“La sposa bambina”, un simbolo di resistenza

“La sposa bambina”, un simbolo di resistenza

Tosi Siragusa

“La sposa bambina”, un simbolo di resistenza

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giovedì 02 Giugno 2016 - 09:07

Sulla rotta della decima musa: un film coraggioso come opposizione ad un sistema arcaico. Impressioni a cura di Tosi Siragusa

Questa toccante storia vera della regista yemenita Khadija Al-Salami che ha dovuto girare in clandestinità, dal 12 maggio nelle sale italiane, con anteprima al festival dei diritti umani di Milano, è stata da ultimo in programmazione presso il cinema Lux di Messina e mostra in uno il coraggio della filmaker, già premiata al festival di Dubai, e della bambina che dieci anni fa in Yemen, data in sposa a soli dieci anni ad un adulto/aguzzino che la picchia e violenta per tre settimane, riesce a ribellarsi, scappare e rivolgersi a un tribunale di Sanaa per chiedere il divorzio. Nojoud, questo il suo nome, riesce a ottenere giustizia dunque ed è un fatto storico raccontato splendidamente dalla giornalista francese Delphine Minoui in “Io, Nojoud, dieci anni, divorziata” ora in libreria con il titolo “La sposa bambina” e portato sul grande schermo dalla prima donna yemenita riuscita a divenire regista e produttrice, con alle spalle un’infanzia simile a quella della piccola protagonista, che infatti ha costituito spunto per questo prodotto cinematografico che si è avvalso di una troup egiziana.

La cineasta aveva diretto in America il suo primo film e, tornata per girare nel suo Yemen, ha voluto raccontare questa storia, ben conoscendo la società del suo paese e con l’obiettivo di contribuire all’emanazione di una legge che impedisca i matrimoni al di sotto di un’età ragionevole. Il meraviglioso territorio yemenita con i suoi paesaggi rupestri ed i suoi palazzi cittadini merlettati è ad oggi come intrappolato in una sorta di medioevo della civiltà, essendo quella società retta da arcaiche tradizioni e costumi tribali, ove i matrimoni infantili sono solo la punta dell’iceberg di una ignoranza e di un malinteso senso dell’onore, che generano analfabetismo – soprattutto femminile – e morti per parti precoci o emorragie delle bambine/spose. Commuove questa piccola cresciuta in una famiglia contadina, bella e solare, che vorrebbe giocare con gli altri coetanei e con la sua bambola rosa, e invece, costretta a lasciare la sua tribù, deve vivere a Sanaa con un marito/padrone e un’ignobile suocera che lo istiga a maltrattarla, finchè, dopo pianti e tentativi (o meglio minacce) di suicidio, viene riportata dal padre perché la domi e, riuscita a fuggire, si fa portare in taxi in tribunale e ad un interdetto magistrato chiede di poter divorziare. La legge yemenita non contempla però simili casi. Il padre e il marito accusati si appellano alla Sunnah, a non saper leggere e scrivere, e il giudice deve affidare (ceto veicolandola) la decisione allo sceicco della tribù del marito.

Il film, trattando una storia privata, non lascia intravedere la guerra in Yemen e la rivoluzione civile contro il governo dei ribelli Houti delle tribù sciite, che hanno occupato Sanaa, non parla dell’arrivo dell’IS e di Al Quaeda, né della guerra sferrata dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita con le armi occidentali. Uno Yemen dove i bambini muoiono a migliaia, le case vengono distrutte e manca acqua e cibo, rendendo la pur terribile problematica delle spose bambine allo stato tragicamente non più attuale. La deliziosa bambina protagonista è Rehaream Mohammed, nipote della regista. La vera Nojoud, abbandonati gli studi e la casa, dono del suo editore, ha sposato il figlio di uno sceicco. In conclusione non è ovviamente convincente il doppiaggio, che toglie realtà a quei volti provenienti da un mondo per noi occidentali poco comprensibile, a cominciare dalla vendita matrimoniale della bambina, decisa dal padre alla presenza di un sensale e due testimoni, in cambio della dote consistente in qualche bestia.

Tosi Siragusa

2 commenti

  1. IN ITALIA LE STESSE USANZE PERMESSE PER PAZZOIDE TEORIE DI LIBERTA’ DOVUTA ALLA NOSTRA COSTITUZIONE. MENTRE, LE NOSTRE USANZE SE SI VIVE IN QUESTI PAESI RETROGRADI GETTATI DAL PEDOFILO MAOMETTO LE ITALIANE COSTRETTE AD UBBIDIRE. IN ITALIA IN SILENZIO, O QUANDO SUCCEDONO FATTI GRAVI, VENGONO ALLA LUCE IL LORO COMPORTAMENTO DI ASSOLUTA PREPOTENZA IO FACCIO CIO’ CHE VOGLIO ANCHE IN ITALIA. TANTO C’E’ UNA PARTE POLITICA ITALIANA CHE LI DIFENDE E PROTEGGE. I MATRIMONI CON MINORENNI (PEDOFILIA CONDANNA ANCHE NEL CODICE PENALE MODIFICATO DAL BISCHERO FIORENTINO RENZI) INFIBULAZIONE CIRCONCISIONE FUORI DAL CONTROLLO OSPEDALIERO. LORO USANZE IN ITALIA NESSUNO LI PUO’ CRITICARE, ALTRIMENTI RAZZISTI. IN ITALIA I MUSSULMANI AVEVANO CHIESTO CIO’

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  2. IN ITALIA LE STESSE USANZE PERMESSE PER PAZZOIDE TEORIE DI LIBERTA’ DOVUTA ALLA NOSTRA COSTITUZIONE. MENTRE, LE NOSTRE USANZE SE SI VIVE IN QUESTI PAESI RETROGRADI GETTATI DAL PEDOFILO MAOMETTO LE ITALIANE COSTRETTE AD UBBIDIRE. IN ITALIA IN SILENZIO, O QUANDO SUCCEDONO FATTI GRAVI, VENGONO ALLA LUCE IL LORO COMPORTAMENTO DI ASSOLUTA PREPOTENZA IO FACCIO CIO’ CHE VOGLIO ANCHE IN ITALIA. TANTO C’E’ UNA PARTE POLITICA ITALIANA CHE LI DIFENDE E PROTEGGE. I MATRIMONI CON MINORENNI (PEDOFILIA CONDANNA ANCHE NEL CODICE PENALE MODIFICATO DAL BISCHERO FIORENTINO RENZI) INFIBULAZIONE CIRCONCISIONE FUORI DAL CONTROLLO OSPEDALIERO. LORO USANZE IN ITALIA NESSUNO LI PUO’ CRITICARE, ALTRIMENTI RAZZISTI. IN ITALIA I MUSSULMANI AVEVANO CHIESTO CIO’

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