Emigranti. La scomparsa delle mosche

Emigranti. La scomparsa delle mosche

Domenico Colosi

Emigranti. La scomparsa delle mosche

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domenica 23 Aprile 2017 - 10:43

In prima nazionale al Clan Off il dramma di Sławomir Mrożek nell’adattamento firmato da Paolo Orlandelli

I rapporti promiscui tra l’entomologo e l’insetto, il biologo e i bacilli: le regole dell’attrazione seguono vie imperscrutabili, le caute ossessioni si trasformano in tormento. Due emigranti sradicati da una terra povera e opprimente riflettono sul valore della libertà, premessa di un ottuso capitalismo per uno, di lucente utopia per l’altro. Parole su parole allargano la forbice tra gli intellettuali e i divertimenti della plebe, le fantasticherie populiste, l’avidità di un portafoglio rigonfio: la fine è nota, come la malignità che sgorga sempre dall’ignoranza.

Prima nazionale al Clan Off per Emigranti, il dramma del polacco Sławomir Mrożek in scena nel nuovo adattamento firmato da Paolo Orlandelli. In un claustrofobico sottoscala si sviluppa la difficile convivenza tra un aspirante scrittore imbevuto di idee anarchiche (Rosario Altavilla) e un operaio fognario (Ivan Giambirtone); nell’aria, sospese, risibili nostalgie ammantate da illusioni infantili: il principio di realtà suggerisce un presente da disadattati sotto il giogo della noia, o la comune schiavitù ad un potere orwelliano, pervasivo, onnipresente, ubiquo. La scomparsa delle mosche, come nel caso delle lucciole pasoliniane, indica la fine di un percorso, l’approdo in una realtà aliena cui restano sconosciuti sviluppi, vie, direzioni. Resta sul campo solo una guerra tra poveri: le utopie insudiciate dalle meschinerie quotidiane, l’ingannevole libero arbitrio umiliato dalla vigliaccheria.

Una recitazione sovraccarica di inutile gestualità l’unico appunto ad un lavoro che, mutati gli scenari storici, continua a misurare lo scarto tra populismo e popolo, lavoro e attivismo: la distanza generazionale tra i due emigranti si insinua nelle motivazioni di una lettura diversa del nuovo mondo, di volta in volta fiera delle occasioni o semplice ostello di un animo inquieto. Anime sospese a galleggiare nel passato, mentre i miasmi della realtà ottenebrano l’idea più pura di emancipazione.

Domenico Colosi

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