Il candidato del movimento ha registrato una percentuale bassissima. Molteplici le motivazioni, ma al di là di queste i siciliani conoscono poco e male la storia vera dell'isola.
Le elezioni siciliane 2017 hanno visto la candidatura di Siciliani Liberi. Un partito nuovo, sostenitore della causa indipendentista, dotato di una buona propaganda e un programma originale, giunto a una visibilità mai raggiunta in precedenza da partiti analoghi dei quali ha raccolto l’eredità e le forze, amplificandole. Tuttavia, il 5% di voti necessario per entrare in Sala d’Ercole la lista non è riuscita a ottenerlo, poiché pochi della già scarsa quantità di cittadini votanti hanno segnato le due aquile dorate. Mentre in Europa avanzano lotte separatiste anche prive di legittimità spirituale, qui se si pronunciano le parole “Sicilia indipendente” si ricevono ancora sguardi strani dai più disparati “tipi” siciliani; per dirne alcuni, ci sono quelli che sostengono i separatismi stranieri ma sconoscono la propria nazionalità e si sentono italiani, poi c’è chi se sente parlare d’indipendenza s’indigna in nome dei caduti “risorgimentali” e di contro dimentica che anche nelle guerre di conquista aleggia la morte (come distinguere?), infine ci sono anche coloro che sono in parte coscienti della realtà però affermano che ormai la storia è fatta e bisogna rimanere italiani. Ma la nazione, a differenza dello stato, non è un concetto mutevole e malleabile, non è soggetto alle diverse interpretazioni né al passare del tempo; una nazione è come un’idea platonica: o c’è o non c’è, non smette d’esistere quando la sua prole ne ha perso il ricordo poiché sopravvive anche di nascosto, con caratteri che chi vuole può ancora riconoscere. Non si creda che sia l’economia la ragione di uno stato, essa è utile e indispensabile ma è solo uno strumento. Il problema dei Siciliani, con conseguenze sia politiche che sociali, è che non conoscono la storia o la conoscono male.
In gran parte sono vittime d’alienazione: credono che la nostra storia e i suoi lasciti li abbiano prodotti le “dominazioni” (molte di queste nemmeno esistite) che alcuni amano enunciare, compiaciuti nel pensare la Sicilia come un piatto in cui hanno mangiato tutti; alla restante parte la storia non piace e quindi si sentono autorizzati a non conoscerla. La verità è che le prove inconfutabili dell’esistenza di una nazionalità siciliana le custodisce la storia sola, quella vera, non quella scolastica che tace tutto sulla Sicilia. Forse quel 53% di cittadini che si sono astenuti dal voto per mancanza di fiducia nei partiti italiani, in condizioni diverse, avrebbero potuto aprire le porte all’alternativa dell’indipendenza anziché tacere. Nel mondo imparziale i Siciliani sono già ritenuti un’etnia a sé, solo noi non ce ne rendiamo conto ancora. È una sfortuna materiale nascere in Sicilia oggi, vero, ma una superba opportunità spirituale e un grande orgoglio di fronte alla storia.
Daniele Ferrara