Quote rosa usate per eleggere uomini. Un manifesto delle messinesi indignate

Quote rosa usate per eleggere uomini. Un manifesto delle messinesi indignate

Rosaria Brancato

Quote rosa usate per eleggere uomini. Un manifesto delle messinesi indignate

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domenica 04 Febbraio 2018 - 07:34

Per i tutti i partiti non esistono donne messinesi impegnate in politica e candidabili per Camera e Senato. Le liste presentate sono un'offesa a quelle donne, tantissime, da destra a sinistra passando per i 5stelle, che dedicano anima e impegno alla politica. Propongo un manifesto di protesta.

Caro diario oggi sono veramente ma veramente ma veramente arrabbiata.

Mai come in questi 6 anni mi è capitato di esserlo. Sono indignata contro i partiti (tutti) che hanno utilizzato una delle più brutte leggi elettorali a loro uso e consumo e sono indignata con i leader dei partiti che hanno usato una norma pensata in modo positivo, le quote rosa, per rafforzare il potere maschile.

Infine sono indignata come donna e come messinese a nome di tutte quelle messinesi che fanno politica nei partiti da decenni e che sono state ignorate e umiliate per consentire ai leader di continuare a gestire tutto il potere nelle loro mani.

Per la prima volta in tanti anni caro diario, avrei voglia di non scrivere più e soprattutto di non scrivere di politica. Ho sempre considerato le quote rosa un errore ed un fallimento adesso le considero un boomerang che ci è tornato dritto sulla fronte.

Lunedì scorso ho letto le candidature ufficiali. Non mi ero fatta molte illusioni, ma mai eravamo caduti così in basso. La legge impone l’alternanza di genere ma nelle liste le messinesi non ci sono, e quando ci sono le hanno piazzate in posti non sicuri, per riempire la casella. E infine, quando ci sono, sono “ancelle”, sono parenti, dotate di autonomia vicina allo zero. Le altre, quelle che da anni lavorano sodo in politica, non ci sono. Il messaggio è chiaro: a Messina la politica è uomo e non devono crescere donne all’interno dei partiti. Il potere deve restare in mano agli uomini.

Sia chiaro, nulla di personale nei confronti della storia di ognuna delle candidate, ma avremmo avuto diritto, dopo decenni di battaglie per le quote rosa, a ben altro genere di criterio selettivo

IL TRUCCO DELLE CAPOLISTE IN PIU’ COLLEGI

Fatta la legge trovato l’inganno. La norma impone l’alternanza di genere per garantire che nelle assemblee elettive ci siano uomini e donne, ma non c’è peggior sordo di quello che non vuole sentire. Vi sarete chiesti come mai, ad esempio, Renzi ha voluto Maria Elena Boschi in ogni dove. Mentre il Pd siciliano, preso da sensi di colpa per la sconfitta delle Regionali, ingoiava tutti i rospi ce la siamo trovata, a dispetto delle garanzie date fino a pochi minuti prima, capolista in 3 collegi. Noi, che siamo città di mare ci siamo trovati pieni di Boschi. L’ha disseminata in Italia come faceva Pollicino con le molliche. Restando in Sicilia anche Miccichè ha fatto scelte analoghe. Ad esempio l’ex ministro Stefania Prestigiacomo è capolista in due collegi, Matilde Siracusano è capolista a Palermo, terza a Siracusa, e nell’uninominale Messina. Urania Papatheu corre sia all’Uninominale del Senato che nel listino (però in Sicilia Occidentale). In cambio ovviamente nessuna messinese è disseminata altrove per essere eletta.

Caro diario se metti la stessa donna in più collegi, (3, 4,5, 6), lei verrà eletta in uno solo, ma così facendo LIBERA il posto ad UN UOMO, il secondo in lista. Le capoliste in più collegi servono a fare eleggere gli uomini. Perché finirà così: lei verrà eletta nel collegio X e negli 3 saranno uomini, con un rapporto di 1 donna a 3 uomini.

Se avessero messo donne diverse capoliste in ogni collegio sarebbero state elette 6 donne. Questo è il senso delle quote rosa.

Ma ai nostri partiti non è bastato umiliare le donne usandole come specchietto per le allodole. Hanno fatto di più. Hanno messo le “fedelissime”, per avere la matematica certezza che neanche una dotata di autonomia decisionale o politica potesse finire in Parlamento. I criteri selettivi di Berlusconi sono noti dal ‘94 ma adesso è stato emulato da tutti.

E ancora, ai partiti non è bastato umiliare le donne mettendo capoliste in più collegi e scegliendo quelle che dicono sempre sì. A Messina (e in Sicilia) hanno fatto di peggio. Hanno messo donne che non hanno legami col territorio.

