari cittadini del mondo, “sono cavoli vostri e il vostro Buon Dio c’entra nulla”. Più Leale e chiaro di così??!?! .

Antonino Marino

Un commento

  1. lealtà : fedeltà agli impegni presi…e basta!

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