Pedaggio di Villafranca, Faraci chiede soluzioni. Ma chi deve trovarle?

Pedaggio di Villafranca, Faraci chiede soluzioni. Ma chi deve trovarle?

Marco Ipsale

Pedaggio di Villafranca, Faraci chiede soluzioni. Ma chi deve trovarle?

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giovedì 05 Ottobre 2017 - 09:02

Il Cas ha più volte ribadito che la questione è competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma nessuno ha mai davvero approfondito la questione

La situazione è anomala. Fra le due barriere di Messina sud e Messina nord il tracciato autostradale è lungo poco più di 20 chilometri, 20,5 per l’esattezza. E’ denominato tangenziale di Messina ma non ha una numerazione propria, come invece accade ad esempio nella vicina Catania, dove la tangenziale è identificata dal codice Ra (Raccordo autostradale) 15.

La tangenziale di Messina è considerata parte dell’A 20, tanto che il km zero della Messina – Palermo coincide con la barriera di Messina Sud, nonostante il tratto Tremestieri – Giostra sia sulla direttrice jonica, quindi sulla linea Messina – Catania. Sempre dalla barriera Messina Sud parte il chilometraggio dell’A 18, 76 km fino alla barriera di Catania Nord. Da qui, proseguendo verso sud, riparte il conteggio nella tangenziale di Catania, circa 20 km fino all’innesto con la Catania – Siracusa, dove si ricomincia nuovamente da zero.

Qui sta la prima anomalia. Perché il conteggio chilometrico della Messina – Palermo dovrebbe iniziare dalla barriera di Messina Nord, non da quella di Messina Sud, e la tangenziale mantenere il suo chilometraggio a parte (da 0 a 20,5 km), come accade a Catania. Non è un dettaglio di poco conto, perché è questo che permette al Cas di giustificare il costo di 1 euro e 20 centesimi per l’uscita di Villafranca (che in realtà è a Ponte Gallo). In pratica il Cas considera 1 euro e 20 centesimi per un percorso di 20,5 km, quindi 6 centesimi al chilometro, in linea, ad esempio, con la tratta Rometta – Milazzo dove, per 14 km, si pagano 90 centesimi. E che ci sia qualcosa di “strano” lo dimostra il fatto che, uscendo a Rometta, 3,5 km oltre Villafranca, il costo resta identico, 1 euro e 20 centesimi.

Il punto, ovviamente, è che non tutti percorrono l’intera tangenziale. Se, ad esempio, consideriamo chi la imbocca dallo svincolo di Giostra, al km 12, avrà percorso 8,5 km, al prezzo spropositato di 14 centesimi al chilometro.

Nel territorio comunale, e qui sta un’altra anomalia, ci sono sette svincoli, dei quali, però, sei sono concentrati nei 12 km tra Messina Sud e Giostra (senza pedaggio) e l’ultimo è a distanza di 8,5 km da Giostra senza altri svincoli in mezzo. Ne consegue che, spostandosi nel territorio comunale via tangenziale, sia possibile percorrere 12 km a costo zero, mentre 8,5 km in direzione opposta al costo di 1 euro e 20 centesimi. Un’evidente discriminazione soprattutto per i residenti dell’estrema riviera nord, la parte tirrenica del Comune di Messina, costretti a sborsare 2 euro e 40 centesimi a volta per muoversi da e verso il centro, a differenza dei concittadini della zona sud, che possono farlo gratis. Un lavoratore che fa questo tragitto 25 volte al mese arriva a spendere 60 euro, che possono incidere su un bilancio familiare.

Il problema riguarda soprattutto i residenti, ma non solo. Riguarda tutto il territorio, a propensione turistica estiva, rimasto troppo spesso abbandonato. Limitare l’abolizione solo ai residenti (e bisognerebbe trovare il modo per farlo) sarebbe una boccata d’aria ma non la soluzione definitiva. Che anche Villafranca e Saponara, in quanto Comuni confinanti, possano usufruire dell’”agevolazione” ben venga. Si è talvolta obiettato che, in questo modo, si “penalizzerebbe” l’uscita di Rometta, perché chi deve recarsi lì preferirebbe Villafranca per non pagare il pedaggio. Ma è un’obiezione che regge poco.

