....e a Palazzo Zanca spuntò l'eliminacode per candidati sindaco. Con ironia..

….e a Palazzo Zanca spuntò l’eliminacode per candidati sindaco. Con ironia..

Rosaria Brancato

….e a Palazzo Zanca spuntò l’eliminacode per candidati sindaco. Con ironia..

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lunedì 12 Marzo 2018 - 04:05

Ecco cosa accadde a Messina tra un'elezione ed un'altra: il bonus in omaggio, CMdAL, la scomparsa di Miccichè e altro ancora. Con ironia....

Una mattina di marzo a Palazzo Zanca scoppiò il caos, lunghe file si erano formate sin dall’alba e nessuno capiva il perché.

Era stata Bernadette Grasso, assessore regionale agli Enti locali che, avendo compreso la gravità della situazione in vista delle amministrative, aveva deciso di dotare il Comune di un ELIMINACODE per i candidati – sindaco.

Ormai era chiaro che entro aprile ci sarebbero stati più candidati-sindaco che elettori e non voleva rischiare che si dicesse che la Regione non era in grado di arginare l’emergenza. Fu un’idea azzeccata, perchè le file, inizialmente scomposte, iniziarono ad essere disciplinate e i candidati sindaco socializzarono tra di loro, nacquero nuove alleanze sui programmi, amicizie, affinità elettive e persino matrimoni.

La Grasso annunciò che il raggiungimento della quota 30 candidati sindaco avrebbe fatto scattare un BONUS: il partito di riferimento avrebbe infatti avuto diritto ad un candidato alla Città Metropolitana in omaggio, (per portarsi avanti con il lavoro).

Tra autocandidature, papabili, ufficiali, semi-ufficiali, nomi da bruciare, risultavano: Cateno De Luca, Renato Accorinti, Enrico Spicuzza, Pippo Trischitta, Vincenzo Ciraolo, Dino Bramanti, Antonio Saitta, Giovanni Ardizzone, Emilia Barrile, Michele Limosani, Daniele Zuccarello, Felice Calabrò, Gateano Sciacca, un grillino a piacere, mentre già su facebook Nicola Cucinotta ha annunciato che “la gente me lo chiede quindi ci sto pensando anche io”.

Sempre su facebook il post di Pierluigi Parisi merita di essere riportato: “ Il 10 giugno a Messina si voterà con una importante novità: si eleggeranno 32 sindaci ed 1 consigliere comunale”. Noi aggiungiamo che se quell’unico consigliere eletto dovesse essere Carmelina David di fatto l’Aula sarebbe deserta fino al 2023.

Ma vediamo cosa accadde in quei primi giorni di campagna elettorale per le amministrative.

Cateno De Luca e Giuseppe Trischitta avevano già stilato il calendario delle conferenze stampa settimanali fino a fine maggio. De Luca aveva iniziato nell’estate del 2017 e da allora era diventato puntuale come la pillola anticoncezionale: una conferenza stampa e 10 comunicati ogni 2 giorni su tutto lo scibile umano. Trischitta aveva deciso di sfidarlo sullo stesso terreno alternandosi con lui nei giorni dispari. Daniele Zuccarello, detto “direttoman”, ritenendo le conferenze stampa obsolete e vintage optò per lo stalkeraggio web, postando le sue dirette facebook anche durante la fase rem del sonno.

C’era poi la carica dei “presidenti” Enrico Spicuzza (ordine dei commercialisti) e Vincenzo Ciraolo (ordine degli avvocati) ai quali si era aggiunto Carmelo Picciotto (Confcommercio) che per mesi non hanno perso un convegno, un dibattito, una tavola rotonda, un qualsiasi motivo che vedesse insieme più di 4 persone che si scambiavano due chiacchiere anche soltanto sul tempo. Nelle prossime settimane state attenti: se squilla il campanello di casa VERIFICATE, potrebbe non essere il postino…. Chi tra i presidenti non si era ancora appalesato in carne ed ossa ma era stato “evocato” da Liberi e Forti come il sindaco guerriero era Giovanni Ardizzone che dopo le iniziali dichiarazioni di candidatura non ha più aggiunto altro.

