Messinalandia alle urne: carovana itinerante della sciarra e droni nei rioni

Messinalandia alle urne: carovana itinerante della sciarra e droni nei rioni

Rosaria Brancato

Messinalandia alle urne: carovana itinerante della sciarra e droni nei rioni

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domenica 27 Maggio 2018 - 06:09

Ecco cosa accadde in città quando arrivò una strana nube tossica......

Avvertenza: quanto narrato prende spunto da FATTI realmente accaduti, che sono stati semplicemente “enfatizzati”. A Messina, in campagna elettorale, la realtà supera di gran lunga la fantasia…..e arriva prima al traguardo.

Caro diario ti racconto cosa accadde nelle ultime settimane di campagna elettorale, quando una nube di una sostanza sconosciuta a scienziati e narcotrafficanti colombiani piombò in riva allo Stretto con conseguenze inimmaginabili.

Fu in uno di quei giorni “nuvolosi” che mi ritrovai la cugina Nunzia (e famiglia) in pigiama davanti casa. In 5 mi annunciarono che volevano trasferirsi nel Quartiere Lombardo pur di non stare un secondo in più a Mili San Marco.

Era accaduto che dopo 5 anni durante i quali c’era gente che per trovare Santa Margherita doveva cliccare su google map o era convinta che fosse in Ligura, improvvisamente era stata presa d’assalto da frotte di persone armate di penne, taccuini, macchine fotografiche, con sguardi da osservatori scientifici o esploratori del Borneo. Nei villaggi all’inizio si era sparsa la voce che trattavasi di turisti sbarcati dalla MSC e finiti lì per un disguido. La signora Concettina invece che stava di vedetta 24 ore su 24 dietro le tende riferì durante l’assemblea parrocchiale convocata d’assoluta urgenza una versione diversa: “malanova non capiti nenti, gli unni rrivaru, tutti i niri ccà sunnu, avi raggiuni Salvini” e propose come soluzione la recitazione di 12 rosari accompagnata dall’acquisto di zucchero e sale in quantità bastevoli per due settimane. La questione fu risolta quando al parroco giunsero notizie dal collega di Salice che aveva soccorso tre candidati sindaci in panne senza navigatore vagare come anime in pena alla ricerca del museo delle tradizioni popolari e che si accusavano l’uno l’altro di aver sabotato appositamente l’auto. Venne quindi convocata urgentemente una nuova assemblea, questa volta di INTERVILLAGGIO per risolvere la questione. “Si stava meglio quando non ci calcolava nessuno” concluse il Comitato dei saggi stufo di dover ripetere ogni 3 ore al candidato di turno l’innumerevole elenco dei disagi, dalla mancanza di servizi a quella di collegamenti.

Alla fine fu stilato il Regolamento della par condicio dei tour nei villaggi: all’ingresso di ogni zona venne sistemato un eliminacode con tanto di cartello. Benvenuti a (con il nome del villaggio) Si avvisano i signori candidati con rispettive truppe al seguito che il nostro ridente villaggio è visitabile ogni giorno dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18. La sera guardiamo le fiction su Rai 1 quindi “non rompete i cabasisi”. Nella visita è incluso tour con cenni su storia, geografica, flora, fauna, clima, tradizioni popolari. Consentiti selfie davanti ad angoli abbandonati e punti da riqualificare.

Ma se la questione “villaggi” fu risolta con un’organizzazione teutonica e nacquero idilli e alleanze inedite a Santo Stefano Medio e Gesso, si sfiorò invece un conflitto di portata biblica per le aree da sbaraccare.

Non appena i navigatori dei 6 candidati sindaco individuarono l’ingresso di Fondo Fucile si trovarono di fronte una trincea con la scritta OFF LIMIT con la gigantografia di Emilia Barrile che barricata dietro i cassonetti ribadiva: “L’esclusiva delle baracche è mia, guai a chi tocca l’argomento o si azzarda a passare di qui”. Da quando Musumeci aveva annunciato un nuovo tour si era irritata e non vi fu verso di farla ragionare. Convocò un Consiglio comunale urgente per bandire dalla campagna elettorale le parole “risanamento, legge 10, sbaraccamento” e se nei programmi dei candidai sindaco intravedeva per sbaglio il termine Iacp lo cancellava col bianchetto e minacciava l’annullamento delle elezioni. Ma gli avversari si coalizzarono: acquistarono un drone per sorvolare via Taormina e impararono a usare un linguaggio in codice: “appuntamento ore 18 in area collocata in basso dove un giorno governò Pinochet” (Fondo Fu-Cile).

