“The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese

“The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese

Tosi Siragusa

“The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese

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lunedì 28 Marzo 2016 - 17:19

Sulla rotta della decima musa: Jordan Belfort, ascesa e caduta del più spregiudicato truffatore della storia di Wall Street. Impressioni a cura di Tosi Siragusa

Questa black-comedy ripropone per la quinta volta una delle più consolidate “coppie di fatto” del cinema: Martin Scorsese che dirige Leonardo DiCaprio. Siamo al cospetto di un lungometraggio sfarzoso, iconico, a tratti quasi hardcore, con un protagonista scatenato e luciferino, nei panni di Jordan Belfort e della sua incredibile avventura vera, altamente folle, fra frodi finanziarie, droghe, sesso ed eccessi di ogni genere. Lo stesso Jordan Belfort nel 2008 aveva pubblicato uno script, da cui è tratta la sceneggiatura di Terence Winter.

Il broker è tratteggiato quale contemporaneo Caligola, senza scrupoli, né freni inibitori, spudorato e volgare nei suoi orribili completi anni ’80, con al suo fianco complici del suo stesso genere: i venditori invasati della sua società, la seconda moglie interpretata da Margot Robbie, detta “duchessa” (che non esita ad abbandonarlo alle prime difficoltà economiche), i banchieri svizzeri e, soprattutto, il suo braccio destro, Donnie Azoff, ispirato al vero vice di Belfort, Danny Porush. Certo, il cinema si è spesso interessato alla finanza (basti pensare a Wall Street e all’indimenticabile Gordon Gekko, emblema dello yuppismo anni ’80): siamo però qui dinanzi ad un diverso prodotto. La Stratton Oakmont, che intende celebrare il raggiungimento del target mensile, non è infatti certamente un luogo austero, strabordante come è di dollari e puttane, (classificate come i titoli del mercato azionario), pullulante di strategie di “pump&dump” (consistente nel far salire il valore delle azioni tramite i broker, per rivenderle ai clienti a prezzi massimi, attraverso prestanomi). Straripante di avidità, deliri, paradisi artificiali, sostanze stupefacenti, bande musicali, cavalli, nani e persino uno scimpanzé… Il lupo non cerca certo un canonico perdono, cede ad ogni forma di tentazione, senza timore delle conseguenze, è l’emblema della distorsione del sogno americano, nella sua Bentley sfasciata e nel suo yacht che affonda … del denaro come droga, che mina irrimediabilmente la psiche, è vittima della propria ambizione. In un certo senso il film lascia un punto di domanda e cioè se l’essere umano potrà essere in grado di combattere l’effetto fascinatorio e deviante del dio denaro, per vivere in armonia con i propri simili.

Come il Grande Gatsby anche J. Belfort accumula beni, ma diverso ne è il fine: il primo mira a fare fortuna per sposare la donna che ama, che costituisce il suo indistruttibile sogno … il secondo opera così cinicamente per il puro gusto del successo. Altro personaggio di spicco è poi Mark Hanna, ex mentore di Belfort, interpretato da un grande Matthew McConaughey, memorabile nella scena in cui canticchia colpendosi il petto, al cospetto del suo protetto. L’istrionico DiCaprio è stato talmente convinto del progetto dall’averlo prodotto attraverso la sua compagnia, la Appian Way. La fotografia, sempre impeccabile, le scenografie memorabili, specie nelle scene corali e la musica che fa da perfetto fondo e completano degnamente questo prodotto cinematografico di rilievo sull’ascesa e caduta del più spregiudicato truffatore della storia di Wall Street. Il lungometraggio ha avuto cinque importanti nominations agli Oscar 2014: per miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista e migliore sceneggiatura non originale.

Tosi Siragusa

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