Caso Genovese tra mass media e consenso elettorale, libro di Lilly La Fauci

Caso Genovese tra mass media e consenso elettorale, libro di Lilly La Fauci

Caso Genovese tra mass media e consenso elettorale, libro di Lilly La Fauci

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mercoledì 13 Dicembre 2017 - 06:16

"Dal Pd a Forza Italia: il caso Genovese raccontato dai media" nella nuova edizione del libro c'è spazio per la candidatura e l'elezione di Genovese junior all'Ars

Il rapporto tra la politica, la comunicazione e l’informazione, il peso o, al contrario “l’insostenibile leggerezza dell’essere” dei mass media nelle scelte degli elettori messinesi, la telenovela (tra politica, economia, imprenditoria e giustizia) di una dinastia. Ed infine una città nella quale il bisogno determina e indirizza le scelte nel segreto dell’urna. Sono tutti gli spunti emersi dal dibattito che si è svolto alla Feltrinelli Point in occasione della presentazione della nuova edizione del libro “Dal Pd a Forza Italia: il caso Genovese raccontato dai media” (Aracne Editrice) della giornalista Lilly La Fauci.

La nuova edizione, con l’aggiornamento in merito alla candidatura e successiva elezione all’Ars di Luigi Genovese, figlio di Francantonio, si è resa necessaria per l’incalzare degli avvenimenti e rappresenta una realtà “in divenire”, perché probabilmente, come lo stesso Genovese senior ha dichiarato all’autrice nell’intervista che conclude il libro “ancora non avete visto niente”.

La giornalista racconta, con capacità di sintesi e nel contempo anche di analisi profonda, alcuni passaggi della vita politica di Genovese attraverso gli articoli della stampa. Il caso Genovese così come è stato raccontato ai lettori, ai telespettatori, quindi così come viene visto attraverso il “filtro” del giornalismo. Alle firme locali si aggiungono anche quelle nazionali, che spesso hanno trattato le varie vicende politico-giudiziarie del parlamentare e della sua famiglia, soffermandosi più sugli aspetti eclatanti e scandalistici che non alle dinamiche del fenomeno stesso. Nel libro si analizza un periodo particolare, cioè la transumanza di un intero gruppo, quello che fa capo all’ex sindaco di Messina, nel dicembre 2015, dal Pd a Forza Italia. Uno spostamento numericamente “pesante”, che ha comportato anche un cambio di maggioranza in consiglio comunale (cambio di casacca non di comportamento nei confronti dell’amministrazione, che è stato sempre di approvazione di qualsiasi atto e di finta opposizione sugli aspetti folkloristici di Accorinti). Il passaggio a Forza Italia è stato successivo alla fine di ogni provvedimento restrittivo nei confronti del parlamentare ed ha anticipato le mosse del commissario Pd Ernesto Carbone che proprio a dicembre aveva iniziato a stilare una sorta di “black list” nella quale inserire chi non avrebbe potuto tesserarsi.

La scelta di Genovese comunque affondava le radici al giorno del via libera della Camera all’autorizzazione a procedere al suo arresto, con il placet di Renzi che si giocò la carta Genovese ad una settimana dalle Europee(il sì all’arresto fu votato da gran parte del Pd).

La giornalista e autrice si è soffermata soprattutto in quello che è un fenomeno nazionale, ovvero il tramonto delle “ideologie” a favore del leaderismo: gli elettori seguono sempre e comunque la persona, il leader di riferimento, indipendentemente dal partito che sceglie, in un singolo momento, di rappresentare.

«L’idea del libro – ha spiegato Lilly La Fauci – è nata subito dopo il passaggio di Francantonio Genovese dal PD a Forza Italia e che ha suscitato il grande interesse della stampa soprattutto per il fatto che è stato immediatamente seguito da tanti consiglieri comunali che erano stati eletti nel PD. Quando è sceso in campo il figlio Luigi, lo scorso settembre, ho pensato di preparare un aggiornamento studiando la sua campagna elettorale. Luigi ha scelto di non fare alcun investimento pubblicitario e di comunicare soltanto attraverso i social. In molti si sono interrogati sull’efficacia di questo tipo di comunicazione politica. Il risultato elettorale è stato più o meno quello che ho ipotizzato nel momento in cui ho iniziato a lavorare all’aggiornamento del testo. E credo sarebbe stato più o meno lo stesso anche se avesse comunicato con modalità diverse. Le oltre 17mila preferenze sono fedelissimi voti dati alla famiglia Genovese, una dinastia che ha dimostrato ancora una volta tutto il suo potere elettorale, qualunque sia la spiegazione che se ne voglia dare».

A moderare il dibattito, la giornalista della Gazzetta del Sud Roberta Cortese, che ha evidenziato proprio il cambiamento nel rapporto tra comunicazione e politica, soprattutto nell’era dei social. Ha dialogato con l’autrice il professor Francesco Pira, giornalista e docente di Comunicazione e Giornalismo presso l’Università di Messina, che ha posto l’accento su un tema sul quale tutti dovremmo interrogarci: il ruolo ed il peso della stampa, del giornalismo “ufficiale”, rispetto a quello dei social e di una comunicazione politica che ormai si rivolge ad un “pubblico di riferimento”. Non a caso Pira ha citato le due vicende finite alla ribalta nazionale dopo la chiusura delle urne per le Regionali: l’arresto di Cateno De Luca (con annessi e connessi, compresi i video su facebook mentre era agli arresti domiciliari) ed il maxi sequestro dei beni per la famiglia Genovese, con il neo eletto Luigi tra gli indagati. Entrambe le vicende giudiziarie sono avvenute a pochi giorni dall’elezione dei due deputati. In entrambi i casi c’è un rapporto diretto tra i due politici ed “il loro pubblico” che in questo caso è il bacino elettorale. Quando De Luca, agli arresti domiciliari, si affaccia in pigiama e recita il Padre Nostro tra gli applausi di chi lo segue da sotto il balcone, siamo di fronte ad un rapporto che non è più “mediato” da alcun mezzo d’informazione e che nessun mezzo d’informazione può scalfire.

Diverso il caso Genovese, perché quei 17 mila voti non sono influenzati da forme di comunicazione elettorale ma dipendono da altri meccanismi di raccolta del consenso, ampiamente consolidati dalla famiglia e sintetizzati da Franco Rinaldi nella famosa frase “ma lei crede che i voti si prendano sulla luna?” in risposta alla giornalista.

« L’ultima campagna elettorale – ha detto Pira – ha ribadito il momento particolare della comunicazione politica e dell’informazione. La realtà appare sempre più complessa e gli individui, nonostante l’enorme flusso d’informazioni che ricevono, e in parte proprio in conseguenza di esso, faticano ad individuare le chiavi di lettura che consentano loro di comprendere l’ambiente che li circonda e definire un proprio percorso identitario coerente. La realtà è spesso manipolata, le fake news vengono utilizzate in modo strategico per la conquista del potere, mentre il giornalismo perde sempre più di credibilità, incapace di fronteggiare il potere che utilizza i social media per costruire le proprie reti nella rete. Le post verità prendono il sopravvento, prevalgono la mis-information e la dis-information, intesa quest’ultima come l’uso strumentale e manipolatorio delle informazioni per definire una specifica narrazione e visione del mondo».

All’incontro, conclusosi con un interessante dibattito, sono intervenuti inoltre Sebastiano Caspanello, redattore della “Gazzetta del Sud”, e Rosaria Brancato, direttore di “Tempostretto”.

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