Asse M5S- centro destra. Il Pd è all'angolo a Roma, Palermo, Messina

Asse M5S- centro destra. Il Pd è all’angolo a Roma, Palermo, Messina

Rosaria Brancato

Asse M5S- centro destra. Il Pd è all’angolo a Roma, Palermo, Messina

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lunedì 26 Marzo 2018 - 04:45

Dal Parlamento all'Ars il Pd rischia di diventare del tutto ininfluente rispetto alle decisioni, con un pallino in mano al centro-destra e ai pentastellati. E a Messina ancora non c'è il nome del candidato sindaco....

Nessun uomo è un’isola…. E nessuna realtà è sganciata dal contesto. Le amministrative di Messina s’inseriscono in una “catena” che ha origini nelle Regionali e nelle Politiche e che guarda anche al governo che sta per formarsi con i fatti in continua evoluzione.

L’asse M5S- centro destra che si è formato in occasione delle Presidenze di Camera e Senato è l’inizio di una stagione del tutto nuova e fa da anteprima rispetto al futuro governo. Nelle stesse ore in cui a Roma Di Maio e Salvini raggiungevano un’intesa sulle poltrone di vertice, in Sicilia Musumeci e Cancelleri avviavano un dialogo sulla possibilità di una convergenza in materia di Finanziaria su provvedimenti nell’interesse dell’isola.

Salvini con la mossa “Casellati” alla Presidenza del Senato è riuscito in un colpo solo a rafforzare la sua leadership all’interno del centro-destra ed a fare quello che in 20 anni il centro-sinistra non è mai riuscito a fare: ridimensionare Berlusconi. E’ vero, Elisabetta Casellati è una berlusconiana di ferro, ma non era lei la prescelta del presidente di Forza Italia che il rospo alla fine l’ha dovuto ingoiare.

Nelle stesse ore a Palermo Musumeci si trovava di fronte al riemergere di vecchi vizi dell’Ars: il mercato delle vacche alla vigilia delle votazioni sul bilancio. Peones e furbi di turno stavano già giocando al rialzo quando il governatore ha dichiarato: se non c’è maggioranza si torna a votare. Nel frattempo l’asse che si stava creando a Roma ha disteso i rapporti con i 5Stelle, che dopo gli scontri feroci della campagna elettorale d’autunno, sono pronti ad un dialogo ma solo sui fatti concreti. La legge di stabilità varata dalla giunta regionale, va detto per amore di verità, è rigorosa e contiene molti elementi di rilancio e di riduzione degli sprechi. Ed è su questi punti che sarà disinnescata la miccia di quei ribelli del centro-destra, soprattutto interni a Forza Italia che si apprestavano a bloccare i lavori d’Aula in ordine sparso.

Sia a Roma che a Palermo quindi il “pallino” è in mano sia al centro destra che al M5S. Il terzo giocatore, cioè il Pd sta diventando ininfluente e rischia l’estinzione.

A elezioni dei Presidenti avvenute il Pd si è limitato a commentare “il patto col diavolo è stato fatto”, dimenticando i fatti del Nazereno e gli idilli con Verdini. Il Pd è sull’Aventino dove resterà probabilmente a lungo.

All’Ars i voti del Pd possono essere determinanti soltanto se non c’è intesa con i 5stelle. Nella direzione regionale del Pd di domenica il segretario regionale Raciti ha annunciato (per l’ennesima volta) le sue dimissioni “postdatate”.

Il partito è un pugile suonato e se ci spostiamo a Messina la situazione è analoga.

Solo il centro-sinistra non ha deciso il nome del candidato sindaco. Questa potrebbe essere persino l’occasione per stupire tutti e cambiare, mettere sul tavolo un nome che stupisce, un segnale di innovazione, di “rivoluzione” persino. Una scelta coraggiosa insomma che però non sembra sia all’orizzonte.

Anche a Messina il Pd rischia di essere schiacciato da corazzate in campo. Da un lato la coalizione di centro-destra allargata alla società civile, dall’altro il M5S che ha scelto un candidato molto noto, poi le liste a sostegno di Accorinti e De Luca che corre da un anno.

A quale elettorato potrà rivolgersi, tenendo conto anche del fatto che arriverà per ultimo alla stazione di partenza?

Qualunque sia la decisione comporterà frizioni interne. Se si punta sul nome “accademico” si va incontro alla protesta di quanti, e sono in aumento, chiedono primarie ed apertura all’esterno. Quanto agli alleati del Pd, che farà LeU, o meglio quella parte di LeU più vicina ai Dem che non alla sinistra radicale? Che farà il gruppo D’Alia? I centristi sembrano usciti dai radar e se l’ex ministro ha lasciato la politica attiva, l’ex presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone è con il movimento Liberi e Forti ma non si comprende se giocherà da solista o a sostegno di una coalizione. Sicilia Futura ha provato a parlare di programmi e di apertura alla società civile ma nessuno dal Pd gli ha risposto, almeno ufficialmente, come se il comunicato stampa di Picciolo fosse stato scritto con l’inchiostro invisibile. Le ultime notizie in casa Dem risalgono all’annuncio di un cronoprogramma rimasto finora solo sulla carta.

Anche a Messina quindi, se il Pd non esce dall’angolo in cui si è cacciato il rischio è avviarsi se non all’estinzione all’ininfluenza.

Rosaria Brancato

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