All'inizio era sembrato un progetto folle e difficile da realizzare, poi è nato il "Teatro per sognare". Un laboratorio che si è concluso con una emozionante e intesa rappresentazione messa in scena da 8 detenuti diretti dal regista Flavio Albanese
“Tutto può cambiare. Tutto”. Le idee, i giudizi, i destini. Le persone. Il cambiamento è qualcosa che nasce da dentro, è intimo, ma serve la chiave giusta per metterlo in moto. Una chiave che ieri al Carcere di Gazzi ha creato una connessione speciale, ha abbattuto muri e sbarre, ha fatto parlare cuori e occhi. Una chiave chiamata teatro, un palco e una platea che per due ore sono state un tutt’uno, il mondo di fuori e il mondo di dentro, quello libero e quello che sta dentro una cella in attesa di giudizio o per scontare una pena.
Tante le riflessioni e le sensazioni lasciate dallo spettacolo “Ragazzi” andato in scena nel nuovissimo teatro della casa circondariale di Gazzi. Frutto del progetto chiamato, non a caso, “Il teatro per sognare”, ciò che è accaduto sul palco di quello che era un auditorium oggi trasformato in vero teatro è stato molto più di uno spettacolo. Sia per chi l’ha visto che per chi è stato sul palco a recitare.
In scena otto detenuti della sezione di massima sicurezza del carcere di Gazzi, 8 uomini che hanno interpretato i “Ragazzi” raccontati dai “Fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij e che sono diventati i protagonisti di un percorso che si è basato su un laboratorio teatrale che li ha portati a diventare una compagnia, “La libera compagnia del teatro per sognare”, e a realizzare un vero e proprio teatro e uno spettacolo.
Anima e ideatrice di questo progetto è stata Daniela Ursino con la sua associazione D’aRteventi che ha trovato appassionata collaborazione nella Caritas Diocesana, nel Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, nella Casa Circondariale di Gazzi, nel Tribunale di Sorveglianza, nella Polizia Penitenziaria.
Progetto che ha coinvolto anche ben tre scuole messinesi: la sezione scenografia del Liceo artistico Ernesto Basile ha lavorato alla ristrutturazione del teatro insieme ai detenuti, sotto l’occhio vigile dekka scenografa Francesca Cannavò oltre che dai professori. Nell’ambito dell’alternanza scuola/lavoro sono stati seguiti da un tutor della struttura carceraria l’educatrice Nicoletta Irrera. Anche i detenuti attori sono studenti della classe dell’Istituto Minutoli che si trova all’interno del carcere. C’erano anche gli studenti dell’Istituto Quasimodo che hanno curato l’accoglienza in sala e i ragazzi dell’Istituto Antonello che ha curato il momento di convivialità realizzando i panettoni per il brindisi finale tra autorità familiari dei detenuti e attori detenuti. Insieme a loro sul palco un attore di professione, Pippo Venuto, legato però a loro da un passato che lo ha visto in carcere per tanti anni e che è cambiato proprio grazie al teatro e alla fiducia della Compagnia della Fortezza del Carcere di Volterra. Emozionante anche la giovane Virginia Giacoppo, studentessa del Liceo Basile che è stata inserita nella compagnia.
A dirigerli il regista Flavio Albanese, aiutato da Antonio Previti: «Quando si fa teatro ci si mette a nudo tutti: maestri e allievi. Aprire il proprio cuore in un posto così non è naturale, un carcere un luogo in cui gli uomini si chiudono. Allora ho scelto una storia che parla di ragazzi e di cosa succede nella vita di una persona quando le cose cambiano. Ci siamo fidati gli uni degli altri».
In platea un parterre di ospiti istituzionali che hanno applaudito e si sono emozionati di fronte ad un gruppo che è diventato famiglia, come ha raccontato Daniela Ursino.
C’erano il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Sicilia Gianfranco De Gesu, il Prefetto Francesca Ferrandino, il Questore Mario Finocchiaro, l’Arcivescovo mons. Giovanni Accolla, il Presidente del Tribunale di Sorveglianza Nicola Mazzamuto, il Presidente del Tribunale Nuccio Todaro, il Procuratore generale Vincenzo Barbaro, il Procuratore della Repubblica per i minori, il Presidente dell’Uepe Angela Fusco, i rappresentanti delle Forze dell’ordine, il Sindaco Renato Accorinti, il Comandante provinciale dei Carabinieri Iacopo Mannucci Benincasa, il Comandante della sezione Aeronavale della Guardi di Finanza Cristino Alemanno, per la Marina Militare il Comandante Antonio Ciancio, i colonnelli Lisciandro e D’Arrigo per l’Esercito.
Orgoglioso di questa sfida vinta il direttore del carcere Calogero Tessitore, così come l’arcivescovo Accolla che adesso spera di poter portare questo spettacolo in Cattedrale e che in barba a ogni protocollo di sicurezza è salito sul palco per stare insieme ad Antonio, Bartolo, Cecè, Enzo Luciano, Giovanni, Peppe, Teodoro.
«Ci avete dato una chiave, adesso tocca a noi avere la forza e il coraggio di chiudere con il nostro passato e aprire la porta della legalità per vivere da uomini liberi» ha detto Cecè leggendo un messaggio a nome di tutti i compagni. Parole che hanno fatto esplodere un applauso lungo e intenso e che hanno emozionato i tanti familiari che erano lì per partecipare ad un momento di incredibile umanità sigillato alla fine dalla commozione e dalla gioia degli abbracci dei bimbi ai loro papà attori.
Una lezione è rimasta per tutti: “Non importa volare alto, è importante volare insieme” diceva il monologo finale. E questo grande gruppo ha dimostrato che insieme si può fare tanto e andare oltre oltre barriera. Anche quelle di un carcere.
Francesca Stornante