Anzitutto anche al casello di Rometta il costo del pedaggio è spropositato perché il Cas considera i 24 km di distanza da Messina Sud e non i soli 3,5 da Messina Nord. In ogni caso, già oggi la via Nazionale tra Villafranca e Rometta non è priva di traffico. Se dovesse aumentare, chi deve andare a Rometta, e ancor più nei paesi più a ovest, rischierebbe di spendere i costi del pedaggio in benzina, oltre a dilatare i tempi di percorrenza.

Ricapitolando, la “battaglia” del consigliere della VI circoscrizione, Mario Biancuzzo, è da lodare perché è a difesa e per lo sviluppo del territorio. Per questo, la risposta del presidente del Cas è “stonata”. Faraci si chiede “quante firme di adesione bisogna raccogliere per una richiesta di abolizione di tutti i pedaggi autostradali e quante una per l’abolizione delle tasse”.

La questione del pedaggio di Villafranca non può essere accomunata a quella “di tutti i pedaggi autostradali” perché ha una sua specificità e nessuno, infatti, si sogna di chiedere l’abolizione del pedaggio di Milazzo o di Patti, per fare due esempi a caso. Né c’entra nulla l’abolizione delle tasse.

Faraci dice ancora che “non è il numero delle firme a rendere scontata una risposta positiva”. Certamente, ma 10mila firme, che sarebbero sicuramente aumentate se la raccolta fosse proseguita, non sono da sottovalutare.

Il presidente del Cas, tra l’altro, sostiene che anche lui “da utente sottoscriverebbe la richiesta” e che “l’obiettivo è pienamente condivisibile” ma “bisogna trovare una soluzione praticabile e non è facile”.

In questi termini, la questione è diversa. Ed è, come spesso accade, in termini strettamente economici. Il pedaggio di Villafranca frutta ogni anno circa 2 milioni e mezzo di euro. Soldi dei messinesi che, negli ultimi decenni, non sono serviti granché alla manutenzione delle autostrade, vista la storia del Cas che, anzi, sta finalmente registrando qualche segnale positivo. Ma resta ancora tantissimo da fare.

Una delle soluzioni per recuperare 1 euro e 20 centesimi “perduti”, ad esempio, potrebbe essere quella di aumentare il costo degli altri caselli di 10 centesimi. Una differenza che non peserebbe più di tanto sugli utenti. Ma “non è una scelta che il Ministero ci consente di fare – ci disse nel 2014 l’allora vicepresidente del Cas, Nino Gazzara – perché tutto è legato alla concessione vigente e non dipende da noi. Paghiamo per intero una concessione al Ministero anche per lo svincolo di Villafranca”.

Dice bene allora Faraci che “bisogna trovare una soluzione praticabile” ma chi se ne interessa? Negli ultimi tempi il Cas ha ribadito che è competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e di aver posto a Roma un quesito (però mai reso pubblico) al quale non c’è stata risposta.

E’ vero che, di recente, col Ministero ci sono state interlocuzioni più importanti, su tutte quella per il porto di Tremestieri, appena andata a buon fine. Ma è anche vero che nessuno (Cas, sindaci, amministrazioni comunali, deputazione nazionale messinese) ha mai posto la questione all’attenzione del Ministero con la dovuta tenacia, quella che ha invece da anni il “piccolo” consigliere Biancuzzo.

(Marco Ipsale)

Un commento

  1. E pensare che Messina ha eletto alla Camera dei Deputati dove e’ anche (udite, udite) vicepresidente della commissione TRASPORTI, l’on. Vincenzo Garofalo il cui contributo alla soluzione del problema e’ stato 0.
    Messinesi, quando andrete a votare ricordatelo!
    Il sarcasmo del presidente del CAS, Faraci, ancora una volta da’ il senso dell’arroganza di una classe dirigente xxxxxxxx.

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