Nel mondo pentastellato tra i papabili spuntò il nome del dirigente dell’Ispettorato del lavoro Gaetano Sciacca ma è troppo conosciuto e pare che l’elettorato del M5S, abituato a votare candidati dei quali non ha la più pallida idea chi siano, possa essere spaesato dal vederne uno reale e per di più attivissimo e noto per le sue battaglie.

Nel centro-sinistra furono giorni di caos: i vertici di coalizione furono rinviati di alcuni giorni in seguito al “malore” che aveva colpito De Domenico, Navarra, mezzo Ateneo e tutto il Policlinico al nome del possibile candidato del centro-destra: Dino Bramanti (il cui nome fino ad allora era stato utilizzato dai medici del Policlinico per far mangiare i bimbi inappetenti: se non mangi il passato di broccoli arriva Bramanti e sono problemi tuoi…). Superato il trauma del nome avversario si passò allo studio dell’elenco dei professori universitari in ordine alfabetico da schierare alle successive elezioni: Comune, Consiglio, Circoscrizioni, Città Metropolitana, Consiglio Metropolitano, Europee.

Immediata la mozione di protesta presentata da Antonio Saitta irritato perché dopo le prime assegnazioni di candidature ad Anastasi e Astone fu chiaro che, arrivati alla S, gli sarebbe toccata l’assemblea di condominio del Quartiere Lombardo dove abita Donna Sarina. La proposta di Felice Calabrò di procedere con le primarie fu bocciata sul nascere non appena confessò di essere avvocato e di non aver mai avuto una cattedra, ma al massimo la scrivania del suo studio. Ogni vertice del Pd iniziava con un minuto di silenzio in omaggio all’ex commissario del Pd Ernesto Carbone, non eletto nella “rossa” Emilia Romagna. Più che “vittima” del Rosatellum Carbone era “vittima” della legge del karma: al suo #ciaone di commento al mancato quorum al Referendum sulle trivelle, gli elettori hanno risposto il 4 marzo. La Sicilia fu l’unica Regione a bocciare all’Ars il Referendum per volere del Pd e del Megafono (votarono sì al Referendum i deputati del M5S, Lista Musumeci, Ncd, Udc, Sicilia Democratica). Per fortuna altre 7 Regioni lo portarono avanti, ma il 17 aprile del 2016 non venne raggiunto il quorum ed Ernesto Carbone, fautore delle trivelle, postò, senza alcun rossore, il famoso #ciaone. Che gli è tornato indietro….

Intanto a sinistra entrò a far parte della coalizione anche Liberi e Uguali che per restare fedele al rinnovamento della classe dirigente volle capolista per le amministrative di Messina Massimo D’Alema, rimasto fuori dal Parlamento.

Accorinti frattanto preparava due liste, una delle quali dal nome CMdAL:Visto che non abbiamo cambiato Messina dal basso proviamoci dall’alto o casomai di lato”.

Nel centro-destra Miccichè fu legato e chiuso in un armadio perché per preparare le liste stava guardando le puntate dal 2001 di Amici e Uomini e donne e chiamando tutti i numeri “rosa” della sua rubrica telefonica. Già che c’erano misero nell’armadio anche Berlusconi che decantava le doti di Sabrina Ciuffini come probabile presidente del Consiglio comunale di Messina al posto di Emilia Barrile.

Intanto davanti all’Inps si formavano file chilometriche di quanti chiedevano il Reddito di cittadinanza dopo la vittoria dei 5Stelle ma, quel che fu peggio, furono almeno 25 auto finite nello Stretto perché convinte che, avendo vinto il centro-destra, era stato costruito il Ponte.

Subito dopo Pasqua accadde l’incredibile. In quei giorni il M5S e la Lega dopo aver passato tutto febbraio ad insultare il Pd pur di raggiungere la maggioranza iniziarono l’operazione “corteggiamento” arrivando persino a considerare simpatica la Boschi. Fu in quei giorni che Picciolo, D’Amore e Navarra trovarono mazzi di fiori e scatole di cioccolatini davanti all’uscio di casa. I tre rischiarono il divorzio e non ci fu verso di convincere le consorti che LDM non stava per Lussuriosa Denise Memorabile…..

P.S- prendiamola con ironia, è Tempo di chiacchiere, ridiamoci su.

Rosaria Brancato

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