Storica nevicata sulla costa ionica, ecco perchè è caduta abbondante in quell'area

Storica nevicata sulla costa ionica, ecco perchè è caduta abbondante in quell’area

Daniele Ingemi

Storica nevicata sulla costa ionica, ecco perchè è caduta abbondante in quell’area

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domenica 08 Gennaio 2017 - 23:04

Ecco perchè le nevicate più intense si sono concentrate proprio sul settore ionico della provincia lasciando a secco la costa tirrenica

Quella di sabato è stata una giornata “storica”, dal punto di vista meteorologico, per il messinese ionico. Si sono susseguite intense nevicate, che a tratti assumevano le caratteristiche di autentiche bufere di neve. Come quelle che hanno ammantato di bianco Taormina, Giardini Naxos e Fiumefreddo, proprio lungo il confine fra la provincia di Messina e quella di Catania, costringendo le autorità locali a chiudere, seppur temporaneamente, un tratto della Messina-Catania. La neve sulle coste siciliane è già di per sé un evento molto raro, per non dire eccezionale su alcuni angoli dell’isola. Specie nella parte meridionale e sud-orientale, dove l’accumulo della neve sulla spiaggia rappresenta un evento più unico che raro, e di scarsa predicibilità. Anche perché, per vedere la “dama bianca” attecchire sul terreno non occorre avere termiche a 850 hpa (circa 1400-1300 metri) praticamente perfette, con isoterme sui -8°C -9°C, già di per sé ragguardevoli per le latitudini della Sicilia, e per il bacino centrale del mar Mediterraneo. Ma occorrono tutta una serie di fattori concomitanti, come la presenza di una certa ventilazione (preferibilmente non dal mare), di valori di umidità relativa non particolarmente elevati, dell’afflusso in quota di aria molto fredda nella libera atmosfera e del contemporaneo subentrare di nuclei precipitativi di una certa estensione e intensità che riescono a dare quel minimo contributo di raffreddamento (inibendo l’azione mitigatrice del mare) per favorire l’attecchimento dei fiocchi di neve sul terreno. Basta che uno di questi elementi salti, per un improvviso cambio di vento o per altri fattori esterni, come una distribuzione frastagliata e irregolare delle precipitazioni, per impedire l’arrivo della neve, e parlare di nevicata mancata. Quella di ieri è stata davvero la volta giusta per un angolo della Sicilia, la costa ionica messinese e parte dell’alta costa catanese, dai villaggi della zona sud della città di Messina fino al litorale di Acireale.

Solo che a differenza delle “eccezionali” nevicate del 31 dicembre 2014, che grosso modo imbiancarono gran parte dell’isola, incluse le spiagge del ragusano e l’area di Capo Passero, nella giornata di ieri solo una fetta della Sicilia nord-orientale, quella della costa ionica messinese, posta “sottovento” alle intense raffiche di maestrale e tramontana in uscita dalle vallate dei Peloritani innevati, ha potuto beneficiare di precipitazioni nevose ben più omogenee, capaci di assicurare un buon deposito di neve fino alle coste. Questo perché da queste parti la tramontana, provenendo da terra (scendendo dalle vallate dei monti Peloritani già innevati l’aria si raffredderà ulteriormente) oltre ad inibire l’azione mitigatrice dello Ionio, causa sempre quel giusto raffreddamento della colonna d’aria, in grado di garantire l’ambiente adatto per fioccate e rovesci di neve capaci di depositarsi senza troppi problemi sul terreno e lungo le spiagge. Inoltre i nuvoloni che si ammassavano sul crinale dei Peloritani, enfatizzati pure dallo stesso “forcing” orografico” esercitato da questi (i rilievi costringono i venti da N-NO a sollevarsi forzatamente verso l’alto creando correnti ascensionali), sotto la spinta dei forti venti da NO e N-NO in quota, riuscivano a sfondare al di là dello spartiacque della dorsale peloritana, sul versante ionico, scaricando continue nevicate e rovesci nevosi nelle solite aree, da Capo Scaletta fino all’alta costa catanese. Mentre poco più a nord, fra l’area dello Stretto di Messina e il litorale tirrenico siciliano, nonostante i continui rovesci di neve provenienti dal Tirreno (per l’azione del “Tyrrhenian sea effect snow”), a causa dell’intensa ventilazione da N-NO e Nord, proveniente dal mare tiepido, non sono riusciti a formarsi significativi depositi di neve al suolo da garantire un vero accumulo sul terreno, se non a partire da sopra i 100-200 metri di altezza, nelle colline del vicino retroterra. Dare la principale responsabilità alle raffiche di tramontana per il mancato accumulo di neve sul terreno sulle coste tirreniche siciliane può, almeno in parte, essere corretto. Di sicuro l’elemento eolico in determinate situazioni non aiuta a formare un deposito di neve fresca compatto al suolo.

Questa tesi pero, se ben approfondita, non è molto convincente, perché anche durante le storiche ondate di gelo del passato, vedi 1929, 1949, 1956 o altre ondate di freddo più recenti, nonostante l’intensa ventilazione settentrionale dal Tirreno, spesso a carattere di burrasca (una normalità durante le grandi ondate di freddo provenienti dall’Artico o dai vicini Balcani), si sono registrati sempre accumuli di neve, anche nelle aree costiere della Sicilia tirrenica, dal trapanese fino alla città di Messina, con cumulate alle volte anche significative e termiche in quota non particolarmente “estreme” per la latitudine. L’unica vera differenza fra le grandi ondate di gelo che hanno colpito il sud Italia e la Sicilia nel passato e quelle odierne sta nel fatto che oggi i mari, soprattutto il Tirreno, si presentano molto più caldi, spesso con scarti di +2°C +3°C rispetto alla normale media climatologica. In queste situazioni un mare più caldo, con temperature superficiali dell’acqua anche di +1,5°C +2°C rispetto la media, può rappresentare un fattore decisivo, liberando in atmosfera una certa quantità di calore latente capace di far innalzare la colonnina di mercurio di quel grado in più che trasforma la precipitazione nevosa in acqua. Molto probabilmente con acque superficiali del mare un po' più freddo, nonostante l’azione eolica piuttosto imponente (come in gran parte delle irruzioni di aria polare e artica sul Mediterraneo), avremmo potuto assistere ad accumuli, magari non molto omogenei, anche sul litorale tirrenico siciliano, fin sul mare.

Daniele Ingemi

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