Hyerace (IV quartiere) sulla proposta di realizzarlo alla Galatti Cannizzaro o al Tirone: «Il centro è saturo, la tendenza deve essere a decentrare. Se proprio si vuole riaprire il dibattito, si pensi all'ex ospedale Margherita»
Non c’erano dubbi sul fatto che la proposta “bipartisan” di dieci consiglieri comunali sull’ubicazione del Palagiustizia satellite avrebbe fatto discutere. Quella di destinare a quest’uso una parte della Galatti Cannizzaro (idea del passato rispolverata per l’occasione) o l’edificio pubblico che la Stu intende realizzare al Tirone, è stata definita la proposta del “partito degli avvocati” di Palazzo Zanca. Al di là di chi voglia o meno il palazzo satellite in centro, arriva un primo “no” politico, quello del consigliere del IV quartiere Armando Hyerace (Pd). Scontro “istituzionale” quartiere – consiglio comunale? Forse, in ogni caso gli argomenti portati da Hyerace sono molti. «Prima di avanzare proposte del genere – afferma in una nota – è necessario capire se si vuole sviluppare, attraverso una visione globale dei problemi, un nuovo modello di città, cercando di attenuare, se non eliminare, le violenze urbanistiche perpetrate in questi anni. Altrimenti non si fa altro che continuare ad operare, come si è fatto fin ora, senza una visione d’insieme, con scelte palesemente e pericolosamente lontane da qualsivoglia coerenza logica. Il decentramento dei servizi pubblici, delle scuole, degli ospedali e, nello specifico, delle sedi della giustizia, sta avvenendo, dettato dal buon senso, in gran parte delle città italiane che si sono poste l’obiettivo di decongestionare il traffico nei centri cittadini, in particolare nei centri storici, rendendoli nel complesso più vivibili».
In quest’ottica «trasferire il Palazzo di Giustizia in periferia sicuramente può contribuire a diminuire la congestione del traffico nel centro storico, nel quale, non dimentichiamo, insistono le maggiori scuole cittadine e tanti altri sevizi per i cittadini, che determinano il quotidiano intasamento delle strette vie. La conformazione urbanistica di Messina, che si sviluppa in lunghezza, non può che dettare scelte di questo tipo. La zona individuata, via Bonino, è indubbiamente meglio servita sia dalla rete stradale, essendo in prossimità dello svincolo, sia dalla rete tramviaria (tralasciando, per il momento, gli aspetti del servizio offerto); non solo, ma il progetto previsto non prevede la costruzione ex novo di un edificio bensì la sua ristrutturazione, o, in linea di massima, qualche intervento di ampliamento che, comunque, la zona è ben in grado di sopportare. Il problema parcheggi potrebbe essere facilmente risolto tanto costruendone uno con i fondi ex legge Tognoli, quanto creandone uno a raso abbattendo nelle vicinanze qualche vecchio e fatiscente magazzino».
Il parere negativo di Hyerace non riguarda solo la Galatti Cannizzaro, ma anche il Tirone: «Realizzare il palazzo satellite in quella zona non migliora la situazione, anzi la peggiora: continuiamo a edificare in zone già sature, che di tutto hanno bisogno tranne che di nuovi edifici, soprattutto pubblici; ed è questa la ragione per cui, tra l’altro, il Quartiere sta fortemente contrastando il progetto della Stu. Se proprio si deve riaprire il dibattito, che, comunque, credo già assolutamente chiuso, si potrebbe pensare all’ex ospedale Margherita: un edificio inutilizzato, ben servito dal tram e, in futuro (si spera quanto mai prossimo) anche vicino ad uno svicolo autostradale. Il centro storico – conclude – è stracarico dal punto di vista urbanistico e la città di spazi da recuperare e trasformare ne ha parecchi. Si costruisca altrove».