La nube tossica però aveva trasformato anche la più mite delle persone in un’Erinni e scoppiavano liti improvvise persino al panificio tra i clienti in attesa “lei perché oggi chiede i topini, forse allude alla situazione igienica di Messina? Ma ha visto che pane compravano #quellicheceranoprima? NO alla restaurazione alimentare”.

Nelle redazioni arrivavano fino a 80 comunicati al giorno e nelle pareti venne messo il poster di Gianluca Rossellini, addetto stampa di Cateno De Luca, al quale venivano lanciate le freccette quando giungeva il quarto comunicato del giorno.

I candidati non si limitavano al botta e risposta ma si arrivò alla Catena di Sant’Antonio della sciarra. Chi veniva attaccato da uno dei competitor doveva per forza litigare con altri 10 altrimenti la catena s’interrompeva. A un certo punto a Tempostretto la redazione si ritrovò a cantare la Fiera dell’Est in salsa elettorale. Tutto cominciò con un comunicato di Lo Monte che annunciava l’idillio con Bramanti scatenando l’ironia di Saitta. Ma da lì si scatenò la catena e al decimo comunicato della saga in redazione tutti cantarono: “e venne il comunicato di Lo Monte che replicò a Navarra che replicò a Lo Monte che replicava a Saitta che replicava a Lo Monte, che scriveva a Bramanti che scriveva a Lo Monte che alla Fiera mio padre portò…”. Il lettore sappia che ancora la catena continua ed è arrivata alla puntata n°25.

Frattanto era nata la “carovana itinerante della sciarra” che trascorreva gran parte della giornata in giro per rioni dimenticati, stalkerizzando anziani su panchine e residenti senza pubblica illuminazione e zone a verde, per poi scatenarsi in confronti pubblici che si trasformavano in liti epocali.

Un giorno preso dall’enfasi del comunicato di replica n° 2.390 Cateno De Luca, confuso tra gli attacchi a Ge-Gè, Bramanti, Saitta, Sciacca, Navarra, Accorinti, Trischitta, perse il conto e iniziò una filippica contro il deputato regionale di Sicilia Vera ed ex sindaco di Fiumedinisi, che definì vecchio volpone della politica che parla alla pancia ma non al cervello. La cosa più incredibile fu che la folla, abituata ad applaudire non appena sente una raffica di attacchi lo portò in trionfo gridando “siiiii cantagliele a questo De Luca della vecchia politica”.

Una sera accadde l’imponderabile. La carovana sciarriante si accorse che mancava un pezzo: Accorinti. Impossibile pensare ad un turno fuori orario nei villaggi, impossibile che fosse a Palazzo Zanca dove si era già visto di rado nei 5 anni, iniziarono quindi a guardare gli eventi radical chic in programma in Italia. Scoprirono così che era a Napoli e così decisero per una “sciarra in trasferta”. De Luca propose subito di utilizzare per la trasferta il suo tram monorotaia che vola su acqua e torrenti ma la proposta fu bocciata pure dallo stesso secondo profilo Fb di De Luca che contestò il primo. Dopo un’assemblea tra candidati sindaci, si decise di usare l’unico mezzo sicuro che a quell’ora traghettava: la Caronte. Fecero giuramento di non raccontare a nessuno d’aver usato il traghetto di Satana e si nascosero nel cassone di un tir diretto alla rada San Francesco. Quando Sciacca propose di usare un camion diretto a Tremestieri fu sommerso dalle risate degli altri: l’ultimo tir che ha traghettato da Tremestieri era targato SRI Sacro romano impero.

Giunti a Napoli però si guardarono: all’appello mancava Emilia Barrile. Era rimasta barricata a Fondo Basile e non uscì neanche dopo i numerosi messaggi del gruppo whatsapp #eleMe2018 “Non mi fregate” concluse mandando una foto di lei legata ad una grondaia del post sisma del 1908.

Caro diario ti chiederai come finì. La carovana della sciarra itinerante si trovò benissimo con De Magistris e rimasero tutti a litigare a Napoli per un anno intero.

Donna Sarina finalmente buttò fuori di casa sua cugina Nunzia e famiglia e nei villaggi tutto tornò come prima. Rimasero abbandonati fino alla campagna elettorale per la Città Metropolitana. Un giorno bussò alla porta di Donna Sarina tale Ciro della periferia di Castelvolturno che non riusciva a chiudere occhio perché davanti casa si era ritrovato strani figuri interessati alla gestione dei rifiuti e al rispetto delle tradizioni popolari campane. Ma questa storia te la racconto un’altra volta….

Rosaria Brancato

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