“Com’è alto il sole”, ovvero l’amore inconsueto di Pasolini per le donne

“Com’è alto il sole”, ovvero l’amore inconsueto di Pasolini per le donne

Lavinia Consolato

“Com’è alto il sole”, ovvero l’amore inconsueto di Pasolini per le donne

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sabato 07 Maggio 2016 - 07:44

Alla Sala Laudamo il terzo appuntamento della produzione “Daf - Teatro dell’esatta fantasia” dedicato a Pier Paolo Pasolini. Dopo la prosa, il teatro danza, ecco il turno della musica: con la voce di Patrizia Ajello e le musiche di Giovanni Puliafito, Patrick Fisichella e Francesco Aiello

Di Pier Paolo Pasolini si sono dette tante cose, ma molto raramente si parla del suo interesse per la musica, ed è anche attraverso questa che lui portò alla luce la desolazione delle borgatare romane, invisibili per la buona borghesia, e visibili solo di notte, per i clienti in cerca di pochi minuti di felicità.

Patrizia Ajello canta in romanesco “Il Valzer della toppa”, “Macrì Teresa detta pazzia” e “Cristo al Mandrione”, che raccontano infatti di prostitute, una ubriaca, così ubriaca, che crede di esser tornata vergine, e un’altra invece affranta, che chiede aiuto al cielo.

Pasolini ebbe un rapporto di amicizia, di più, di “amore spirituale” con tre donne, delle quali vengono lette le rispettive lettere: Laura Betti, la sua “fidanzata e vedova”, che certo più delle altre, nel 1977, doveva sentire la mancanza di questo uomo così serio, al quale lei aveva insegnato a ridere, a dispetto del fatto che non ci fosse nulla di cui ridere; Oriana Fallaci, pochi giorni dopo la sua morte, nel 1975, lo rimprovera molto amaramente, di aver trovato la morte perché non aveva fatto altro che cercarla, “sei stato tu a suicidarti, servendoti di lui”, un sedicenne scelto da quel rifiuto per il corpo femminile; infine Maria Callas, la divina, conosciuta per le riprese di “Medea”, che nel 1971, anche lei, con un tono, se non materno, ma quasi, lo riprende per non saper vedere la realtà oltre la copertina dei suoi libri. “Ma quand’è che crescerai?”: è dolcissimo, ed anche commovente.

L’unica donna di cui non si parla apertamente, ma resta sullo sfondo, è la madre Susanna: l’unico vero amore di Pasolini. “Ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù”, scriveva, con parole d’amore profonde. La Fallaci, sempre rimproverandolo, quasi lo accusava di venerare la madre come “la Madonna messa incinta dallo Spirito Santo”: e non per nulla, nel “Vangelo secondo Matteo”, Pasolini fece fare la parte della Madonna a sua madre.

La Ajello, con l’accompagnamento di Giovanni Puliafito alle tastiere, Patrick Fisichella alla chitarra e Francesco Aiello alle percussioni, con la voce sicura di una cantautrice presto matura, oltre alle parole di Pasolini, aggiunge due sue testi: “Undici minuti”, molto dolce, “sospeso sulle domande che il poeta si poneva sulla prostituzione”, come spiega lei stessa, e “Il venditore di sogni”, testo più maturo e musicalmente completo. In chiusura, una canzone di Pasolini resa famosa dalla voce di Modugno: “Che cosa sono le nuvole”.

Prodotto da “Daf – teatro dell’esatta fantasia”, “Com’è alto il sole” è lo spettacolo che chiude gli appuntamenti dedicati alla memoria dell’intellettuale italiano di cui l’anno scorso si è celebrato l’anniversario della morte. Le canzoni sono state ben scelte, le tre lettere sono state toccanti, i due testi di Patrizia Ajello denotavano un grande impegno, tuttavia sembra che a questo spettacolo non sia stato dato abbastanza rilievo, dal momento che veramente pochi si sono presentati: probabilmente se fosse stato organizzato meglio, sarebbe stato migliore lo spettacolo stesso.

E allo stesso tempo viene spontaneo chiedersi se la musica ci abbia avvicinati di più a questo poeta per sua natura così chiuso, ma citando le sue stesse parole: “Non vedo perché sia la musica che le parole delle canzonette non dovrebbero essere più belle. Un intervento di un poeta colpo e magari raffinato non avrebbe niente di illecito. Anzi la sua opera sarebbe sollecitabile e raccomandabile”.

“Com’è alto il sole” replica alla Sala Laudamo stasera, 7 maggio, alle ore 21, e domenica 8 alle 17:30; per poi tornare dal 13 al 15 maggio.

Lavinia Consolato

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  1. LE BIONDE? SONO LE SIGARETTE E LA BIRRA

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  2. LE BIONDE? SONO LE SIGARETTE E LA BIRRA

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