La cattura di Mulè, un capolavoro di professionalità di Carabinieri e Polizia

La cattura di Mulè, un capolavoro di professionalità di Carabinieri e Polizia

La cattura di Mulè, un capolavoro di professionalità di Carabinieri e Polizia

domenica 09 Dicembre 2007 - 17:13

Come si arriva a catturare un boss del calibro di Giuseppe Mulè? E’ un lungo lavoro investigativo vecchia maniera, fatto di intercettazioni, pedinamenti, molta furbizia e tanto fiuto. Mulè non è personaggio nuovo a imprese del genere. Qualche anno fa era fuggito su una sedia a rotelle dall’ospedale Margherita dove si trovava ricoverato. Ha alla spalle una lunga carriera criminale e può contare su una fitta rete di appoggi e complicità. Soprattutto Mulè non ha niente da perdere. Condannato all’ergastolo con sentenza definitiva e malato di aids non ha certo problemi a tentare il tutto per tutto per garantirsi la libertà. Per questo ieri sera i Carabinieri che lo hanno arrestato hanno fornito un grande esempio di professionalità. Si poteva rischiare il conflitto a fuoco perchè Mulè era armato. In casa gli sono stati trovati una pistola e due caricatori completi di cartucce. Insomma il boss era pronto a difendersi a tutti i costi pur di non farsi catturare. I Militari hanno atteso l’unico momento giusto, quando ha aperto la porta per accompagnare i suoi vivandieri. Lì lo hanno sorpreso e, pur disarmato, si è lanciato da una finestra al secondo piano. Perchè con un ergastolo sulle spalle si può anche rischiare qualcosa. Ma in questa inchiesta c’è un aspetto che va finalmente sottolineato. La perfetta sintonia fra Carabinieri e Polizia che per una volta hanno collaborato fattivamente. Ed il risultato è stato straordinariamente efficace. Oggi il quadro è piuttosto chiaro. Mentre da un lato i Carabinieri del Comando Provinciale tentavano di stanare Mulè, cercando le sue tracce, individuando i suoi covi ed i suoi complici la Squadra Mobile inceneriva tutto quanto cresceva attorno al boss. In un mese gli uomini del capo della Mobile, Marco Giambra hanno messo a segno ben tre operazioni contro esponenti del clan Mulè. Poca fantasia nell’etichettare le inchieste (Ghost, Ghost 2 e Ghost 3)ma tanta tempestività. In pochi giorni sono finiti in carcere Floriana Ro, convivente storica del boss, il cognato e sette affiliati al suo clan. Tutti accusati di estorsioni ai danni di commercianti ed imprenditori della zona nord. Da sempre l’attività principale del gruppo Mulè, gestita in maniera capillare, quasi senza eccezioni. Le intercettazioni telefoniche hanno portato alla luce una realtà fatta di ricatti, attentati, danneggiamenti, minacce di morte. Qualcuno è stato costretto a chiudere l’attività, altri a sborsare fior di quattrini per continuare a lavorare. Da qui l’appello lanciato oggi dal sostituto procuratore Maria Pellegrino e dal comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Maurizio Stefanizzi. Un invito pressante alla denuncia ed alla collaborazione da parte delle numerose vittime di estorsione. Approfittando del momento difficile di Mulè e dei suoi amici. Mai come oggi questo è il momento giusto per estirpare definitivamente la pianta del malaffare. Non cogliere quest’occasione sarebbe la più grave delle complicità con i boss che per anni hanno vessato migliaia di onesti cittadini.

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