“Lo Schiaccianoci”, Cajkovskij e lo spirito del Natale

“Lo Schiaccianoci”, Cajkovskij e lo spirito del Natale

giovanni francio

“Lo Schiaccianoci”, Cajkovskij e lo spirito del Natale

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sabato 19 Dicembre 2015 - 23:03

Un classico del balletto esaltato dalle splendide musiche di Pëtr Il'ic Cajkovskij eseguite con efficace resa interpretativa dall'Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele diretta da Grigor Palikarov

Non c’è niente di meglio per immergersi nell’atmosfera natalizia che assistere ad una rappresentazione dello Schiaccianoci, terzo dei grandi balletti (dopo Il lago dei cigni e La bella addormentata), di Pëtr Il'ic Cajkovskij. Tratto da un racconto di E.T.A. Hoffmann, ed eseguito la prima volta al Teatro Marijnskij dell’odierna San Pietroburgo nel 1892, con la coreografia iniziata da Petipa ma portata a termine da Lev Ivanov; il balletto racconta infatti, in due atti, una favola natalizia.

In breve: Clara, la figlia del sindaco Stahlbaum, alla vigilia di natale, durante i festeggiamenti con altri ragazzi attorno all’albero, riceve in dono da un amico del padre, Drosselmeyer, uno schiaccianoci. Verso la fine della festa Clara, molto stanca, si addormenta su una sedia ed inizia il suo sogno fantastico: un esercito di topi che cercano di rubare lo schiaccianoci, il giocattolo che diventa un essere vivente e comanda un esercito contro i topi, la sconfitta del re topo colpito dalla scarpetta lanciatagli da Clara, e la trasformazione dello schiaccianoci in un bellissimo principe, con la conclusione del primo atto. Nel secondo atto Clara ed il Principe Schiaccianoci intraprendono un viaggio favoloso nel castello della fata Confetto, dove hanno luogo le varie famosissime danze (Spagnola, Araba, Cinese, Russa, degli Zufoli, – rese celebri anche dal film di Walt Disney “Fantasia” -), fino al celeberrimo Valzer dei Fiori, vero capolavoro orchestrale. Finalmente dopo il commovente “Pas de deux”, musica sublime caratterizzata dall’accompagnamento in arpeggi delle arpe, il “Valzer Finale e Apoteosi” riportano Clara e lo Schiaccianoci nella casa paterna, fine del sogno.

I tre grandi balletti di Cajkovskij rappresentano dei capisaldi della storia del genere, e nello stesso tempo costituiscono una rivoluzione in questa forma d’arte, in quanto la musica non si limita ad essere mero accompagnamento dei passi di danza ideati dal coreografo, ma assurge a principale protagonista, raggiungendo una intensità di espressione ed una raffinatezza nell’orchestrazione mai udite prima nei balletti romantici francesi, gettando le basi per i futuri balletti moderni, in particolare di Stravinskij e Prokofiev. Dai tre balletti sono state tratte delle suites per orchestra, ancora oggi molto eseguite, ma solo quella dallo Schiaccianoci fu realizzata da Cajkovskij stesso. Lo Schiaccianoci è uno dei balletti più celebri ed eseguiti di tutti i tempi, e costituisce una summa della poetica musicale di Cajkovskij. Infatti vi troviamo fra le musiche più dolci e ispirate composte dal musicista russo, come la “scena della foresta dei pini”, la “scena del palazzo incantato della fata confetto”, il “valzer dei fiori”, il “valzer dei fiocchi di neve”, il “Pas de deux”, per citare solo alcuni esempi. Da una storia di pura fantasia il musicista trae spunto per esprimere i suoi sentimenti più profondi, in particolare la malinconica nostalgia per quel mondo perduto rappresentato dall’infanzia. Ma lo Schiaccianoci riveste anche una rilevante importanza storica, essendo forse il primo balletto dove viene utilizzata la celesta, uno strumento inventato in Francia proprio pochi anni prima della rappresentazione del balletto.

Il Balletto di Sofia ha portato in scena una versione secondo i canoni della tradizione, rispettando i passi di danza, ormai celebri in tutto il mondo, di Petipa e Ivanov. Se in alcuni momenti il corpo di ballo non è apparso del tutto sciolto e perfettamente coordinato, come nelle bellissime scene del “valzer dei fiocchi di neve” (eseguito tra l’altro dalla sola orchestra senza il coro, previsto invece nella versione originale di Cajkovskij), e del “valzer dei fiori”, in altri momenti ha raggiunto risultati pregevoli, come nelle danze di coppia che formano il divertissement del secondo atto – in particolare è apparsa assai gradevole la “danza degli Zufoli”, con i due ballerini che trascinano sulle ruote un agnellino – o come nella sfilata di tutti i ballerini invitati alla festa nel primo atto, i quali, alla fine della festa, sfilano a ritroso sbadigliando per la stanchezza e l’ora tarda, introducendo così il fantastico sogno che di lì a poco avrà inizio. Molto bella anche la scena finale, in cui Clara, tornata bambina, si abbraccia il suo schiaccianoci giocattolo sotto l’albero di natale. Bellissimi le scene ed i costumi, raffinati ed eleganti, particolarmente belli, quelli dei ballerini della “danza Araba”. Un cenno a parte va fatto per la protagonista, Clara, la prima ballerina Marta Petkova, un’artista di livello assoluto, dalle movenze aggraziatissime, ma anche di elegante e nobile portamento, che ha strappato gli applausi del gremito pubblico del Teatro, soprattutto nel “Pas des deux”, insieme al ballerino solista Tsetso Ivanov, il Principe Schiaccianoci.

È questo sicuramente il momento del balletto in cui la musica raggiunge le vette più alte, racchiudendo in sé, con lo splendido e sognante accompagnamento delle arpe, qui grandi protagoniste, e con il bellissimo tema reso ora lirico dagli archi ora drammatico con l’intervento degli ottoni, tutta la dolcissima e malinconica poetica del compositore russo. L’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, diretta da Grigor Palikarov, che ha operato una scelta dei tempi forse un po’ rallentata ma comunque corretta ed efficace, è piaciuta per la resa interpretativa, anche se non sono mancate alcune sbavature, in particolare il non sempre perfetto equilibrio fra fiati ed archi, questi ultimi a volte sopraffatti dai primi. Tuttavia l’esecuzione di un balletto con l’orchestra dal vivo, al posto del solito balletto con la musica registrata, rappresenta un’emozione impagabile e rende l’evento assolutamente imperdibile per gli amanti della musica e del balletto.

Giovanni Franciò

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