Faccio un nome a caso e mi scuso con lei per averla citata Maria Fernanda Gervasi è in Forza Italia ed è giovane e dà la vita al partito da anni. Perché non lei? Emilia Barrile, che le puoi dire tutto tranne che non faccia politica da quando aveva le treccine e il grembiule rosa. Nel Pd l’elenco è ancora più lungo (Liliana Modica, Lucia Tarro Celi, Antonella Russo). Invece se vai a vedere i listini blindati sono stati fatti in modo tale da non avere una donna messinese Pd a Roma. La capolista è la Boschi, terza è la De Giorgi (blindata in Toscana) messa lì apposta per fare spazio al quarto che è un uomo. Con due donne “straniere” nel Pd che accetteranno eventuali posti altrove, si liberano due uomini. Stessa cosa in Forza Italia: capolista Stefania Prestigiacomo, che lo è anche a casa sua, collegio Siracusa-Ragusa. Il suo posto lo cede quindi a un uomo. La terza, in posizione poco utile ai fine delle elezioni è Elisabetta Formica, figlia dell’ex deputato Santi. All’uninominale hanno scelto Matilde Siracusano che è messinese ma che a Messina non ha mai fatto politica né tantomeno nel partito. E la schierano proprio nel collegio uninominale nel quale è necessario il corpo a corpo e la conoscenza del territorio e delle sue dinamiche. A Barcellona c’è una fedelissima, Mariella Gullo, figlia del bluff delle quote rosa già nel 2013, genovesiana di ferro. Anche lei ha rischiato di non essere candidata a vantaggio del cognato di Genovese, Franco Rinaldi ed è stata quindi una “seconda scelta”. Andiamo al Senato. Al collegio uninominale Forza Italia ha messo Urania Papathetu, che non solo non è messinese, non ha mai fatto politica per FI a Messina ed infine di lei Messina non ha un buon ricordo neanche come vertice di un Ente. Perché candidare una persona che non c’entra niente con noi e costringere chi è di destra a votare una sconosciuta che non ha neanche l’arma in più di essere stata, come Prestigiacomo o Boschi, ministro?

Liberi e uguali aveva iniziato benissimo. Si diceva capolista Maria Flavia Timbro, una delle migliori risorse che Messina abbia in politica. Invece che fa LeU? Visto che è un partito nato per dispetto a Renzi e per garantire poltrone altrimenti a rischio, piazza come capolista Guglielmo Epifani, che non si capisce perché deve stare capolista proprio qui e nei 3 collegi della Sicilia Orientale. MA PERCHE’??’

Infine i 5stelle al Senato hanno messo Grazia D’Angelo. Alle Parlamentarie ha preso 91 voti (la più votata nel collegio Sicilia Orientale dopo la Floridia), quanti ne può prendere una rappresentante d'istituto. Rappresenta l'identikit della candidata radicata nel territorio e che fa politica nel M5S da tempo e con passione, ma so che urterò la suscettibilità dei fan grillini ma non considero il criterio dei click un criterio selettivo per la rappresentanza politica e questo vale sia per gli uomini che per le donne.

Credo profondamente che la politica sia competenza, passione, radicamento nel territorio, rappresentanza, democrazia.

Prima di appendere per sempre la penna al chiodo, faccio un appello a Maria Andaloro ed a tutte le donne messinesi che hanno operato e operano in politica ma che sono senza volto per i loro leader. Lo dico da osservatrice esterna e da cronista.

Scriviamo un manifesto. Mettiamoci dentro la rabbia e la stanchezza di chi vede le quote rosa trasformate a strumento per rafforzare il potere degli uomini. Chiediamo spazi reali nella rappresentanza politica.

VOI CI SIETE. Fatevi sentire.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Ha dimenticato oppure omesso che nel m5s a Messina il secondo posto in lista è di Angela Raffa, subito dopo Villarosa e se dovesse essere confermato il risultato del 2013, sarebbe eletta. E che se d’uva dovesse risultare vincente nell’uninominale di Messina ci sarebbe posto per Antonella Papiro di Capo d’Orlando. Che siano 91 o 12 i click con i quali sono stati scelti dagli attivisti, sono sempre 91 o 12 volte meglio rispetto ai “metodi tradizionali”. Se La Brancato desidera proporre un metodo migliore per il criterio selettivo, lo esponga, almeno per capire come è cosa intende per criterio selettivo.

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  2. Carlo Cucinotta 4 Febbraio 2018 13:57

    NO, cara Rosaria, questa volta non concordo nel merito.
    La candidatura della Boschi a Messina non serve ne agli uomini ne al PD: è un errore e basta !
    Quindi se è basata sull’esperieza locale la tua corretta indignazione è mal risposta.
    Allora facciamo tutti, non solo le donne (perchè così anche questo può diventare un ghetto)una battaglia perchè sia reso obbligatorio il voto di “genere” ( dove vi sono le preferenze) che Crocetta ha cancellato (vedi le regionali) e la quota sia del 50% per ogni genere, con l’obbligo di mantenere tale limite per i capilista ove non sia prevista la preferenza.

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  3. Tutto straordinariamente vero e scritto proprio bene. Donna Sarina, che ci vuoi fare. Ho scritto da tempo che è mia opinione che questa classe politica è più fascista di mussolini & co. noi non contiamo più nulla … ma forse siamo ancora in tempo a dar loro una bella spallata. Dato che è ormai assolutamente certo che dovremo votare col naso tappato, facciamolo CONTRO il sistema. M5S a più non posso. Forse non salveremo l’Italia ma avremo dato un bel calcio nel sedere a questi impresentabili mentitori, traditori del popolo.

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  4. Questa non è politica è esercizio del potere. Si potrà continuare a discutere all’infinito. Fino a quando saranno votate le stesse persone e partiti nulla cambierà. Perché dovrebbe d’altronde?
    L’indignazione andrebbe rigirata ad un corpo elettorale svogliato disattento e complice.

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