Animali notturni. Il volto oscuro della felicità

Animali notturni. Il volto oscuro della felicità

Tosi Siragusa

Animali notturni. Il volto oscuro della felicità

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giovedì 24 Novembre 2016 - 23:07

Sulla rotta della decima musa: nella società dell’apparenza è di scena la pochezza del successo e la vendetta dei presunti inconcludenti. Impressioni a cura di Tosi Siragusa

Premiato con il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria – all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, il coinvolgente film è tratto dal romanzo Tony & Susan di Austin Wright e diretto da Tom Ford, di professione stilista, alla sua seconda opera registica (a sette anni di distanza da A Single Man) che ne ha tratto la sceneggiatura, rimaneggiandolo per renderlo idoneo materiale cinematografico. L’eclettico artista, da ultimo anche produttore, riversa il maniacale controllo che traspare dalle sue collezioni anche in ambito filmico; chi scrive confessa di aver dovuto sospendere il giudizio dopo la visione, apparendo prima facie l’opera quasi disturbante nella sua algida perfezione. Un po’ a distanza se ne sono però apprezzati appieno le immagini di bellezza straniante e i contenuti, che presentano più livelli di lettura e tre piani narrativi, tre storie sospese fra presente e passato.

I titoli di testa sono spiazzanti e provocatori, con immagini trash di donne obese che ballano nude, esibendo con spavalderia le carni sfatte e gli sguardi sconci: sono i soggetti della mostra curata da Susan, nella sofisticata galleria, fra body art e sculture alla Jeff Koons sullo sfondo di un rosso palcoscenico. L’arte per Tom Ford ha la funzione di provare a riscattare le bruttezze del mondo ed anche il film funziona in tal senso, cercando a ricondurre a dimensione estetica l’orrore delle storie. In una notte nerissima il passato di Susan ritorna sotto la forma di un manoscritto da incubo – la cui intitolazione è proprio Nocturnal Animals – la cui lettura dà vita ad un film nel film sulla violenza che una famiglia (ove i protagonisti sono Susan stessa e l’ex coniuge, con la loro figlia) fermata da una banda di squilibrati e balordi nel deserto texano in piena notte, subisce, con esiti sanguinosi, pur con l’intervento di uno straordinario sceriffo al termine della sua vita. Susan è allora costretta da quella lettura che la intriga e terrorizza a rivedere i valori e le scelte della sua seconda attuale esistenza, quel suo successo fasullo, il suo nuovo ipocrita rapporto con un borghese traditore e soprattutto la perdita dell’amore, che si rivelerà irreversibile. Versatile oltre modo la protagonista Amy Adams nei panni della gallerista di successo, con fantasmagorica casa a New York e amicizie mondane, ma in crisi identitaria, che attraverso il manoscritto recapitatole riuscirà a dare il la a meccanismi e ricordi rimossi sulla sua precedente vita; Jake Gyllenhaal è l’ex marito, autore del testo e grande travagliato amore di Susan, piantato dalla donna per mancanza di stima e soppiantato da un fascinoso marito robotizzato, che ha annientato ogni velleità artistica della protagonista. Michael Shannon, Aaron Tylor-Johnson, Isla Fischer, Armie Hammer, Ellie Bamber e Laura Linney completano un cast megagalattico.

Fotografia eccellente e uno sguardo pieno di stile in questa storia ombrosa di violenza psicologica, nel thriller esistenziale di genere drammatico, ove protagonisti sono la vendetta e il vuoto esistenziale che ci invade quando le sovrastrutture ci sovrastano e spengono la vera essenza nostra. Film linchyano, con modi e ritmi del noir, con musiche d’atmosfera molto hitchockiana, che trasferisce sul grande schermo l’anima di un’America dannata, cupa, come lo sguardo di Susan, dagli occhi spenti, che riflettono la notte della sua anima. Il romanzo è concepito sia come proiezione del vissuto, ma anche quale arma di vendetta dell’ex aspirante scrittore, idealista, fragile e puro che, da inconcludente qual sembrava, ha partorito e portato a compimento una storia travolgente. È un lungometraggio che punta i riflettori anche sulla artificialità di certi ambienti, sull’altra faccia del successo, facendoci intuire per sottrazione come dovremmo essere, autentici, anziché convincerci di esser altro, e come la felicità non possa giungere da un universo scintillante, essendo legata agli affetti profondi, ai grandi amori che dovrebbero non lasciarsi fuggire. In programmazione presso il Multisala Iris, il film merita la valutazione di più che buono.

Tosi Siragusa

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