Niente sconti per il boss Tindaro Calabrese, Trifirò, Chiofalò, né per i pentiti Gullo e Munafò, inchiodati dai Carabinieri alle responsabilità nei fatti di mafia del decennio scorso. Agli atti anche il tentato omicidio di Pietro Arnò.
Nessuno sconto di pena, neppure in secondo grado per i mafiosi che avevano partecipato alla mattanza di mafia degli anno '90 a Barcellona, e i 12 omicidi degli anni successivi.
La Corte d'Appello di Messina ha sentenziato per i cinque imputati del processo Gotha 6 che avevano optato per il rito abbreviato.
In primo grado, lo scorso anno, il Giudice aveva emesso 8 condanne fino a 180 anni di carcere complessivamente, anche per i cinque pentiti che hanno contribuito a fare luce sulla lunga sequela di omicidi, ben 17 fatti di sangue registrati tra il 1996 e il 2012.
Ecco il verdetto: 30 anni al boss dei mazzarroti Tindaro Calabrese ed a Carmelo Salvatore Trifirò; a 12 anni Salvatore Chiofalo, accusato di tentato omicidio. Tegolate anche per i collaboranti: 18 anni e 4 mesi a Santo Gullo, 17 anni e 8 mesi a Franco Munafò.
I giudici d'appello, quindi, hanno confermato integralmente il verdetto del processo di primo grado, concluso con condanne pesanti malgrado la scelta degli imputati di optare per il rito abbreviato.
Confermati anche i risarcimenti alle parti civili, in particolare il comune di Mazzarrà Sant'Andrea e le famiglie delle vittime.
La retata dei Carabinieri è scattata a febbraio 2016 con 13 arresti e 22 indagati in totale.
A dare impulso alle indagini, le dichiarazioni dei pentiti e in particolare quelle dei fratelli Carmelo e Francesco D'Amico e di Nunziato Siracusa.
Anche loro sono stati condannati in primo grado, nel 2017, ma hanno deciso di non ricorrere in appello.
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