Gabriele Lavia: “La lezione di Edipo per una rinnovata consapevolezza”

Gabriele Lavia: “La lezione di Edipo per una rinnovata consapevolezza”

Tosi Siragusa

Gabriele Lavia: “La lezione di Edipo per una rinnovata consapevolezza”

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martedì 16 Agosto 2016 - 09:07

Intervista al celebre attore e regista in occasione dello spettacolo “Gabriele Lavia legge Edipo Re” proposto al Teatro Greco di Tindari

Il Teatro Greco di Tindari, nella serata del 13 agosto, ha ospitato la lettura di Gabriele Lavia con sua interpretazione del celeberrimo testo di Sofocle, nella traduzione di Salvatore Quasimodo del 1947. Teatro gremito come nelle grandi occasioni – e questa lo è certamente stata – per questo evento, promosso da Taormina Arte nel solco del progetto Anfiteatro Sicilia, pensato dagli assessorati regionali Turismo e Beni Culturali, in interazione con Sensi Contemporanei. Il poliedrico artista è da tempo legato alla terra di Sicilia, ove ha realizzato la direzione artistica per il settore prosa di Taormina Arte e per l’Inda a Siracusa ha messo in scena proprio “Edipo re” nel 2000 e, nell’edizione appena trascorsa, ha curato la regia dell’Elettra sofoclea; con l’odierna rappresentazione Lavia ha inteso omaggiare il sessantesimo del Tindari Festival.

L’istrionico regista “che fa anche l’attore” è molto collaborativo e propenso a mostrarsi, pur se occorrerà indovinare velocemente la chiave d’accesso ad una piccola porzione del suo universo intimo, o almeno pubblico. Stupisce il suo aspetto asciutto e l’aria assolutamente giovanile: “I capelli non sono tinti e sono i miei” (piccola concessione al narcisismo), dirà fra poco e mi sembrerà di aver di fronte l’Ottorino Visconti dei bei tempi. Inizio l’intervista sottolineando la sua evidente passione per i classici greci e verso quel mondo al quale sembra tributare una devozione.

Mi conferma la sua propensione alla mise en scene dei grandi drammaturghi greci? E ancora, l’enigma della figura edipica, cioè dell’uomo di fronte al mistero dell’esistenza, cosa simboleggia? Parrebbe l’archetipo del percorso verso la verità, il disvelamento, cammino denso, che solo per essere intrapreso necessita l’avere occhi nuovi: è così?

Amo il mondo greco ed in particolare Sofocle. Edipo poi è certamente il personaggio più riuscito di tutta la drammaturgia greca e, sì, accecandosi riusce a vedere in modo diverso… Il suo percorso (odè, dal greco "sentiero") è da perseguire con occhi bassi e consapevolezza della mente.

Una divagazione: le interviste la annoiano? E in ogni caso, pensa possano contenere qualche piccolo momento di rivelazione, o costituiscano solo momenti formali?

No, non mi annoia essere intervistato. Non riesco a leggere mai però le interviste. Penso sia difficile per ciascuno ritrovarsi negli scritti di qualcun altro che parlano di noi.

Quale è stato il suo rapporto con il potere? Vi è stato spazio a qualche momento di accettazione di situazioni diciamo di compromesso, che ha dovuto necessariamente intraprendere? Cosa ne pensa del far politica oggi?

Ora che mi ci fa pensare solo una volta mi son trovato in condizione di dover operare un rifiuto: solitamente non mi vengono fatte invece proposte di tal fatta… e poi sono così chiuso nell’isolamento che comporta lo studio delle parti, da vedere pochissime persone e non avere assolutamente tempo di pensare alla politica o di farla. Con l’occasione, mi piace precisare che dietro una rappresentazione vi è un lavoro intensissimo sui testi per poterli ritenere e poi permettersi in scena di farli quasi “scivolare”.

Pirandello sembra essere il suo autore (quasi contemporaneo) preferito e il grande premio Nobel è stato da lei anche molto rappresentato; ho letto anche che un suo progetto di elezione sarebbe quello di realizzare la messa in scena di quella grande incompiuta che è “I giganti della montagna” al Teatro Antico di Taormina. È così?

Sì, il mio rapporto con Pirandello è viscerale, e il sogno, che condivido con Ninni Panzera, è rappresentare “I giganti” a Taormina; nell’immediato futuro andrò in scena con “L’uomo dal fiore in bocca”, commisto a novelle incentrate su personaggi femminili.

A proposito di donne, il suo rapporto con il femminile non sembrerebbe macchiato di misoginia di genere, come spesso accade per i grandi uomini, è una percezione esatta?

Amo le donne, e tanto, ma devo contraddirla: sono come Pirandello anche nella misoginia, che è compatibile con l’immenso amore che mi ispirano. Inoltre mi difendo ancora parecchio bene nonostante l’età e sono stati fondamentali in tal senso i consigli del mio urologo, sa?

Per tornare al teatro, è giusto dire con Kantor che esso imita la vita e che dunque i testi dei drammaturghi greci, pur se antichissimi, sono ancora degne espressioni di noi contemporanei?

Sì, il teatro è la più esatta rappresentazione della vita, molto più del cinema, che per me allo stato è morto, soppiantato dal tecnicismo, mentre nelle messe in scena teatrali vi è un continuo rinnovamento. Mi piace anche dire, con Shakespeare, che il teatro regge lo specchio alla natura.

Il tempo frattanto è proprio volato, e questa intervista, probabilmente durata troppo, è gentilmente interrotta dall’avvocato Panzera, che con Francesca Cannavò, che si occupa degli allestimenti scenici per TaoArte e Tina Berenato, consulente esterna per Anfiteatro Sicilia, non lo abbandonano neanche un istante. Gabriele Lavia deve cambiarsi e lasciamo dunque il camerino che ci ha ospitati per permettere allo spettacolo di avere inizio. N.B.: La mise en scene è stata bella e intensa; Gabriele Lavia non si è certo risparmiato, dando vita, con intonazioni sempre consone, anche agli innumerevoli personaggi che fanno da sfondo e coronamento alla figura di Edipo. Ed è infine un grande successo di pubblico, meritatissimo, e si percepisce l’ammirazione nei confronti di un artista che si è speso con passione in uno spettacolo particolarmente lungo e certamente impegnativo, che ricorderemo.

Tosi Siragusa

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