Di seguito l'appello dell'associazione ai 7 candidati sindaco ed un invito ad una campagna elettorale basata più sui programmi che sugli attacchi
Esprimiamo preoccupazione e rammarico per la campagna elettorale che fortunatamente si avvia a conclusione. Preoccupazione per i toni esagitati che hanno caratterizzato la comunicazione politica, rammarico per la quasi totale assenza di contenuti, degni di nota, evidenziata da chi si propone ad amministrare la città, eccezion fatta per i soliti triti e ritriti propositi politici di stampo assistenzialista e statalista, buoni in epoca di welfare state socialista, ma totalmente inadeguati oggi rispetto alla crescente richiesta di un welfare moderno e comunitario in grado di rispondere ai bisogni della persona in modo personalizzato.
Siamo inoltre profondamente preoccupati per l’approccio culturale riguardo la scelta del sindaco che dovrà amministrare Messina, ci tocca notare che la stragrande maggioranza dei Messinesi – così come gli Italiani in generale – non sceglie più chi li deve governare o amministrare con un approccio sussidiario, al contrario la scelta viene adoperata secondo una concezione totalitaria dell’esistenza. La vita politica e sociale non è più concepita come un percorso comune da compiere assieme alla propria comunità di appartenenza, la semplificazione e la riduzione degli ultimi anni spinge sempre più persone a optare per l’uomo forte al potere, a delegare cioè la propria responsabilità civica a persone che promettono di risolvere tutti i problemi possibili e immaginabili senza che il cittadino debba compiere alcuno sforzo, alcuna fatica, riducendosi a mero spettatore del reale. Insomma più che un cammino da compiere si è in attesa dell’eterno miracolo che puntualmente non arriva mai.
Alcuni passi ci sembra importante indicare alla prossima amministrazione affinché si continui a portare avanti processi virtuosi di coinvolgimento della società rifulgendo ogni concezione statalista della cosa pubblica. Anzitutto crediamo sia necessario riportare al centro del dibattito pubblico uno dei più interessanti e originali elementi della Dottrina sociale della Chiesa: il Principio di Sussidiarietà, nella sua capacità di valorizzazione dei corpi intermedi. Il dibattito sulla cittadinanza che i corpi intermedi devono necessariamente avere nella nostra società è oggi totalmente appiattito in una relazione diretta “politica-singolo individuo” che mortifica oltremodo il vivace e necessario protagonismo del Terzo settore. Pensare che il welfare possa incentrarsi totalmente nelle mani dell’ente pubblico è oramai una utopia. Un’amministrazione che davvero intende promuovere il bene comune non può prescindere dal rendere co-partecipi nelle decisioni i corpi intermedi considerandoli risorsa strategica per l’implementazione di interventi sociali. I corpi intermedi sono una ricchezza anche e soprattutto perché consentono a una amministrazione di acquisire conoscenze e competenze a livello di offerta e di domanda consentendogli inoltre di rispondere ai bisogni dei cittadini in modo efficiente ed efficace. Disperdere o mortificare questo ingente patrimonio cittadino sarebbe un notevole passo indietro che la città non può permettersi.
Dal vecchio welfare state è necessario transitare definitivamente verso un modello di welfare community sussidiario. In tale ottica, pur rimanendo spettatori imparziali, esprimiamo il nostro apprezzamento per il lavoro svolto dall’assessore Nina Santisi che, nel settore dei servizi sociali, ha impresso un cambio di passo innovativo superando l’approccio emergenziale, tipico del welfare assistenziale, per impostare l’azione politica secondo una concezione di risposta al bisogno del singolo basato su un modello di welfare community e workfare capace di dare risposte alla persona in modo personalizzato, riqualificando la spesa pubblica in un settore da sempre caratterizzato da inefficienza e inefficacia.
Insomma, alla prossima amministrazione chiediamo semplicemente di continuare a rendere protagonista della vita sociale e politica il Terzo settore, affinché – mutuando Chesterton – anche gli ultimi della nostra città abbiano la possibilità di allontanarsi «dall’abisso che corre fra l’essere soli e l’avere un alleato. Si può concedere ai matematici che quattro è due volte due; ma due non è due volte uno: due è duemila volte uno».
Associazione Hic et nunc