Migranti a Messina, i numeri dell'accoglienza e dell'emergenza

Migranti a Messina, i numeri dell’accoglienza e dell’emergenza

Alessandra Serio

Migranti a Messina, i numeri dell’accoglienza e dell’emergenza

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sabato 06 Agosto 2016 - 22:02

Oltre 20 mila persone sono state sbarcate a Messina dal 2014 ad oggi. Tra loro tantissimi bambini. E qualche giovane scafista. Non sempre si riesce ad assicurarli alle galere. Ecco i dati.

Prosegue l'inchiesta a teppe nella Messina degli sbarchi, tra business e accoglienza. Questa volta abbiamo analizzato i dati, per ragionare sull’ordine di grandezza del fenomeno.

Se è stato il 2013 l’anno in cui anche i messinesi hanno avuto l’impatto con le prime navi che facevano toccare terra a donne e uomini in fuga dalla guerra e la disperazione, disposti ad affrontare un viaggio d’inferno e a rischio della vita, in mare aperto, è il 2014 che consacra ufficialmente il porto cittadino come uno dei principali centri di “smistaggio” post salvataggio.

Dal 2014 alla fine del giugno di quest’anno sono state 20.293 le persone sbarcate a Messina. In massima parte uomini, tantissimi minorenni, molti anche i bambini. Nel 2014, soprattutto da maggio a ottobre, sono arrivati in città 5784 stranieri salvati in mare. Nel 2015 sono stati ben 9440. Soltanto nei primi mesi del 2016, sono già sbarcati a Messina 5069 persone. Se nei primi anni si trattava soprattutto di siriani e africani delle coste libiche e marocchine, oggi sono soprattutto gli eritrei a cercare qualunque mezzo pur di fuggire al regime oppressivo.

Purtroppo insieme ai salvati, Messina ha conosciuto anche gli sbarchi tragici, accogliendo le salme di 38 persone. Impossibile dimenticare il funerale di Amhed Kiki, il bimbo siriano sbarcato senza vita in città nel luglio 2014, o la bara bianca discesa dal, col piccolissimo bimbo affogato durante le operazioni di salvataggio e cullato senza vita dalla madre, stretto al petto, per tutto il tratto da Malta a Messina. O, ancora, le 14 bare allineate al Molo Marconi, nella caldissima estate dello scorso anno.

La macchina della prima accoglienza, composto da personale volontario, dell’Asp, della Croce rossa e delle forze dell’Ordine è ormai rodata, e opera senza sosta, sotto le tende, al molo. Così come ormai testata, e oberata di lavoro, è la squadra della Questura che si occupa dei reati legati agli sbarchi. Si deve attivare immediatamente, quando le navi attraccano, per raccogliere tra i migranti le testimonianze utili ad individuare tra loro i possibili scafisti, gli aguzzini, i trafficanti di uomini.

Insieme alle informazioni investigative, dei colleghi di altre nazioni o delle altre questure siciliane, sono infatti fondamentali le testimonianze dei sopravvissuti. E la maggior parte di loro resta in città pochissime ore, ed anche una volta trasferiti nei centri di accoglienza di altre città, la possibilità che in breve non siano più reperibili è alta. Raccogliere i loro racconti prima possibile è perciò fondamentale per inchiodare i trafficanti. Un prezioso lavoro cui contribuiva Omayma, la trentatreenne uccisa dal marito tra il 3 e il 4 settembre scorso, sotto gli occhi delle quattro figlie piccole.

Così, sono stati gli scafisti fermati tra il 2014 e oggi sono stati più di 140. Tra loro ci sono alcuni trafficanti di uomini tra i più crudeli. Come un libico fermato durante l’ultimo sbarco. Ha confessato di aver colpito gli uomini con pesanti bastoni, per farli stare in riga, ha confessato di averli stipati a forza negli angusti locali della stiva, ha confessato di aver picchiato, malmenato, maltrattato. Non di aver usato i cavi elettrici per torturare i bambini in carcere, in Libia, reato di cui è accusato dalle autorità del suo paese. Purtroppo il giudice italiano ha dovuto scarcerarlo.

Molti dei processi agli scafisti arrestati a Messina si sono conclusi. Alcuni con condanne esemplari, altri con assoluzioni per mancanza di prove. Che le vittime tornino in aula a confermare le accuse, come detto, non è sempre facile infatti.

Nella maggior parte dei casi non si tratta però di crudeli aguzzini come quello fermato e liberato qualche giorno fa. Il più delle volte, infatti, le organizzazioni che organizzano i viaggi, dopo aver riempito oltre misura i barconi, costringono con le minacce e la forza qualcuno dei ragazzini imbarcati a mettersi al timone. E la incerta nave prende il largo col suo carico di disperati.

Alessandra Serio

2 commenti

  1. NON TUTTI I CLANDESTINI (PERSONE CHE NON SONO IDENTIFICATE E NON VOGLIONO ESSERE IDENTIFICATE) E FINIAMOLA DI DIRE MIGRANTI, E’ ALTRA CATEGORIA E ALTRE REGOLE DI IDENTIFICAZIONE E VOLONTA’ DI FARSI IDENTIFICARE E CONTROLLI SANITARI CON LA QUARANTENA. CONSIDERATE LE MALATTIE CHE PORTANO IN ITALIA ANCHE GIA’ SCOMPARSE. QUESTI VENGON IN ITALIA PERCHE’ VENGONO SPINTE A VENIRE PER CREARE LORO PARTITI COME PAESI DI PROVENIENZA E’ CHIARO GIOCO POLITICO. INOLTRE SANNO BENISISSIMO CHE AVRANNO SOLO FAVORI E PROTEZIONI. I COMUNISTI DELLA CITTA’ ROSSA DI FERRARA HANNO PROTESTATO PERCHE’ I CLANDESTINI VIVONO IN VILLE CON PISCINA E LORO HANNO SOLTANTO POVERTA’. LA NUOVA LEGGE DELLE ASSUNZIONI PREVEDE CHE AVRANNO DIRITTO RISPETTO AI BABBEI ITALIANI. BASTA

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  2. NON TUTTI I CLANDESTINI (PERSONE CHE NON SONO IDENTIFICATE E NON VOGLIONO ESSERE IDENTIFICATE) E FINIAMOLA DI DIRE MIGRANTI, E’ ALTRA CATEGORIA E ALTRE REGOLE DI IDENTIFICAZIONE E VOLONTA’ DI FARSI IDENTIFICARE E CONTROLLI SANITARI CON LA QUARANTENA. CONSIDERATE LE MALATTIE CHE PORTANO IN ITALIA ANCHE GIA’ SCOMPARSE. QUESTI VENGON IN ITALIA PERCHE’ VENGONO SPINTE A VENIRE PER CREARE LORO PARTITI COME PAESI DI PROVENIENZA E’ CHIARO GIOCO POLITICO. INOLTRE SANNO BENISISSIMO CHE AVRANNO SOLO FAVORI E PROTEZIONI. I COMUNISTI DELLA CITTA’ ROSSA DI FERRARA HANNO PROTESTATO PERCHE’ I CLANDESTINI VIVONO IN VILLE CON PISCINA E LORO HANNO SOLTANTO POVERTA’. LA NUOVA LEGGE DELLE ASSUNZIONI PREVEDE CHE AVRANNO DIRITTO RISPETTO AI BABBEI ITALIANI. BASTA

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