La richiesta della magistratura contabile, rivolta al governo e alla società Stretto di Messina riguarda anche la valutazione dei profili di «completezza delle modalita' di imputazione nel bilancio dello Stato delle somme, gia' destinate all'intervento per il ponte e successivamente oggetto di riutilizzazione»
A qualche giorno di distanza dall’incontro di Varapodio, durante il quale il Ministro Altero Matteoli e il presidente della società Stretto di Messina Pietro Ciucci hanno speso parole di elogio in merito alle opportunità di sviluppo e lavoro connesse alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti sembra tirare il freno. L’organo con funzioni giurisdizionali e amministrative di controllo in materia di entrate e spese pubbliche, ha infatti rivolto un preciso invito al governo nazionale e alla società del presidente dell’Anas sulle effettive condizioni di fattibilità della grande opera, sulle valutazioni dei flussi di traffico tra Sicilia e Calabria e sull’utilizzo dei fondi necessari al completamente dell’opera.
Molteplici le perplessità sollevate ed argomentate all’interno della relazione tecnica, partendo proprio dall’ultimo punto, quello delle somme di realizzazione: la Corte dei Conti, infatti, ricorda che l’importo previsto nel progetto preliminare (approvato nel 2003), ammontava a 4,68 miliardi di euro, ma che nell’Allegato Infrastrutture al Dpef 2009/2013, la somma per il Ponte sullo Stretto di Messina, compreso tra gli interventi della Legge obiettivo da cantierare nel prossimo triennio, e’ indicato in 6,1 miliardi di euro (la stessa cifra e’ indicata nel Dpef 2010/2013).
Dubbi anche sulle stime del traffico di mezzi tra le due sponde dello Stretto. Si legge: «Le valutazioni sono state effettuate nel 2001, e potrebbero verosimilmente non solo essere non piu’ aggiornate ai tempi attuali, ma anche non coerenti con il quadro economico della sopraggiunta congiuntura economica. Soltanto un’adeguata stima dei volumi di traffico viario e ferroviario – continuano i componente della Corte – potra’ effettivamente consentire, rispettando il quadro della finanza di progetto su cui si fonda circa il 60% delle risorse complessive, di sostenere gli oneri finanziari per interessi, che graveranno sui capitali presi a mutuo».
Per quanto riguarda la fattibilita’ la Corte segnala invece «l’esigenza di mantenere nel tempo una costante azione di verifica sugli aspetti di fattibilita’, che appaiono strettamente connessi anche allo sviluppo tecnologico conseguito dal 2003 sino ad oggi. Il modello progettuale – sottolineano i magistrati contabili – infrange ogni primato sinora esistente (lunghezza dell’impalcato, larghezza della sede stradale e ferroviaria, altezza delle torri e diametro dei cavi): rispetto al ponte piu’ lungo ad unica campata attualmente esistente al mondo, il ponte giapponese di Akashi-Kaiky con una campata unica di metri 1.991, il ponte sullo stretto di Messina avrebbe una lunghezza superiore del 39,6%, pari a metri 3.300. La Corte – si legge nella relazione – ritiene opportuno che si continui ad adottare tutte le adeguate misure di approfondimento sul tema della fattibilita’ dell’opera». La Corte inoltre raccomanda all’Amministrazione di valutare attentamente le questioni ambientali «al fine di rendere compatibile l’intervento con le misure di tutela e protezione adottate nell’area».
Quanto alle somme gia’ destinate all’intervento e riutilizzate la Corte segnala l’anomalia che viene a determinarsi poiche’ «le somme oggetto di riutilizzo, gia’ previste per opere di investimento (ponte sullo Stretto di Messina), vengono destinate a finanziare spese correnti».