Altro che Santa Claus, in Sicilia i doni li portava la Vecchia di Natale

Altro che Santa Claus, in Sicilia i doni li portava la Vecchia di Natale

Daniele Ferrara

Altro che Santa Claus, in Sicilia i doni li portava la Vecchia di Natale

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domenica 24 Dicembre 2017 - 06:15

Babbo Natale non appartiene alla tradizione siciliana. Dalle nostre parti i doni li portava la Vecchia Strina

Cosa sarebbe il Natale senza quella figura che porta i regali, spirituali e materiali, a grandi e piccoli? Ebbene, per quanto simpatico e invitante possa essere l’omone canuto vestito di rosso, non appartiene alla tradizione siciliana; del resto, non chiameremmo mai “Babbo Natale” il sacrale Padre Natale, considerato il chiaro significato di babbo nella nostra lingua.

Qual è la nostra figura allora? Ha molti nomi, ma è una: la Vecchia di Natale. È chiamata soprattutto Strina o Vecchia Strina, oppure Carcavecchia (ossia una figura spettrale), e ancora Nonna Vecchia. Le sue sfilate in costume attualmente si svolgono in diverse città della Sicilia Occidentale.

La Strina arriva nella notte, può essere la Vigilia di Natale, Capodanno o l’Epifania. Proviene da un’altura, da grotte o da rovine, a volte attesa in silenzio e altre volte chiamata con canti osceni e maledizioni. Quando viene, è accolta dalla musica di zufoli e tamburelli o dal clangore di campanacci e pentole; in certe località i bambini possono avvicinarsi e stare con lei, in altre è assolutamente vietato che la vedano e devono dormire. È ammantata di nero, come la notte, procede a dorso d’asino mentre tesse o a piedi munita di scopa; in alcuni luoghi è accompagnata da un Marito e seguita da un corteo di Figli che portano fiaccole o lanciano frutta secca e conducono muli carichi di dolci (come le corna) per i buoni e cenere per i cattivi; altrove sono soprattutto i bambini che girano per le strade chiedendo cibo in nome della Vecchia.

La Strina – sorpresa! – è l’antichissima dea della notte e della magia, delle foreste e degli inferi, tenebrosa ma benevola protettrice dei propri devoti e portatrice di doni sacri, la dea più misteriosa (e fra le più potenti) del pantheon mediterraneo: Ecate (o Strina, appunto), chiamata Gran Madre e Triplice Dea per il suo ciclico aspetto lunare di giovane, matura e anziana. L’Ecate-Strina quindi non è davvero vecchia, anzi è pronta a ringiovanire, così sorge da zone selvagge che fungono da portale della dimensione ctonia e benedice i mortali per l’anno nuovo; i Figli con le fiaccole altri non sono che i devoti e le ninfe infere, gli asini sono animali sacri alla dea, il “Marito” è forse il suo alleato Plutone.

Magari ha bisogno di una ristrutturazione e di studio per tornare attraente la Nonna Vecchia, ma può essere un collante di una nuova coscienza siciliana; teniamo presente che abbiamo a che fare con un flusso mistico invincibile sopravvissuto a duemila anni di silenzio. Quando si attacca precipitosamente e con ira Halloween bollandola come festa in importazione, si aggredisce un settore che può difendersi poco; contro le tradizioni natalizie importate e preponderanti invece tacciono tutti perché sarebbe troppo difficile e impopolare contrastarle; vero? Ma la Vecchia di Natale ci guarda e tesse i suoi fili, ricordiamocelo!

Comunque sia, sperando d’avere fatto ciascuno almeno il bene richiesto, auguriamoci che la Strina ci porti quest’anno i regali più meritati e sperati.

Daniele Ferrara

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